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Articolo 21 - Editoriali
La Rai e lâ??olio di ricino Veneziani
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di Lucia Annunziata

da L'Unità

Caro Direttore, due giorni fa in Commissione di Vigilanza il Senatore Bonatesta mi ha detto «Mi dispiace attaccarla, dato che la sinistra lâ??ha abbandonata». Devo dire che l´ha detto in tono gentile. Con differenti toni ieri il Consigliere Veneziani ripete l´argomento, nel suo solito attacco, sostenendo che non fa altro che incontrare politici e giornalisti di sinistra che lo lodano per la posizione presa nei miei confronti. Salvo poi chiamarli miserabili per non avere il coraggio di dichiararsi apertamente.
Al senatore Bonatesta ho risposto che «la sinistra è la mia casa, dove sono nata e cresciuta, e che non si può essere abbandonati dentro la propria casa». Per quanto riguarda Veneziani, invece è forse giunto il momento che gli dia una risposta politica. E la ringrazio dunque di ospitarla Lei, che dirige un giornale certamente â??di sinistraâ?.
Spero di aver chiarito ieri in Commissione di Vigilanza, con documenti alla mano, il merito delle accuse nei miei confronti. Spero che altrettanta chiarezza sarà fatta in merito nelle aule del tribunale, dove il caso sarà discusso a seguito di mia denuncia per diffamazione del Consigliere Veneziani.
Ricapitolo per chiarezza: 1) ho portato l´ultima mia busta paga in Commissione, con il versamento della mia liquidazione: Euro 48.800, equivalenti a un sesto del periodo lavorato. Come si vede, comunque si è ben lontani dalla favolosa cifra di 700mila Euro; 2) la natura segreta del contratto è contraddetta da una delibera del Cda del 13 maggio del 2004 in cui la Rai dava mandato a Rai Holding di «stipulare con la dottoressa Annunziata - mediante separato atto - un contratto di collaborazione». Ripeto: il Cda ha autorizzato la scrittura «mediante atto separato» del mio contratto. Dunque il Cda Rai sapeva che esisteva un secondo contratto.
A tutto questo ammonta l´agitazione del Consigliere Veneziani sulla cosiddetta «clausola di riservatezza» (diventata poi nella sua bombastica prosa â??segretezzaâ?). Clausola per altro usata per tutti i contratti manageriali.
Infine sul punto 3) dove c´è la famosa clausola definita «di mia garanzia» dal Consigliere. La clausola prevede (come tutti hanno potuto leggere nel mio contratto pubblicato da Veneziani), che in caso di dimissioni «per giusta causa» e «motivate» Rai Holding proceda al pagamento del resto del tempo mancante fra le dimissioni e la scadenza del contratto (nel mio caso dieci mesi). La clausola è talmente poco di garanzia da non essere affatto automatica: sarebbe scattata solo se a giudizio esclusivo di Rai Holding ci fosse stata «giusta causa», «motivata» dalla situazione nel Consiglio. Ed è stata infatti di così scarsa garanzia questa clausola che non è mai scattata. Particolare su cui il Consigliere glissa. � mia intenzione tuttavia, vista la inequivocabile esistenza di «giusta causa», chiedere a Rai Holding di adempiere al contratto.
Potrei finire qui. E tuttavia c´è da affrontare l´aspetto sostanziale dell´attacco di Veneziani: il giudizio sulla mia persona e sul lavoro che ho fatto alla Rai. Attraverso queste â??rivelazioniâ? infatti Veneziani costruisce il teorema che ho tratto vantaggio dalla Presidenza, e che dunque le mie battaglie in Rai non sono state altro che una copertura della mia avidità. E a che dunque, le mie dimissioni sono irrilevanti, non intaccano la legittimità etica oltre che politica di questo Consiglio. Non a caso Veneziani nel suo primo attacco contro di me, il 30 luglio, conclude: «perché dovrei a questo punto dimettermi?».
Vediamo dunque l´inquadramento di questo Consiglio. Ai consiglieri è da sempre concesso di cumulare i loro incarichi. E così è stato fatto anche in questo caso. I consiglieri attuali sono persone di eccelso profilo professionale ed hanno dunque molti incarichi. Trovo giusto che li abbiano mantenuti tutti, perché è anche attraverso questa loro pluralità di voci che servono la Rai. Il Direttore Generale veniva da un importante lavoro a Milano ed è stato giustamente assunto a tempo indeterminato alla Rai.
