Articolo 21 - ESTERI
Abdolfattah Soltani, un altro avvocato iraniano in carcere
di Marco Curatolo
Il nome è impronunciabile, al punto che si è tentati di ometterlo per benevolenza nei confronti del lettore italiano. Ma Abdolfattah Soltani non è uno scioglilingua persiano, bensì uno dei tanti eroi dimenticati della battaglia pacifica, lenta e tenace, per i diritti umani del popolo iraniano. In questa lotta un avvocato come lui può usare le sole armi della legge e del diritto. Nella Repubblica Islamica dell'Iran equivale a combattere a mani nude.
Dal 10 settembre Soltani è rinchiuso in qualche prigione del regime, probabilmente Evin (a Teheran), ma non è dato saperlo con certezza. È la terza volta negli ultimi sei anni, la seconda dopo le elezioni presidenziali del 2009. Benché egli sia solo uno delle migliaia di prigionieri di coscienza che le autorità tengono in ostaggio per ridurre al silenzio il dissenso, imbavagliare la libertà di espressione, togliere il respiro a chi insegue la libertà e la democrazia, l'avvocato Soltani non è un prigioniero come tanti.
Portavoce del Defenders of Human Rights Center, l'organizzazione di cui è stato co-fondatore con il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, Soltani è uno dei più noti difensori dei diritti umani in Iran. Ha avuto tra i suoi clienti prigionieri politici, esponenti di minoranze etniche e religiose, attivisti del movimento studentesco. Con Shirin Ebadi ha rappresentato in tribunale le istanze della famiglia di Zahra Kazemi, fotogiornalista iraniana/canadese assassinata in carcere, a Evin, nel 2003. Da ultimo, ha difeso la sua collega Nasrin Sotoudeh, a sua volta in carcere da più di un anno e - è notizia di ieri - condannata con sentenza definitiva a 6 anni di prigione e 10 di sospensione dall'esercizio della professione per "propaganda contro il sistema" e "attentato alla sicurezza nazionale".
Il fatto che la notizia del nuovo arresto di Abdolfattah Soltani arrivi negli stessi giorni in cui per Nasrin Sotoudeh diventa inappellabile una condanna ingiusta e odiosa, parla chiaro sulle intenzioni del regime. "Il governo di Teheran - ha detto Cristina Annunziata, presidente di Iran Human Rights Italia Onlus - non solo ha un record di violazioni dei diritti umani tra i più gravi al mondo, ma impedisce anche il lavoro di coloro che, usando gli strumenti legali previsti dall'ordinamento giuridico della Repubblica Islamica, si adoperano per difendere i diritti elementari dei cittadini iraniani."
Abdolfattah Soltani è stato tratto in arresto, il 10 settembre scorso, mentre era al lavoro. Lo hanno prelevato nella sede del tribunale rivoluzionario di Teheran, dove si trovava per consultare il fascicolo riguardante un suo cliente. Poco prima quattro agenti avevano forzato la porta del suo studio, dove non lo avevano però trovato. Dopo l'arresto, Soltani è stato condotto nella sua abitazione, che è stata perquisita per ore. Le forze dell'ordine hanno sequestrato documenti, effetti personali, personal computer e persino CD dei figli. Alla moglie, che chiedeva spiegazioni sul motivo dell'arresto, è stato risposto in modo vago: "Lui lo sa." Infine hanno trasportato l'avvocato Soltani nel suo ufficio, dove ha avuto luogo un'altra lunga perquisizione e altri documenti e computer sono stati confiscati. Intervistata più tardi dalla BBC Persian, la moglie del legale ha detto di ignorare dove il marito sia stato portato. L'avvocato Abdolfattah Soltani risulta perciò detenuto "in incommunicado".
Ad essere perseguitato dal regime Soltani è abituato da anni. Ha trascorso in carcere sette mesi e mezzo tra il 2005 e il 2006, e altri 72 giorni subito dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009. In quello stesso anno le autorità gli hanno impedito di lasciare il paese e di recarsi a Norimberga per ritirare l'International Human Rights Award. La sua sorte, del resto, è condivisa da decine di colleghi che hanno osato difendere prigionieri politici e contestare alle autorità iraniane innumerevoli violazioni di diritti umani.
Shirin Ebadi ha recentemente fornito un elenco di ben 42 avvocati iraniani che sono stati perseguitati dalle autorità dopo le elezioni del 2009, a causa della loro attività professionale. Oltre a Soltani e Sotoudeh, è il caso di ricordare almeno Mohammad Seifzadeh (condannato a 2 anni di carcere e 10 di sospensione dall'avvocatura); Mohammad Oliaifar (che ha da poco finito di scontare un anno di pena); Javid Houtan Kiyan (il legale di Sakineh Ashtiani, agli arresti dall'ottobre 2010, sentenza a 11 anni di carcere); Mohammad Ali Dadkhah (arrestato nel 2009, condannato a 9 anni di prigione e 10 di sospensione dalla professione, attualmente libero in attesa di appello); ma anche Shadi Sadr e Mohammad Mostafaei, entrambi costretti all'esilio per sottrarsi alle persecuzioni e fuggire da un paese in cui calpestare i diritti umani è prassi, mentre difenderli è reato.
