di Pietro Nardiello
Oramai sembra che la questione immigrazione in questo Paese non può essere più ignorata da nessuno. Gli ultimi fatti violenti di Rosarno ne sono un esempio. Abbiamo ascoltato don Peppino Tripodi uno dei sacerdoti della località calabrese da due anni, insieme a tanti sacerdoti, in prima linea per costruire una realtà migliore
Don Peppino adesso che aria si respira a Rosarno?
Un’aria pesante perché gli animi delle persone sono esasperati. Quello che adesso chiediamo è una pacificazione perché quando si crea una tensione come quella causata in questi giorni qui a Rosrno ogni dichiarazione, ogni parola detta potrebbero non avere un senso perché sono figlie dell’esasperazione. Purtroppo a gettare legna sul fuoco hanno contribuito anche alcuni giornalisti che hanno preferito, invece, esasperare alcune dichiarazioni che sono state rilasciate.
Si, ma tanta violenza perché?
Innanzitutto ci tengo a precisare che ogni forma di violenza va condannata, con la violenza non si va da nessuna parte. Ovviamente questa reazione che abbiamo registrato da ambo le parti è senza dubbio abnorme, eccessiva, per nulla giustificabile. In piazza non è scesa a protestare, però, tutta la popolazione immigrata ma solo una piccola parte; gli abitanti di Rosarno hanno comunque subito danni enormi: dalle aggressioni fisiche alla distruzione delle auto.
Come mai si è giunto a tanto, chi è che qui non fa la propria parte visto che voi sacerdoti in queste zone di frontiera siete sempre presenti e considerati, anche, un punto di riferimento?
Per le Istituzioni, invece, non rappresentiamo un punto di riferimento. Purtroppo la Chiesa in questi territori viene chiamata sempre a sostituire le assenze di tanti. In questa piana c’erano più di 3000 cittadini immigrati e circa 700 erano qui all’ex opera Sila. Le condizioni di vita erano a dir poco disumane. Noi sacerdoti abbiamo cercato di fare sempre tutto quello che potevamo fare distribuendo capi d’ abbigliamento, coperte e cibo con tanta passione e difficoltà.
Tutta questa violenza non poteva essere evitata?
Due settimane fa noi sacerdoti ci siamo recati dai commissari di Gioia Tauro ai quali abbiamo portato a conoscenza questa situazione esplosiva. Ci avevano risposto che sarebbero intervenuti al più presto possibile ma la bomba è esplosa prima.
E’ tanto difficile costruire una società multirazziale in Italia?
No, tutt’ altro. Qui gli extracomunitari sono presenti da circa 20 anni ed io sono qui da due e c’è stata tra tutti sempre una convivenza pacifica.
Allora come mai si è giunto a tanto?
E’ una scoppiata una bomba senza un motivo preciso ma a causa di tante ragioni. Ripeto la violenza non è tollerabile per nessun motivo, ma vivere in quelle condizioni e senza nessun tipo di assistenza, soprattutto sanitaria, non aiuta nessuno.
Adesso, lo ripeto, abbiamo bisogno che gli animi si rasserenino, la gente di Rosarno ha bisogno di tranquillità.
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