di Tommaso Fulfaro
E’, a mio parere, urgente iniziare con una premessa, bisogna risalire a chi in maniera assolutamente vergognosa sta costruendo, da tempo, intorno al popolo dei migranti un terreno di menzogne per renderli, all’opinione pubblica indesiderati, perché: delinquenti, criminali. Il tutto viene facilitato anche da qualche loro comportamento, estremamente scorretto, che agevola questa presa di posizione. Non tutti i migranti sono onesti, anche se la maggior parte sono persone che meriterebbero rispetto, rispetto che il più delle volte noi non riconosciamo.
Ho seguito, come credo molti di noi, con la dovuta attenzione l’evolversi dell’assurda e vergognosa situazione che si è sviluppata a Rosarno (prov. di Reggio Calabria). La precisazione della prov. è utile per rendere più facilmente leggibile il seguito!
Le domande che mi pongo e Vi pongo sono le seguenti. Rosarno chi: Chi ha fatto di Rosarno un centro di presenze così vasto? Chi ha portato, senza incontrare alcun ostacolo, e questo per anni, le tantissime persone, fino ai noti fatti, presenti? Chi ha abbondantemente utilizzato, naturalmente sottopagando, il regalo di questa preziosa manodopera? Chi era completamente all'oscuro, oppure distratto, nel momento che ogni mattina i migranti si riunivano dove i cosiddetti “caporali” li selezionavano non per distribuire posti di lavoro ma per assegnare posti di sfruttamento? Chi non sapeva dove questi esseri umani alloggiavano?
A questi chi, tanti dovrebbero dare delle risposte, ma come ben sappiamo la Calabria può essere classificata come la terra delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.
E’ mai possibile che una presenza così numerosa non abbia mai creato, prima dei recenti fatti, qualche problema o preoccupazione alla collettività rosarnese? Se si, come mai la stampa nazionale non ne ha mai parlato? Che i migranti vivevano in condizioni disumane, tolta la trasmissione di Rai3, andata in onda il giorno prima delle provocazioni, nessuno ne aveva dato notizia se non Medici senza Frontiere a partire dall’anno 2005. Le verità, anche questo ormai rischia di far parte del Dna dei calabresi, è preferibile ignorarle.
Ma questo mio scritto sarebbe completamente inutile se non dicessi interamente ciò che penso sugli eventi di Rosarno.
Prima degli avvenimenti l’attenzione era tutta rivolta agli attentati che vedevano coinvolta la città di Reggio Calabria. La presenza, nel capoluogo di provincia, di alcuni Ministri, di responsabili delle forze dell’ordine, di Magistrati che stavano già seguendo l’iter giudiziario dei sequestri dei beni della criminalità organizzata, hanno a mio parere preoccupato chi con il crimine si arricchisce a spese della collettività che per colpa, appunto del persistere della criminalità non ha la possibilità di uscire da situazioni che ne impediscono la crescita. Il clamore dell’iniziativa, parlo di clamore perché un governo normale avrebbe dovuto garantire una presenza nel territorio prima e non dopo attentati fatti al fine di minacciare o quanto meno intimidire le istituzioni nazionali e locali, queste ultime a differenza di quelle centrali fanno ancora il loro dovere.
Da calabrese, orgoglioso di esserlo, credo che in quel caso la criminalità organizzata abbia commesso un grave errore e per riparare allo stesso abbia pensato di deviare l’attenzione su altri avvenimenti al di fuori di Reggio Calabria.
Da qui i fatti di Rosarno. E’ stato sufficiente andare a provocare, con aggressioni ad alcuni migranti, per avere una reazione che ha portato in maniera assolutamente vergognosa, l’attenzione su Rosarno dimenticando o quando meno oscurando il tentato ricatto fatto a Reggio Calabria. I migranti sono caduti nella trappola, la criminalità organizzata l’ha fatta ancora da padrona, i cittadini per bene, in molti casi strumentalizzati hanno manifestato al fine di espellere dalla città un popolo di indesiderati. Lo stesso popolo che fino al giorno prima era portatore di benessere principalmente a chi ha volutamente provocato la rivolta.
