di Livio Pepino*
*Presidente di Magistratura democratica
All'indomani del congresso straordinario dell'Associazione nazionale magistrati (che ha visto una partecipazione superiore ad ogni attesa e la conferma unanime del governo associativo, e dunque della sua linea) c'è qualche spiraglio di razionalità sul versante della riforma della giustizia? Difficile dirlo. Certo, sul piano ufficiale tutto resta come prima, con il ministro e la maggioranza parlamentare uniti nell'affermare che «non ci sono problemi» e che il progetto di "riforma" dell'ordinamento giudiziario non subirà modifiche e proseguirà blindato il suo corso, salvo impegno a modificarne, dopo l'approvazione parlamentare, errori, incongruenze e irrazionalità con apposito decreto legge (sic!) o con altro non meglio precisato strumento. Ma la determinazione dell'intera magistratura nel denunciare il disegno normalizzatore in atto, i profili di incostituzionalità segnalati da numerosi giuristi, l'insostenibilità della posizione del guardasigilli (che chiede l'approvazione di una legge da lui stesso definita in diversi punti sbagliata e irrealizzabile) cominciano ad aprire varchi, a produrre dubbi, a suscitare preoccupazione anche â?? a quanto si dice e si scrive â?? nelle stanze del Quirinale.
Ã? presto per dire che cosa accadrà e se la forza della ragione riuscirà a scalfire quella dei numeri. Ma è chiaro che cosa la magistratu-ra associata deve fare: continuare, con fermezza, nella strada intrapresa, fissando, se non si aprirà finalmente un vero confronto nel merito della "riforma", i due giorni di sciopero già proclamati. Gesto estremo ma necessario «a difesa dell'ordine costituzionale, a difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, a difesa del ruolo che la Costituzione assegna al Consiglio superiore della magistratura, per la dignità dei magistrati italiani» (per riprendere lo slogan dello sciopero del 3 dicembre 1991, intervenuto in tutt'altro contesto, a dimostrazione che la protesta dei magistrati è contro gli attacchi all'indipendenza e non contro questo o quello schieramento politico...). Non sarà uno sciopero inutile e forse potrà ancora evitare l'approvazione della legge delega. E non sarà , come qualcuno dice anche a sinistra, uno sciopero inopportuno o, addirittura, illegittimo: quando sono in gioco delicati equilibri costituzionali e i fondamenti dell'indipendenza dei magistrati (base â?? è bene ricordarlo - per una effettiva tutela dei diritti, delle li-bertà e dell'uguaglianza) sarebbe, piuttosto, inopportuno e poco re-sponsabile farsi da parte e tacere.