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Articolo 21 - Editoriali
Ancora un passo e poi ci spareremo. Siamo tutti sull'orlo di una guerra civile e a nulla servirà la domanda: 'Chi è stato il primo a cominciare?'
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di Giampoalo Pansa

da L'Espresso

Vogliamo dirla la verità?  Noi italiani siamo quasi pronti per una nuova guerra civile. Non intendo quella mentale o delle parole, un conflitto già repellente in sé. Parlo della guerra civile vera, con le armi, l'esplosivo e l'uccisione dei prigionieri. Insomma, un bel mattatoio tutto nostro. Una replica più estesa dello scontro con il terrorismo rosso e nero degli anni Settanta e Ottanta. In quel caso, si sparava da una parte sola, contro civili inermi. Ma adesso potremmo fare di meglio. Ossia spararci addosso da ogni parte. ? chiaro che, come accade sempre, questa nuova guerra civile riguarderebbe appena due minoranze. Però minoranze corpose, in grado di far crollare la casa dove abitiamo tutti. Corpose e avvelenate, come ci ha rivelato la tragedia degli ostaggi italiani catturati dai terroristi iracheni. Mentre la Francia non si è divisa sui due giornalisti rapiti e ha dato una prova di forte unità davanti al ricatto, noi abbiamo messo in mostra quello che siamo. Ossia un paese spaccato in fazioni che si odiano, che vorrebbero distruggersi, che non sanno rispettare l'avversario neppure quando è morto.
Ed è proprio il disprezzo per il morto degli altri, o che non consideri tuo, a confermarci che il virus della guerra civile si sta impossessando di noi. Ce lo dice anche una notizia in apparenza secondaria: lunedì 30 agosto, a Nuoro, si è scoperto che qualcuno aveva cercato di far saltare con l'esplosivo un piccolo monumento dedicato ai caduti italiani di Nassiriya. L'attentato è fallito soltanto per un difetto dell'ordigno. Ma il proposito era chiaro: i morti che non ci assomigliano vanno perseguitati anche sotto terra. Bisogna distruggerne il ricordo. E prendersela pure con le loro lapidi. La prossima volta toccherà alla tomba di Fabrizio Quattrocchi. E poi a quella di Enzo Baldoni, ammesso che si riesca a ritrovarne la salma.

Anche quel che è accaduto a questi due italiani assassinati in Iraq, entrambi nostri fratelli, nostri figli, autorizza le previsioni più cupe. Su Baldoni, sulla sua figura, sui motivi che lo avevano portato laggiù, si è combattuto un duello ripugnante. 'Libero', il quotidiano di Vittorio Feltri, stavolta ha sbagliato bersaglio, e di grosso. Ha preso di mira un uomo ormai solo, un sequestrato impotente a difendersi, che non avrebbe più potuto ribattere alle paginate che 'Libero' gli scagliava addosso. Dico a Feltri, un giornalista che stimo anche se poche volte mi trovo d'accordo con lui, che quelle pagine non avrei mai voluto leggerle. E non mi ha convinto la sua replica alle accuse altrettanto aspre di chi considera Baldoni non soltanto una vittima da rispettare, ma una bandiera da impugnare.
A proposito di queste accuse, devo dire che vi ho visto lo stesso spirito di fazione che, in quel caso, ha animato Feltri. E in più le ho trovate stranamente dimentiche della violenza, uguale anche se opposta, riservata quattro mesi prima a Quattrocchi e ai tre italiani rapiti con lui. Mi limito a un esempio solo. Sull''Unità' del 28 agosto, il senatore Nando Dalla Chiesa ha scritto: "? vero che nei bassifondi della sinistra di Internet si sono dette su Quattrocchi cose nauseanti. Ma mai sui giornali, nei dibattiti, nelle posizioni ufficiali.". Bene: pure il mio amico Nando stavolta si sbaglia, e di grosso.

Si sbaglia perché non ricorda l'urlo di guerra che allora si era levato da gran parte della sinistra italiana, e non parlo soltanto di quella sedicente antagonista: Quattrocchi e soci sono mercenari, stavano in Iraq per fare soldi con l'aggressione americana, se la sono cercata e adesso crepino pure. Dalla Chiesa vada alla biblioteca del Senato e si guardi, per iniziare, tanti numeri di 'Liberazione' e del 'manifesto'. Legga gli articoli di fondo, i commenti anche di parlamentari, le cronache, i corsivi, i molti interventi dei lettori. Prenda nota degli insulti a chi la pensava diversamente (il giornale di Rifondazione ha stampato che il sottoscritto "ormai è solo un agitatore di destra"). Consideri le vignette, esempio di una satira sempre più mortuaria. E si renderà conto che siamo tutti sull'orlo di un baratro. Dove l'ultima domanda che ci faremo, nel precipitare in altri orrori, sarà quella inutile di ogni guerra civile: chi è stato il primo a cominciare?
Tutto il resto è storia vecchia. Qui posso aggiungere che, oggi, vorrei essere francese. Vorrei un governo capace di muoversi come il centro-destra di Chirac e di Raffarin. Vorrei un'opposizione che parla come il socialista Hollande. Vorrei un'opinione pubblica che non si chiede quale sia la posizione politica dei due giornalisti sequestrati. Vorrei un paese che non distingue i propri figli rapiti dal terrorismo islamico in buoni e cattivi, da salvare o da abbandonare. Vorrei che nessuno di noi si domandasse per chi suona la campana, perché la campana di questa terza guerra mondiale suona per tutti. Quante cose voglio. Ma vadano all'inferno il Bestiario, il suo autore e le loro pretese!

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