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Articolo 21 - Editoriali
Gli ostacoli sulla via della ripresa
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di Paolo Guerrieri

da Il Messaggero

DALLA settimana di incontri e riunioni ad alto livello del Fondo Monetario Internazionale e del Gruppo dei sette paesi più avanzati (G7), che si è chiusa ieri a Washington, è emersa una sorta di check-up molto rassicurante dell'attuale stato di salute dell'economia mondiale, ma altrettanto preoccupato dei rischi di un possibile brusco peggioramento nei prossimi uno-due anni. Lo scenario complessivo può essere così riassunto: dopo la crescita record di quest'anno (5%), migliore performance degli ultimi venti anni, la fase di espansione globale dovrebbe continuare anche nel 2005-2006 pur in presenza di un lieve graduale rallentamento; il rischio tuttavia è di una rapida frenata delle dinamiche di crescita se i persistenti squilibri che continuano a caratterizzare l'economia mondiale non verranno fronteggiati e avviati a soluzione.
Quattro seri problemi d'ordine generale si possono menzionare a questo riguardo. Due sono relativi all'attuale evoluzione dell'economia americana: in primo luogo il deficit commerciale degli Stati Uniti che continua ad aumentare drammaticamente; vi è poi l'altro disavanzo che interessa i conti pubblici americani, passati da una situazione di surplus nel 1999-2001 agli insostenibili deficit di questi ultimi tre anni, destinati a peggiorare in futuro in assenza di serie credibili strategie di risanamento fiscale, con inevitabili contraccolpi negativi sui tassi d'interesse americani e mondiali.
Un terzo fattore di rischio riguarda la Cina. Dopo l'eccezionale elevata dinamica di crescita degli ultimi anni, l'economia cinese deve rallentare e cercare di evitare allo stesso tempo la possibilità di una brusca frenata, al pari di quanto avvenne dopo il boom dei primi anni Novanta, che fu seguito da sette lunghi anni di ristagno economico. Anche perché questa volta le ripercussioni interne e all'esterno, in Asia e nell'intera economia globale, sarebbero assai più gravi. Una rivalutazione della moneta cinese (yuan) potrebbe certamente contribuire ad un positivo aggiustamento interno ed esterno della Cina. A questo riguardo, tuttavia, dall'incontro a cena a Washington dei ministri finanziari del G7 con il loro collega cinese, invitato per la prima volta (e non sarà certo l'ultima) in tale consesso, non è emerso alcun impegno preciso.
In ultimo, vanno ricordati i rischi di riduzioni della crescita e innalzamento delle dinamiche inflazionistiche dell'economia mondiale che discendono dall'attuale forte rialzo dei prezzi del petrolio, soprattutto nell'eventualità che i rincari perdurino e/o si aggravino in futuro. Preoccupante è anche il fatto che molti dei rischi prima ricordati in un mondo globalizzato, come il nostro, possono combinarsi e i loro effetti negativi rafforzarsi a vicenda.
E' in questa prospettiva che dalle riunioni di Washington è sembrato emergere, oltre l'invito a brindare alla consistenza della ripresa in corso, anche il monito a preoccuparsi delle nubi che incombono e minacciano la sostenibilità dell'attuale favorevole evoluzione mondiale. Il tempo c'è, dal momento che la fase di espansione in corso potrebbe essere usata per affrontare e avviare a soluzione molti dei problemi esistenti. Ovviamente è necessario adottare più e meglio di quanto fatto in passato le adeguate politiche e misure d'intervento a disposizione. La futura dinamica di crescita mondiale certo dipenderà da questa capacità o meno di fronteggiare i grandi squilibri esistenti.
C'è una lezione, in ultimo, da trarre dagli scenari che si profilano per il contesto economico internazionale e riguarda la nostra economia. Nelle previsioni, anche le più ottimistiche, la crescita economica mondiale appare rallentare nel prossimo futuro e la competizione internazionale si fa più accesa. Gli automatici effetti di traino che potranno derivarne per l'economia italiana saranno così tutt'altro che eclatanti. Margini di crescita più elevati dovremo guadagnarceli, avviando un processo di riaggiustamento strutturale della nostra economia. Ciò comporta, tra l'altro, una dimensione strategica della nostra politica economica e scelte selettive e coraggiose, concentrando le poche risorse a disposizione su poche voci per dare priorità assoluta, ad esempio, ai provvedimenti orientati a sostenere ed aumentare la competitività tecnologica ed internazionale della nostra economia. Ma bisogna far presto e avviare quanto prima le iniziative e misure necessarie. La politica degli annunci non è più sufficiente.

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