Sono tempi difficili per tutti. Difficili per chi deve raccontare i tragici fatti che avvengono ogni giorno in Irak, e  negli  altri  paesi  devastati dal terrorismo; difficili  per chi ascolta questo drammatico bollettino di guerra di fronte al quale lâ??angoscia aumenta insieme alla paura che lâ??onda lunga dellâ??orrore arrivi sino dentro le  nostre case. E ogni giorno la sentiamo piuâ?? vicina.

Eâ?? accaduto con lâ??uccisione di Enzo Baldoni, sta avvenendo con il rapimento di Simona Torretta e Simona Pari, alle quali auguro di poter tornare a casa  al piuâ?? presto. Mi piace chiamarle con il loro nome e cognome. Non mi piace il termine â?� le due Simoneâ?�, come ormai si ama definirle. La fretta  ci ha portato  persino a contrarre e a trasformare in plurale un bel nome come Simona.
Le loro facce sono apparse allâ??improvviso sui nostri teleschermi in una serata di fine estate scuotendoci da quel torpore vacanziero che ancora ci portavamo dentro e che le repliche della programmazione estiva ci aiutavano a non far svanire,tra un concorso per velina e un vecchio film.

Nel pantano iracheno non câ??erano solo soldati, guerriglieri e terroristi, ma anche due ragazze italiane. Facce pulite, acqua e sapone, grandi  occhi luminosi e sorrisi aperti. Noi stavamo in vacanza e loro lavoravano nel posto piu pericoloso della terra e raccontavano nelle  e mail agli amici di essere felici di poter aiutare i bambini iracheni. Ragazze giovani, belle,impegnate e intelligenti. Se non le avessero rapite, probabilmente il grande pubblico  non avrebbe  mai saputo del loro lavoro in Irak. Ed eâ?? questo il paradosso.

Ragazze che non facevano notizia perchè non erano fidanzate con il calciatore di turno famoso o non facevano parte del cast di qualche reality show. Ragazze di cui non valeva la pena parlare perchè non rappresentavano unâ??anomalia o un eccesso. Da tempo si tende a scrivere delle donne solo per raccontare casi estremi. Persino sulle donne kamikaze cecene si eâ?? indugiato oltre misura come se lâ??uccisione di un bambino compiuta da un uomo fosse meno grave di quella messa in atto da una donna.

Donne solo come casi estremi, ma non ci sono solo le donne veline e le donne velate kamikaze. câ??eâ?? una via di mezzo. E  sono proprio  le ragazze normali. Cosi normali, come Simona Torretta e Simona Pari da credere ancora  in valori come solidarietà e altruismo. Cosi normali da dedicare la loro stessa vita per quella degli altri. Noi giornalisti abbiamo il dovere di raccontare  anche la  loro coraggiosa normalitaâ??. Non solo quando vengono rapite.