Dal 10 settembre Soltani è rinchiuso in qualche prigione del regime, probabilmente Evin (a Teheran), ma non è dato saperlo con certezza. È la terza volta negli ultimi sei anni, la seconda dopo le elezioni presidenziali del 2009. Benché egli sia solo uno delle migliaia di prigionieri di coscienza che le autorità tengono in ostaggio per ridurre al silenzio il dissenso, imbavagliare la libertà di espressione, togliere il respiro a chi insegue la libertà e la democrazia, l'avvocato Soltani non è un prigioniero come tanti.
Portavoce del Defenders of Human Rights Center, l'organizzazione di cui è stato co-fondatore con il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, Soltani è uno dei più noti difensori dei diritti umani in Iran. Ha avuto tra i suoi clienti prigionieri politici, esponenti di minoranze etniche e religiose, attivisti del movimento studentesco. Con Shirin Ebadi ha rappresentato in tribunale le istanze della famiglia di Zahra Kazemi, fotogiornalista iraniana/canadese assassinata in carcere, a Evin, nel 2003. Da ultimo, ha difeso la sua collega Nasrin Sotoudeh, a sua volta in carcere da più di un anno e - è notizia di ieri - condannata con sentenza definitiva a 6 anni di prigione e 10 di sospensione dall'esercizio della professione per "propaganda contro il sistema" e "attentato alla sicurezza nazionale".
Il fatto che la notizia del nuovo arresto di Abdolfattah Soltani arrivi negli stessi giorni in cui per Nasrin Sotoudeh diventa inappellabile una condanna ingiusta e odiosa, parla chiaro sulle intenzioni del regime. "Il governo di Teheran - ha detto Cristina Annunziata, presidente di Iran Human Rights Italia Onlus - non solo ha un record di violazioni dei diritti umani tra i più gravi al mondo, ma impedisce anche il lavoro di coloro che, usando gli strumenti legali previsti dall'ordinamento giuridico della Repubblica Islamica, si adoperano per difendere i diritti elementari dei cittadini iraniani."
Abdolfattah Soltani è stato tratto in arresto, il 10 settembre scorso, mentre era al lavoro. Lo hanno prelevato nella sede del tribunale rivoluzionario di Teheran, dove si trovava per consultare il fascicolo riguardante un suo cliente. Poco prima quattro agenti avevano forzato la porta del suo studio, dove non lo avevano però trovato. Dopo l'arresto, Soltani è stato condotto nella sua abitazione, che è stata perquisita per ore. Le forze dell'ordine hanno sequestrato documenti, effetti personali, personal computer e persino CD dei figli. Alla moglie, che chiedeva spiegazioni sul motivo dell'arresto, è stato risposto in modo vago: "Lui lo sa." Infine hanno trasportato l'avvocato Soltani nel suo ufficio, dove ha avuto luogo un'altra lunga perquisizione e altri documenti e computer sono stati confiscati. Intervistata più tardi dalla BBC Persian, la moglie del legale ha detto di ignorare dove il marito sia stato portato. L'avvocato Abdolfattah Soltani risulta perciò detenuto "in incommunicado".
Ad essere perseguitato dal regime Soltani è abituato da anni. Ha trascorso in carcere sette mesi e mezzo tra il 2005 e il 2006, e altri 72 giorni subito dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009. In quello stesso anno le autorità gli hanno impedito di lasciare il paese e di recarsi a Norimberga per ritirare l'International Human Rights Award. La sua sorte, del resto, è condivisa da decine di colleghi che hanno osato difendere prigionieri politici e contestare alle autorità iraniane innumerevoli violazioni di diritti umani.
Shirin Ebadi ha recentemente fornito un elenco di ben 42 avvocati iraniani che sono stati perseguitati dalle autorità dopo le elezioni del 2009, a causa della loro attività professionale. Oltre a Soltani e Sotoudeh, è il caso di ricordare almeno Mohammad Seifzadeh (condannato a 2 anni di carcere e 10 di sospensione dall'avvocatura); Mohammad Oliaifar (che ha da poco finito di scontare un anno di pena); Javid Houtan Kiyan (il legale di Sakineh Ashtiani, agli arresti dall'ottobre 2010, sentenza a 11 anni di carcere); Mohammad Ali Dadkhah (arrestato nel 2009, condannato a 9 anni di prigione e 10 di sospensione dalla professione, attualmente libero in attesa di appello); ma anche Shadi Sadr e Mohammad Mostafaei, entrambi costretti all'esilio per sottrarsi alle persecuzioni e fuggire da un paese in cui calpestare i diritti umani è prassi, mentre difenderli è reato.
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