di Piero Ottone
da La Repubblica
Quando i terroristi hanno liberato le due ragazze ero in Svizzera, e ho sentito la notizia alla radio. Alla prima occasione ho comperato un giornale, la Basler Zeitung, e ho trovato la notizia in prima pagina, titolo a due colonne, in quello che noi del mestiere chiamiamo taglio basso. Ora non dico che in Italia avremmo dovuto fare altrettanto: non sono pazzo. La sorte delle due Simone ci aveva tenuto tanti giorni col fiato sospeso, la loro liberazione era una splendida notizia, era giusto gioire. Ma tutte quelle dichiarazioni ufficiali e ufficiose, tutti quei programmi alla televisione e quelle pagine nei giornali, tutto quel tripudio nazionale: a me sembra che abbiamo un po´ esagerato. L´importanza obiettiva della notizia era quella indicata dalla collocazione nel quotidiano svizzero. E mi chiedo se l´esplosione di pubbliche dichiarazioni, in Italia, riflettesse davvero i sentimenti popolari; o se non sia accaduto piuttosto che il cittadino medio, il così detto uomo della strada, alla notizia della liberazione abbia provato, come è giusto, un sentimento di sollievo, e subito dopo abbia pensato ad altro, tornando a occuparsi dei fatti suoi, per lui ben più importanti. Mi sono poi sembrate piuttosto esagerate, in coda alla liberazione, le polemiche e le disquisizioni su quel che le ragazze, una volta liberate, hanno esternato. Le Simone hanno fatto, come ormai sappiamo fin troppo bene, dichiarazioni di rilevanza politica. Hanno affrontato anche loro, pensate un po´, il tema della guerra irachena. Poco importa quel che hanno detto, poco importa se abbiano detto cose giuste o sbagliate. Esse non sono personaggi pubblici, non rivestono alcuna carica, non hanno responsabilità politica. Sono due brave ragazze che erano andate in Iraq a fin di bene, e per un crudele scherzo del destino si sono trovate al centro di un´avventura angosciosa. Ne sono uscite sane e salve. Importa molto disquisire su quel che hanno detto, ancora stordite da quel che gli era capitato? Giusto riferire le loro frasi, per dovere di cronaca: ma poi mi sembra che ci siano oggi sul tappeto, nella nostra vita nazionale, tanti argomenti infinitamente più importanti delle esternazioni di Simona Prima o Simona Seconda sulla guerra irachena, o sul terrorismo, o sull´Islam. Per quel che mi riguarda dirò che ho solo provato un brivido quando ho letto che vogliono tornare in Iraq, pensando a quel che è costata la loro prima spedizione.
Arrivo così a quella che giudico, collegata a questa vicenda, la terza esagerazione: il tripudio per la ritrovata unità nazionale. � accaduto che sulla faccenda delle Simone non vi siano stati scontri e polemiche fra governo e opposizione. E con questo? L´unità di intenti, nella vita politica di un paese, è un fatto importante quando governo e opposizione si uniscono per compiere insieme una certa azione, per prendere una certa iniziativa. In questo caso particolare la realtà era ben più modesta. Che cosa è successo, infatti? � successo che, essendo state rapite due brave ragazze, il governo ha fatto quel che non poteva non fare, ha messo cioè in azione i suoi diplomatici e i suoi servizi segreti, con l´intento di liberarle; e l´opposizione ha atteso in silenzio, col fiato sospeso e, come si suol dire, con le dita incrociate, l´esito della vicenda, ascoltando di giorno in giorno gli aggiornamenti con cui il saggio Gianni Letta la teneva informata. Che cos´altro poteva fare? Ci si aspettava che organizzasse scioperi o dimostrazioni? Non riesco a capire per quale ragione lo svolgimento dei fatti, di semplicità elementare, abbia dato luogo a tanta retorica. Noi italiani seguiamo sempre con interesse, anche eccessivo, ciò che si dice all´estero su questo nostro amato paese. Effettivamente gli stranieri, di tanto in tanto, ci guardano. Ci hanno guardato anche questa volta. E hanno scosso la testa.