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Articolo 21 - Editoriali
Niente inciuci sulle riforme
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di Federico Orlando

A leggere ieri giornali arancioni, verdi, azzurri, pareva che Elisabetta Gardini, nuova portavoce di Forza Italia, avesse già fatto scuola con la sua prima sortita, a base di inviati della Rai in Iraq («tutti provenienti da Paese sera») e di «macchinetta metti-supposte» del ministro Tremonti. Con eguale attitudine, giornali e politici di destra parlavano dellâ??astensione della lista Prodi sullâ??articolo 1 della riforma costituzionale: quello che, in coerenza col Titolo V riformato nella scorsa legislatura, istituisce il Senato federale. Secondo i gardiniani di penna e di governo, il centrosinistra si predisporrebbe al dialogo e forse a possibili convergenze. Magari come regalo a Follini per il suo trasloco a Palazzo Chigi, dopo lo sfratto dal suo partito, che gli preferisce Berlusconi.
Così il capogruppo folliniano (si fa per dire) in commissione affari costituzionali, Dâ??Alia, rilancia lâ??appello a Rutelli e Fassino perché votino con la maggioranza i miglioramenti apportati al federalismo, «se si vuole che lo spirito costituente prevalga» almeno nella ridefinizione del Titolo V.
E sugli altri titoli quale spirito prevarrebbe? Quello di Fini che, pur di portare a casa il premierato presidenziale dopo tre anni e mezzo di vacuità a Palazzo Chigi, minaccia di cacciare il suo portavoce che si oppone a devolution e altri sbreghi invisi agli italiani? Speriamo almeno che lo sostituisca con unâ??altra Gardini, così lâ??avanspettacolo è garantito.
Ma non crediamo che sedurrebbe lâ??opposizione. Glielo ha spiegato Rutelli: lâ??astensione sul Senato federale, che completa il Titolo V, è un omaggio al capo dello Stato che auspica riforme condivise. Ma non signi fica che il centrosinistra condivida una riforma voluta e predisposta dalla sola maggioranza e di cui «nessuno ha finora compreso il disegno complessivo». Perciò, il centrosinistra voterà contro lo stravolgimento di 43 articoli della Costituzione e chiederà agli italiani di fare altrettanto nel referendum confermativo.
Perché, come ha detto Calderoli ai suoi alleati, la riforma va votata tutta o niente. E il centrosinistra, se al migliorismo dei tecnici saprà anteporre la visione politica del problema, risponderà: niente, ne riparliamo la prossima volta.
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