Sarebbe veramente opportuno che la parte sana della società calabrese prenda coscienza, anche da questi avvenimenti, che si traducono in accanimenti, si possano e si debbano prendere iniziative che ridiano alla nostra regione quel ruolo e quella qualità della vita morale che l’hanno sempre distinta nel senso più alto del rispetto umano.
Chiudo ricordando un episodio di tanti anni fa, successo in Calabria, che potrebbe, se attentamente analizzato dare un contributo costruttivo a questo scritto.
Nella città di Crotone, patria della “Matematica” e della “Medicina”, alla fine dell’ ‘800, in una famiglia patrizia è nato un bimbo con una seria menomazione mentale. Crescendo, prima la cattiveria dei piccoli e poi quella degli adulti hanno sempre approfittato di questa circostanza per prenderelo in giro. Giunto all’età di trentuno anni il giovane, di fronte ad un ulteriore scorretto comportamento, prese un sasso e lo scagliò verso il gruppo di persone che si divertivano a sue spese. Il risultato fu tragico, il colpito perse la vita. Il padre dell’assassino corse immediatamente da un avvocato, riconosciuto dai più come il più grande penalista esistente. Era l’Avv. Poerio, soprannominato: il diavolo o l’Avv. Poerio delle Calabrie. Poerio accettò la difesa. Nello svolgimento del processo, quando il Giudice diede la parola alla difesa, l’Avv. Poerio, scusandosi, chiese che gli fossero concessi cinque minuti, prima di prendere la parola, perché necessitava di una breve rilettura degli atti. Trascorsi i cinque minuti, Poerio, ne chiese altri dieci, a seguire la cosa si è ripetuta, fra i cinque e i dieci minuti per un totale di cinquantacinque minuti. Ad un ulteriore richiesta di un quarto d’ora, il Giudice, al quale Poerio aveva sempre chiesto queste interruzioni con il massimo rispetto, ha perso letteralmente la pazienza ed ha contestato all’Avv. non solo una mancanza di serietà, avendo lo stesso dimostrato con le sue richieste di non essere assolutamente preparato, ma anche di avere poco rispetto, verso la Corte continuando a chiedere brevi rinvii. Poerio, naturalmente aveva previsto che prima o poi ci sarebbe stata una reazione del genere da parte del Giudice, e senza richiesta di ulteriori rinvii, diede inizio alla sua arringa.
Mi limito solo alla premessa della stessa: “Signor Giudice, è vero che a Lei è sembrata palese la mia impreparazione, mi preme però osservare che il rispetto verso la Corte e verso di Lei, da parte mia non è mai venuto a mancare. Debbo riconoscere che se fossi stato dalla Sua parte anche io avrei espresso un identico giudizio. Ma Eccellenza oggi si sta processando un ragazzo per oltre trenta anni è stato umiliato e preso in giro da una parte della cittadinanza, questo ragazzo dopo trenta anni ha risposto scagliando una pietra e causando, suo malgrado la morte della persona colpita. Questo ragazzo però fin dalla sua nascita è un minorato mentale. Lei Eccellenza ha dimostrato nella Sua lunga carriera di Giudice di essere una persona dall’alto equilibrio e fornita di una cultura superiore, però oggi di fronte ad una mia rispettosa richiesta di rinvii per dare inizio alla mia arringa Lei, dico giustamente, ha perso la pazienza. Eccellenza nel chiedere a Lei alla Corte ed ai presenti scusa per l’ora che ho fatto perdere, mi preme evidenziare che è molto facile perdere la pazienza, quando si ritiene che la persona che causa anche una banale perdita di tempo, merita un significativo rimprovero. Ritiene la Corte che questo breve fastidio, da me causato, possa avere una minima similitudine, fra causa ed effetto, con il processo in corso?”
Ogni riferimento a fatti avvenuti a Rosarno non è puramente casuale, gli imbecilli esistono già dalla nascita dell’essere umano, oggi non solo sono aumentati ma hanno anche accresciuto la capacità di unire intorno a loro delle persone, che se avessero l’umanità dimostrata dall’Avv. Poerio delle Calabrie, starebbero da loro molto lontane e restituirebbero, con questa scelta alla nostra regione quella dignità che fa parte della sua gloriosa storia.