di Nicola Tranfaglia
Si è parlato molto poco nelle ultime settimane della loggia massonica P3 e poco se ne parla anche ora che i pubblici ministeri romani Capaldo e Sabelli hanno appena depositato le loro 66mila pagine di istruttoria con cui chiedono di condannare due personaggi al vertice del gruppo dirigente berlusconiano, il coordinatore del partito Denis Verdini e il senatore Marcello dell’Utri che fu decisivo per la creazione di Forza Italia ed è stato già condannato in primo e secondo grado per i suoi rapporti con la mafia siciliana.
Con loro vengono rinviate a giudizio altre diciotto persone tra i quali emergono l’imprenditore sardo Flavio Carboni, già legato alla P2, l’attuale presidente della regione Sardegna Cappellacci, il magistrato tributarista Pasquale Lombardi, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Nicola Cosentino e altri personaggi di minor rilievo.
Eppure la vicenda è di particolare gravità in questa fase della vita pubblica italiana caratterizzata da una gravissima crisi economica che ha colpito l’Italia quanto e più degli altri paesi dell’unione europea e da un’indubbia crisi morale e politica della nostra società che sta uscendo con notevole difficoltà dal lungo sonno populistico e ha bisogno di idee nuove, di moralità sicura, di rinnovamento effettivo della nostra classe politica e dirigente.
In questa situazione, sommariamente delineata, ma difficile o meglio impossibile da negare, dopo quello che è successo negli ultimi quindici anni, leggere ancora una volta dell’azione sotterranea di piccole lobbies segrete che, facendo capo a quello che è stato per tre volte presidente del Consiglio, agiscono nell’ombra. Tramano per condizionare i giudici ordinari e addirittura quelli costituzionali, per influire sul processo legislativo, per corrompere chi si oppone al disegno assoluto di dominio da parte del capo “supremo”(così viene chiamato nelle intercettazioni) è quasi incredibile.
Gli obbiettivi della P3, per quel che emerge dal documento di Capaldo e Sabelli, non sono molto diversi da quelli perseguiti per molti anni da Licio Gelli e dalla sua P2 che riuscì ad agire per molti anni indisturbata e che venne fermata da alcuni personaggi straordinari dell’ordine giudiziario come Colombo e Turone e del parlamento come la presidente della commissione parlamentare, la popolare Tina Anselmi.
Il progetto centrale è ancora una volta quello di violare il testo costituzionale, sostituire quel dettato degli anni quaranta con il dominio di poche persone che vogliono affermare il proprio potere, mettere da parte quei principi fondamentali sulle libertà e l’eguaglianza dei cittadini. C’è da augurarsi che il piano sia bloccato meglio di come la repubblica riuscì a fermarlo provvisoriamente nei primi anni ottanta, grazie a pochi ma fedeli combattenti della nostra democrazia.