Per il Presidente - come giustamente richiedeva la funzione - il trattamento è stato diverso. Per rispettare la totale incompatibilità con ogni altro ruolo, ho lasciato il mio lavoro, perché era nei media. Altri presidenti prima di me avevano incarichi che era possibile â??sospendereâ? in quanto (università, pensioni, etc.) che non potevano generare conflitti d´interesse.
E qui credo che la mia scelta sia stata assolutamente chiara: ho lasciato infatti il mio lavoro a tempo indeterminato e accettato un contratto di due anni con Rai Holding, come â??Co.co.co.â?. Valuti lei, caro Direttore, se c´è in tutto questo un incentivo a dimettermi. Se fossi rimasta, avrei in più goduto delle prebende del Consiglio, e di tutti i lussi e i vantaggi della Presidenza.
Anche dopo le dimissioni non mi sono aggrappata alle due vere facili soluzioni per ritrovare sicurezza: non ho accettato la generosa offerta di andare alle Europee, perché volevo difendere il mio lavoro dalle accuse di strumentalità, appunto; nè certo ho negoziato con Rai Holding una ricollocazione in un´altra azienda statale. Come succede con tutti i dirigenti delle aziende pubbliche in questo Paese. Oggi io sono una free-lance del giornalismo. Il mio è il reddito di un free-lance. E rivendico una scelta che ribadisce il mio profilo professionale, e il mio rispetto per l´incarico istituzionale che mi è stato dato.
Ma ovviamente, non mi nascondo che gli attacchi di Veneziani abbiano avuto il loro effetto. Che io debba anche solo discutere i dettagli di un contratto firmato due anni fa, perfettamente noto al Cda della Rai, e che c´è stato tutto il tempo sufficiente per discutere, è il vero danno.
Del resto era proprio questo quello che si voleva. Abbiamo avuto mesi duri in Rai. Ho provato in tutti i modi a cooperare nella gestione di una Azienda che è di tutti. Veneziani ricorda quante delibere ho votato: appunto. Esse sono la prova che non ho mai scelto la linea dissennata di una contestazione distruttiva dell´azienda. La contestazione a priori, la mancanza di cooperazione di principio.
Ma sono quelle che NON ho votato che hanno fatto la differenza: i maggiori atti del Consiglio - il piano industriale, il piano editoriale, la riorganizzazione - tutti atti che definiscono la forma e i contenuti dell´azienda, ci hanno visti in netto contrasto. E così le nomine: le ultime nomine che hanno portato l´azienda sotto uno stretto controllo verticale che io comunque - dimettendomi nel giorno in cui avrei dovuto votarle, sulla base di 18 pagine di appunti scritti a mano - sono felice, ancora oggi, di non aver sottoscritto. Chi ricorda più quelle discussioni, che erano il segno di una diversa concezione del Servizio Pubblico? Nonostante il generoso sforzo dei deputati della sinistra (altro che abbandono), Veneziani è riuscito a imporre il suo terreno di discussione. Come è provato dalla riconferma del Consiglio.
Certo, avrei potuto adottare un´altra linea di difesa, di quella legale e istituzionale che ho portato avanti. E forse sarebbe stata più facile.
Avrei potuto ricordare il ripetersi di questo metodo - il dubbio sul denaro pubblico, sulla avidità, che è stato lanciato tante volte contro leader politici di sinistra, persone molto più importanti di me, e poi sempre finito nel nulla; avrei potuto ricordare che con lo stesso metodo - accuse preventive di avidità (più qualche scritta antisemita sui muri) - si cercò di svilire le richieste di garanzie che avanzava Paolo Mieli. Potrei dire anche che sarebbe stato tutto più veloce se si fosse usato il vecchio, buon, olio di ricino.
Tuttavia sono convinta che la verità ha un modo per affermare sé stessa. Sono convinta che non si può generalizzare e confondere le intemperanze di un consigliere con una intera classe dirigente. Ma, se per fare andare meglio la Rai, come oggi dicono, e far tornare la pace al â??settimo pianoâ?, è stato necessario che io venissi allontanata e che un poâ?? di fango venisse gettato sul mio lavoro, allora sono felice anche di essere stata sporcata nel nome del benessere di una azienda in cui ho lavorato molti anni.

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