di Hisham Abdallah
da Il mondo di Annibale
Lo scrittore americano si rifiuta di andare in Turchia: non è una democrazia. In Israele invece c'è libertà di espressione. Ma nei suoi romanzi manca un personaggio come Khader Adnan.
Il grande scrittore americano Paul Auster e il palestinese Khader Adnan sono due uomini diversi che vengono da mondi completamente diversi, ma hanno qualcosa in commune: lo Stato di Israele. Benchè Auster ed Adnan non si siano mai incontrati, e probabilmente mai si incontreranno, le loro percezioni di Israele sono profondamente diverse. Auster recenetemente ha respinto le critiche del premier turco Erdogan sorpreso dal suo rifiuto di visitare la Turchia perché non lo ritiene un paese democratico, ha invece difeso le sue visite di Israele dicendo che lì c'è libertà d'espressione.
Per Adnan, un economista di 34 anni costretto a trasformarsi in panettiere, Israele è esattamente il contrario di quell che è per Auster. E per strano che possa apparire queste due visioni incompatibili si incontrano in uno dei cardini concettuali che hanno ispirato l'opera di Auster.
Secondo Heiko Jakubzik, docente all'Università di Heidelberg, l'opera letteraria di Auster è influenzata dalla psicoanalisi di Jacques Lacan. In breve, per Lacan noi entriamo nel mondo attraverso le parole. E quindi il nostro subconscio è strutturato come una lingua, un idioma. Questo ci lascia però con la sensazione di un'anomalia. Possiamo percepire il mondo attraverso il linguaggio, ma percepiamo anche una mancanza. Il mondo può essere costruito soltanto attraverso il linguaggio, ma proprio per questo qualcosa rimane sempre "fuori", qualcosa che non può essere detto, ma soltanto percepito. Qui sta, secondo Jakubzik, uno dei punti centrali dell'opera di Auster.
Bene, questa teoria si dimostra corretta non soltanto nell'opera di Auster, ma anche nella realtà, nella sua percezione di Israele come un paese dove c'è libertà di espressione. Gli elementi di questa analisi possono essere riscontrati nela strana analogia tra Auster e il mio amico Khader.
Negli stessi giorni in cui i giornali pubblicavano le affermazione di Auster su Israele, Khader, che ha cominciato nella sua cella israeliana lo sciopero della fame da cinquanta giorni, ha rivelato quello che il linguaggio di Auster non riesce a dire e che lui stesso ritiene difficile comunicare, esplicitare. Quel giorno infatti l'esausto Khader, trasportato davanti ad un tribunale militare israeliano, ha detto al suo avvocato: " E' la mia dignità, la mia fierezza, ecco perchè ho cominciato lo sciopero della fame. La dica al mondo. Non ho deciso di fare questo sciopero della fame così che mi rilascino: la mia detenzione è illegale e proprio per questo sono ricorsi alla detenzione amministrativa: perché non hanno indizi, non hanno prove. Ma qual è il sapore della libertà senza dignità? "
Khader ha proseguito a parlare con il suo avvocato come se fosse il protagonista di un romanzo di Auster, dicendo: " Loro mi vogliono umiliare, mi vogliono disumanizzare, ma io vorrei che lei dicesse al mondo che io non mi piegherò, perché amo la vita e o vivrò libero, o vivrò dignitosamente, o non vivrò, perchè non sarebbe vita."
Per capire meglio il nesso tra l'opera di Auster e Khader Adnan, un uomo segnato dall'occupazione israeliana e dalle sue coseguenze, è bene soffermarsi brevemente su qualche momento della sua vita.
Tra il 1999 e il 2012 ha trascorso sei anni in prigioni israeliane in base alle leggi del periodo del Mandato (coloniale) Britannico, quelle che consentono la detenzione amministrativa, cioè l'arresto di palesitnesi senza processo e senza condanne per un periodo che va dai tre ai sei mesi, detenzione che può essere rinnovata più volte consecutivamente.
L'ultima volta che è stato arrestato risale a Dicembre, per quanto l'ordine di arresto non sia stato approvato dal tribunale militare: così è rimasto in galera ed ha cominciato lo sciopero la fame. Nel 2007, passando da un arresto amministrativo a un altro, ha dovuto abbandonare gli sutdi post-laream in economia presso l'Università di Bir Zeit e tonare a fare il panettiere nel suo piccolo villaggio d'origine di Arabah, nel nord della Cisgiordania.
Proprio come un personaggio di Auster, Adnan è stato sempre un ribelle. La prima volta che è andato in galera e che ha fatto uno sciopero della fame risale a diversi anni fa, quando a incarcerarlo furono gli agenti dell'Autorità Palestinese: lo accusavano di aver incitato I suoi compagni a constare il primo ministro francese Lionel Jospen, in visita a Ramallah. Adnan è chiaramente uno di quei dieci milioni di palestinesi, tra quelli che vino in Palestina e quelli che vivono nella diaspora, la cui vita è stata segnata irrimediabilmente dall'occupazione. La sua vita è costruita in un mondo di linguaggi, proprio come quella dei protagonisti dei libri di Auster, ma anche nel suo caso c'è qualcosa che il linguaggio non può dire, qualcosa che manca. Peccato che nei romanzi di Auster un personaggio come Adnan non ci sia.