di Roberto Cotroneo
da L'UnitÃ
Ieri Il Foglio di Giuliano Ferrara ha sbattuto in prima pagina (e anche nell'ultima) le fotografie di alcuni ostaggi decapitati. Le fotografie che nessuno vuole vedere. C'è la testa di Olin Eugene Armstrong, le gole tagliate dei lavoratori nepalesi, i capi mozzati di Nicholas Berg e quello di Daniel Pearl. Fotografie su fotografie, con i terroristi che brandiscono coltellacci da macellaio, e con tutte le sequenze dell'orrore. Ieri Il Foglio è riuscito a fare qualcosa di disgustoso e di incivile. E non soltanto perché ha pubblicato le fotografie. Anche perché ha moraleggiato su quelle foto, si è dato una sorta di paradigma intellettuale scrivendo: «La chiamano pornografia. Sono le immagini che non si dovrebbero vedere. Sono le immagini che molti dichiarano di non volere vedere... Della pornografia hanno alcune caratteristiche: la scenografia è sommaria. La situazione è ripetitiva. I mezzi tecnici sono poveri».
Le immagini sono agghiaccianti. E sconvolgenti. Mostrarle in questo modo eleva a potenza lâ??impressionante sequenza di fotogrammi. Però metterci sotto un testo come quello è forse paradossalmente la colpa più grande di tutte.
Perché, prima di ogni cosa, al â??Foglioâ? dovrebbero ricordarsi che esiste il rispetto della morte. La morte di un uomo ha diritto alla dignità . Persino alla discrezione. Ã? unâ??offesa alla memoria degli uomini macellati in quel modo mostrare le immagini del massacro, è unâ??offesa ai loro familiari, a quelli che gli hanno voluto bene. Al loro ricordo. Un oltraggio filmarli. Un oltraggio ancora più forte mostrare i filmati. Questo oltraggio è stato portato fino alla prima pagina di giornale. Perché? Per farci capire quanto sia brutto, cattivo e pericoloso il terrorismo islamico? Câ??è qualcuno che ha dei dubbi? Per metterci in guardia? E da che? Per mostrarci il dolore del mondo? E allora perché non i bambini tagliati a pezzi con il machete in Ruanda. E poi i dilaniati della strage di Madrid, i carbonizzati delle due Torri, tutti i morti, tutti le vittime sacrificali di un mondo che non si è mai risparmiato violenza, genocidi e morte. Le fotografie dei campi di concentramento nazisti erano terribili, ma servivano a due cose: quando le immagini riproducevano corpi accatastati, rivelavano lâ??entità del genocidio, sconosciuto ai più. Quando inquadravano i sopravvissuti, mostravano lo sguardo del dolore, ma erano anche un punto zero, un anno zero, un luogo disperato di partenza perché si potesse ricominciare. E queste foto pubblicate dal â??Foglioâ? invece cosa sono?
Pornografia, dice dottamente il giornale di Ferrara. Peccato che la pornografia sia tuttâ??altra cosa. La pornografia in origine è pornográphos, ovvero è «chi scrive intorno alle meretrici», poi dalla metà dell'ottocento è diventato un termine che si usa per descrivere o rappresentare cose oscene. Lâ??oscenità non è altro che «messa in scena». Lâ??oscenità non è altro che scandalo. E lo scandalo è skándalon, che vuol dire: pietra di inciampo, ostacolo. E da qui che viene lâ??espressione biblica: pietra dello scandalo.
Queste foto non sono pornografiche. Queste foto sono scandalose. E non si devono pubblicare. Nel senso che non bisogna avere paura di non pubblicarle. Se al â??Foglio" avessero per caso un po' di tempo, consiglierei loro di andarsi a leggere un autore che certamente conoscono. Si chiama René Girard, è francese, ha 81 anni, vive da anni negli Stati Uniti, dove ha insegnato in moltissime università . Girard è un antropologo è un filosofo. Di quelli che scrivono capolavori, uno dei più importanti di questo Novecento. Si è occupato del concetto di violenza, del sacro, e uno dei suoi saggi si intitola: Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. Girard è il miglior interprete, involontario, della strategia scandalosa del â??Foglioâ?.
Proprio in questo saggio, pubblicato nel lontano 1978 da Grasset, e tradotto in Italia da Adelphi, Girard scrive: «Lo scandalizzato vuole mettere la faccenda in chiaro; câ??è in lui unâ??ardente passione di portare alla luce lo scandalo e di esporlo alla gogna... e invece di porre fine allo scandalo, lo propaga ovunque e lo universalizza. La scandalo, infatti, è la violenza stessa e il sapere violento della violenza, talvolta in forme più che mai cruente ed esplicite».
Quello che ieri ha fatto â??Il Foglioâ?, è un oltraggio alle vittime di questa strage. Ma è soprattutto: la violenza stessa, il sapere violento della violenza.
Che non riuscirà mai a convincere nessuno del fatto che la guerra americana e occidentali in Iraq sia lâ??inevitabile risposta a questa barbarie. Semmai, per concludere proprio con il grande René Girard: esaspera le passioni «e più le passioni si esasperano, e più la differenza tra gli avversari si annulla». E questo è proprio quello che sta purtroppo avvenendo. rcotroneo@unita.it