di Riccardo Cristiano*
"Grazie a lui questa terra dimenticata per secoli ha dato il via al riscatto della nostra intera nazione". Il presidente tunisino ha ricordato così Muhammad Bouazizi, il 26enne venditore ambulante che si diede fuoco sul finire dello scorso anno a Sidi Bouzid.
Muhammad, eccellente negli studi, aveva dovuto imboccare un'altra strada: per sfamare la sua famiglia, composta da otto persone, aveva donunciato a sognare la laurea, il suo nuovo sogno era diventato comprare un pick-up e lasciare il carretto con cui vendeva gli ortaggi come ambulante, guadagnando 150 dollari mensilmente.
Quella miseria gli doveva bastare non soltanto per sfamare tutti i i suoi, non solo per accantonare il necessario all'acquisto del pick-up, ma anche per pagare tre ispettori della sua municipalità. Questo ultimo sacrificio non lo volle fare, e così gli confiscarono il carretto. Il giovane però aveva carattere e chiese udienza al governatore. Nella Tunisia giunta al 26esimo anno di regime benalista pochi si sarebbero sorpresi del rifiuto. Tra questi c'era lui, che in tutta risposta andò davanti agli uffici del governatore e si diede fuoco. E' morto il cinque gennaio di questo 2011, innescando questa incredibile rivolta araba.
Ora la Tunisia gli dedica un monumento, forse non bellissimo, ma giustamente senza volto. L'atto eroico del ventiseienne Muhammad è stato l'atto eroico di un popolo che per 26 anni ha vissuto sotto le vessazione di un regime di ladri e di assassini, scelto e imposto dal Sismi, come ha svelato anni fa il generale Martini e che il nostro ex ministro degli esteri, Franco Frattini, ha difeso fino all'ultimo. Forse questo monumento non riguarda soltanto i tunisini, ma anche noi.
*da Il mondo di Annibale