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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi, quell'annuncio dal sen fuggito...
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di Francesco Lener

da .Com

Dev'essere stato più forte di lui: aveva giurato e spergiurato che non si sarebbe più occupato direttamente della Rai, tanto per non alimentare ulteriormente le accuse sul conflitto d'interesse, e invece ci è ricascato. In una giornata pregna di appuntamenti legati ai destini dell'azienda pubblica, Silvio Berlusconi, tra un sorriso agli olimpionici medagliati, una stretta di mano al presidente pachistano in visita a Roma e il "coup di teatre" della liberazione delle Simone, si è lasciato andare di fronte ai poco interessati produttori americani della Hbo a Cinecittà sul set della fiction "Rome": «La Rai sarà quotata in Borsa almeno per il 20% entro marzo». Capirai: apriti cielo. Smontata in due battute tutta la prudenza di Maurizio Gasparri, bypassata di slancio la strategia di Flavio Cattaneo, l'uscita presidenziale ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia.
Opposizione e controparti interessate hanno alzato la voce. Paolo Serventi Longhi (Fnsi): «E' inconcepibile e contraddittorio con la stessa legge Gasparri che il presidente del Consiglio parli di una quotazione delle azioni Rai. Berlusconi non fa che aggravare il suo conflitto di interessi». Beppe Giulietti (Ds): «A che titolo Berlusconi si sta occupando di questa vicenda, come presidente del Consiglio o come presidente di Mediaset? Questa esternazione segna la fine di un breve periodo di sobrietà e la conferma che il conflitto di interessi non è mai stato risolto». Sergio Bellucci (Rifondazione): «Come Totò e Peppino quando tentavano di vendere la Fontana di Trevi ai turisti, così il Cavalier Berlusconi ha reso questa dichiarazione davanti ad imprenditori dei media americani. Sarà un caso?». Roberto Natale (Usigrai): «Lâ??ingresso in Rai di capitali privati non può avvenire sulla base di annunci ad effetto».
Tutte reazione prevedibili, vista la provocazione. La voce che, però, si stacca dal coro è quella del compassato Enzo Cheli, presidente dell'Autorità per le Comunicazioni agli sgoccioli del suo mandato, fortemente critico sulle modalità del progetto di privatizzazione dell'azienda pubblica così come formalizzato nella legge Gasparri. «Il tetto dellâ??1% al possesso azionario e il limite del 2% per i patti di sindacato - ha spiegato nel corso di unâ??audizione in Commisione Bilancio della Camera - sono clausole che potrebbero avere un effetto frenante, disincentivando gli investimenti di operatori medio-grandi. Lâ??1% è una soglia troppo bassa, tanto più in una fase di transizione in cui la mano pubblica è ancora dominante, e può scoraggiare gli investimenti di operatori medio-grandi». Nessun concetto inedito, ma di fatto una bordata al progetto Berlusconi-Cattaneo-Gasparri, visto che la legge attribuisce forti responsabilità all'Authority. Tra i sodali del ministro per la Comunicazioni, c'è chi non ha trattenuto il fastidio. Franco Cardiello (An) trasuda rabbia: «Evidentemente Cheli, forse un poâ?? per nostalgia, teme di compromettere gli interessi dei grossi gruppi che, finora, hanno mantenuto una loro posizione di supremazia sul mercato delle comunicazioni». E ancora: «Il tetto dellâ??1% è stato fissato per tutelare il pluralismo e la democrazia. Chi si schiera contro assume un atteggiamento sospetto che mal si concilia con il suo ruolo di Garante. A questo punto, mi chiedo a quale potentato risponda Cheli». E giù improperi e accuse da parte dei colleghi di maggioranza.
Molto più misurato, ma di certo non meno infastidito, Gasparri, reduce da una faticosa audizione in Commissione Vigilanza, ha cercato di mantenere un tono istituzionale e costruttivo: «Credo che, trattandosi di unâ??azienda culturale, la forma della public company sia la scelta più opportuna da fare. La formula dellâ??azionariato diffuso, ribadendo la funzione di servizio pubblico, è la misura giusta». Buon per Gasparri, che nel tardo pomeriggio ha potuto anche gioire per i dati della semestrale Rai, che, in base alle cifre scaturite dalla riunione del Cda, hanno fatto registrare un bottino di ben 82 milioni di euro per il 2004. Con tanti saluti al conflitto d'interesse.

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