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Manovra: al Senato passa la fiducia, fuori esplode la protesta sociale
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di Danilo Sinibaldi

Manovra: al Senato passa la fiducia, fuori esplode la protesta sociale

Come da copione con 165 sì, 141 no e 3 astenuti in Senato è passata la
fiducia posta dal governo sul  maxiemendamento della manovra
finanziaria, con le modifiche apportate martedì dal governo che fanno
salire il valore totale del provvedimento per il 2013 (anno in cui è
stato fissato il pareggio di bilancio) a oltre 54 miliardi di euro.
Val la pena ricordare che quello appena passato è il 49esimo voto di
fiducia posto dal governo Berlusconi in questa legislatura. Un dato
che la dice lunga sull’affidabilità della maggioranza Pdl-Lega. La
manovra passa ora alla Camera dove per sabato è atteso il varo
definitivo.

Da quanto si è appreso durante la discussione che ha preceduto il
voto, il provvedimento dovrebbe influire positivamente sul deficit per
4miliardi e 342 milioni di euro nel 2012, circa 4,4 nel 2013 e 4,389
nel 2014. Per l’anno in corso invece l'impatto sull’indebitamento
netto dovrebbe (usiamo sempre il condizionale) essere di 700 milioni
di euro.
In soldoni, la quasi totalità del gettito si ricaverà dall’aumento
dell’Iva (imposta valore aggiunto) dal 20 al 21%. Dal contributo di
solidarietà arriveranno meno di 54 milioni di euro nel 2012 e poco più
di 144 nel 2013 e nel 2014.

Una manovra, siamo alla quinta versione, che non piace praticamente a
nessuno. Non piace agli imprenditori perché non contiene misure di
stimolo alla crescita e, anzi, con l’aumento dell’Iva ridurrà
ulteriormente i consumi; non piace ai pensionati e alle categorie più
deboli, perché scarica proprio su di loro lo sforzo maggiore per
risanare il deficit dello Stato; non piace ai lavoratori, perché con
l’intervento sull’Articolo 8 rende più facili i licenziamenti e riduce
i diritti conquistati in anni di lotte e mobilitazioni sindacali; non
piace agli enti locali, perché riduce talmente i trasferimenti che
sarà necessario tagliare i servizi (anche quelli essenziali) ai
cittadini e aumentare le tasse regionali, provinciali e comunali; non
piace e non piacerà, infine, ai mercati finanziari internazionali,
perché quello che serve agli operatori e alle borse è l’affidabilità e
la credibilità che il governo Berlusconi ha perso (purtroppo per il
Paese) da tempo.

Piacerà però ai grandi evasori fiscali perché, come ha sottolineato
nel suo intervento il senatore Idv Luigi Li Gotti, “l'emendamento su
cui il governo pone la fiducia, contiene un bel regalo” proprio a
loro. Altro che manette, "la pena, infatti, può essere sospesa, a meno
che non ricorrano due condizioni: che l'evasione sia superiore a tre
milioni di euro nonché che l'evasione sia superiore al 30 per cento
del volume d'affari. Insomma  l'evasore che ha un volume d'affari di
cento milioni di euro, può evadere per 29 milioni, avendo diritto alla
sospensione della pena. Queste sarebbero le manette! Quali 'amici' -
ha chiesto Li Gotti - vengono così sfacciatamente protetti?"

Le reazioni della piazza. Mentre dentro il palazzo si votava la
fiducia, fuori scoppiava la protesta sociale. Un sit-in a piazza
Navona al quale partecipavano aderenti ai sindacati Usb e Cobas,
ambientalisti e studenti, semplici cittadini, è sfociato in violente
contestazioni davanti a palazzo Madama. Successivamente i dimostranti
si sono spostati sotto la casa romana di Silvio Berlusconi e poi
davanti a Montecitorio.
La lotta, è facile intuire, è solo all'inizio. Il Paese non vuole una
finanziaria che farà pesare sulle spalle dei pensionati, dei
lavoratori, dei precari, il peso maggiore del risanamento di un debito
creato da altri.
l dimostranti torneranno davanti a Montecitorio venerdì 9 settembre,
giorno in cui la manovra approderà alla Camera.

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