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Articolo 21 - Editoriali
Che cosâ??è il terrorismo
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di Furio Colombo

da L'Unità

Il terrorismo è facile da riconoscere: è vile, persino quando chi commette lâ??atto terroristico perde la vita, perché è sempre compiuto contro innocenti.
Ã? commesso in modo da provocare tutto il terrore che un essere umano può concepire. Dunque deve avvenire nella vita quotidiana, nei luoghi immaginati come sicuri, e con messe in scena spaventose. Madrid, gli autobus di Gerusalemme, la scuola di Beslan sono il terrificante modello. Ã? una vendetta trasversale fatta per colpire qualcuno che ti è caro, dunque soprattutto bambini. I sistematici sgozzamenti di migliaia di famiglie che hanno insanguinato per anni lâ??Algeria ne sono unâ??altra prova terribile. Gli aerei che si schiantano conto le Torri Gemelle di New York hanno queste stesse caratteristiche (migliaia di morti innocenti sorpresi nella pacifica routine della vita quotidiana) e in più aggiungono la grandiosità del simbolo. Per un Paese non militare e non militarizzato come era lâ??America dellâ??11 settembre è stato molto più grave e impressionante lâ??uso di aerei civili come armi, il gettarli contro i grattacieli, uccidendo tutti, che lâ??attacco al Pentagono.
Il terrorismo, proprio perché avviene in condizioni psicologiche spaventose (se non di chi lo pianifica, certo di chi lo porta a compimento) non si presta a test di rigore logico. Non si chiarisce con il domandarsi a chi giova. Lâ??atto terroristico scava buche enormi, intorno a chi lo compie, non solo fisicamente, sul luogo che colpisce, non solo nello spettacolo delle vittime (come si è visto nella scuola numero 1 di Beslan e nel suo tremendo video). Porta, per chi lo pratica, isolamento, terra bruciata. Se non ci fosse una immensa copertura di violenza come risposta al terrorismo (la guerra, con la sua sistematicità, la sua cecità, la sua tendenza a cercare e colpire il nemico in grandi numeri, dichiarando tutti nemici) probabilmente lâ??isolamento sarebbe più visibile e più grande: chiazze di un male spaventoso che si finirebbe con lâ??identificare. In questo unico senso ci sarebbe analogia fra la lotta unitaria di unâ??intera comunità contro il terrorismo (come in Italia, negli anni di piombo) e il modo in cui si sarebbe potuto combattere il terrorismo nel mondo di oggi: senza la guerra. Immaginate se lâ??Italia avesse dichiarato nemici tutti gli operai o tutti gli studenti o tutti coloro che adottavano comportamenti ribelli negli anni Settanta, accusandoli di essere tutti â??Brigate rosseâ?, o se avesse preteso comportamenti allineati e obbedienti da parte del vasto schieramento di sinistra che ha puntellato le istituzioni e contribuito in modo cruciale a sradicare il terrorismo. Lâ??unità nazionale che ha vinto il terrorismo non ci sarebbe mai stata.
* * *
Per tutte queste ragioni si vede bene perché il terrorismo trovi un terreno così fertile in Iraq: la guerra lo nutre e - con i suoi orrori continui che coinvolgono così tanti innocenti, così tanti bambini, (ormai ci sono centinaia di morti ogni giorno) - agli occhi di molti lo giustificano. O almeno lo fanno apparire meno assurdo ed estraneo di quanto non sia in realtà.
Estraneo lo è per forza perché non esiste un popolo più feroce di un altro e non occorre essere contro la guerra in Iraq, basta un diploma di scuola media per sapere che lâ??Islam è ed è stato nei secoli tanto feroce quanto il mondo cristiano. Per conferma basti ricordare le nostre stragi di mafia, lo scioglimento dei bambini negli acidi, il terrorismo â??cristianoâ? di Oklahoma City: 168 morti, decine di bambini del locale asilo di cui sono stati trovati soltanto i pezzi, una strage di americani contro americani.
Ma anche: per tutte queste ragioni può apparire futile chiedersi come mai, in un terrorismo che finora ha diretto i suoi colpi disumani contro lâ??apparato militare della coalizione e i suoi presunti sostenitori (cuochi, autisti) usando spesso anche la richiesta di manifestazioni di pace, improvvisamente abbia gettato tutto il suo peso contro i pacifisti. Il mondo intero sapeva che Baldoni era un uomo di pace. Il mondo intero - ma anche i vicoli più poveri di Baghdad - testimonia adesso per le due Simone. Volete che gli uomini di un commando molto efficiente e bene organizzato che le ha bloccate, selezionate, identificate e fatte sparire con una operazione perfetta, in pochi minuti, in pieno giorno, non lo sapessero?
Lo sapevano. E hanno fatto quel che volevano fare. La domanda è perché. La tesi della ferocia bestiale e indiscriminata che agita le viscere del musulmano quando vede un cristiano e non fa più distinzioni su nulla (sembra una versione grottesca e fuori posto, dati gli eventi, ma sto citando giornali ed editoriali italiani di queste ore) è troppo primitiva.
Perché non pensare che in un Paese fuori controllo si formino bande con proprie bandiere, proprie ossessioni, magari legami o committenti diversi, che percorrono una loro strada, per pazzesca che sia? Forse non lo sapremo mai, ma il terrorismo è anche questo, e può darsi che allâ??improvviso risulti stretta la gabbia mediatica che gli è stata costruita addosso per descriverlo, tutto da una parte. Walter Rodgers, inviato della Cnn, ieri ha parlato per la prima volta di guerra civile, in Iraq.
Una guerra civile non ha mai un lato solo di orrore.

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