di Giorgio Prinzi
da L'Opinione
Il sanguinario assalto alla scuola di Beslan, in Ossezia, ha fatto coniare un nuovo termine: â??orrorismoâ?. Di fronte ad eventi di questa portata lo sgomento è tale che il pur vecchio pregnante termine di â??terrorismoâ? è apparso a taluni insufficiente. Sotto certi aspetti si è trattato di una tragedia annunziata. Le libere e democratiche elezioni che si sono svolte in Cecenia la scorsa settimana hanno dimostrato che la guerriglia separatista ha scarso seguito.
La stragrande maggioranza della popolazione vuole la continuità con la precedente amministrazione â??dimissionataâ? da una ennesima strage orrorista, che lâ??Europa e le istituzioni internazionali hanno di fatto avallato nelle finalità conseguite, non recandosi a certificare in Cecenia la regolarità della nuova tornata elettorale, resasi necessaria a seguito della â??mozione bombarolaâ? di sfiducia degli orroristi ceceni, tra i più sanguinari e crudeli, nonostante persino le organizzazioni umanitarie stiano di fatto schierate dalla loro parte, parlando di separatismo e, al contrario, di esponenti filorussi, incalzando la Russia sul rispetto dei diritti umani nel combattere lâ??orrorismo ceceno, contro cui non mostrano una analoga ferma intenzione reprimenda.
Lasciamo perdere le presidenze europee di turno, che è meglio, e parliamo dei grandi esperti che pontificano sullâ??argomento, i quali solo adesso scoprono, quasi con stupore, i legami tra lâ??orrorismo caucasico e quello più generale di matrice islamica, in particolare in relazione ad altre attuali zone di crisi. Si dice che costoro abbiano informazioni privilegiate, ma evidentemente le loro fonti sono tanto riservate che non le conoscono neppure loro. Di questi parliamo da tempo e, in relazione alla missione in Afghanistan, abbiamo riferito di consultazioni tra le intelligence occidentali, compresa quella italiana, con lâ??intelligence russa, che è stata estremamente aperta e collaborativa.
Questi rapporti non sono stati sostanzialmente incrinati dalla diversa valutazione dellâ??intervento in Iraq, dove i nostri servizi erano stati allertati dallâ??intelligence russa sulla possibile presenza di terroristi ceceni, o comunque di terroristi addestrati in Cecenia dalla locale struttura, tra la cosiddetta â??resistenzaâ? irachena, che proprio dallâ??orrorismo caucasico ha postulato lo sgozzamento video di ostaggi. Di fronte a questa tragica svolta noi, purtroppo, non abbiamo da dire niente di nuovo, se non auspicare che la collaborazione tra Stati Uniti dâ??America e Federazione Russa, avviata dopo lâ??11 settembre 2001 e raffreddata dallâ??intervento in Iraq, riprenda con rinnovato vigore.
Sarebbe auspicabile una struttura specialistica internazionale tra una coalizione di Stati, di cui dovrebbero comunque fare parte sia Usa che Russia e possibilmente anche la Cina, finalizzata a combattere sia sul piano della repressione che della prevenzione questo orrendo fenomeno. Sarebbe auspicabile che questa struttura disponesse di una sua forza speciale dâ??intervento, in modo da dare il senso della risposta internazionale ad eventuali azioni militari sul campo od operazioni speciali resesi necessarie da particolari situazioni. In tutto questo vi è anche un aspetto politico.
Voci anche autorevoli dicono che bisogna cercare il dialogo con il cosiddetto â??Islam moderatoâ? e citano esempi di iniziative al riguardo, nelle quali lâ??Italia ha una pluriennale tradizione. Condivido, ma non basta. Deve essere lâ??â??Islamâ? senza aggettivazione alcuna a rigettare dal suo ambito queste inumane forme di lotta, come peraltro avvenuto in Italia allâ??epoca del terrorismo di sinistra, dopo che sinistra e sindacati hanno preso coscienza che i terroristi facevano loro malgrado parte del cosiddetto album di famiglia, ma, ciononostante, non potevano essere considerati di famiglia, neppure come compagni che sbagliano. Questo isolamento ha contribuito non poco a sconfiggerlo.
Dalle realtà islamiche cominciano ad arrivare i primi segnali, che vanno incoraggiati, ma guardati anche con realismo nellâ??ambito della loro reale portata ed influenza. Se lâ??Islam non riuscirà infatti ad isolare ed espellere dalla propria cultura queste frange terroristiche od orroristiche, non vi sarà scontro tra civiltà solo perché, almeno sotto il punto di vista occidentale, si tratterà di una scontro tra la civiltà , la nostra, e la barbarie. I primi segnali di questa deriva dâ??opinione cominciano già a vedersi nel fatto che oggi è possibile dispiegare contro il terrorismo azioni che solo sino a qualche mese fa le opinioni pubbliche occidentali avrebbero reso non praticabili. Uno dei tanti esempi è proprio Najaf, per non parlare dei territori.www.giorgioprinzi.it