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Diritto alla salute? Solo a certe condizioni
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di Bruna Iacopino

Diritto alla salute? Solo a certe condizioni

Partiti di centro-sinistra e Forza nuova alleate in una battaglia comune? Per quanto la cosa possa sembrare strana è possibile e l'esempio viene dalla cronaca recente. Quartiere di Tor Bella Monaca, periferia della capitale, ricettacolo di disagio. Dal 2004 in quel quartiere è attivo un presidio di Medicina solidale e delle migrazioni quasi interamente gestito da volontari, 15.000 pazienti in media ogni anno, di cui 2.000 minori, una buona percentuale di immigrati, senzatetto, rom, situazioni disagiate per elezione, ma anche tante famiglie italiane, persone indigenti impossibilitate a ricorrere alle cure ospedaliere classiche, magari al pagamento del ticket sanitario per un semplice esame del sangue.
Una percentuale che si aggirerebbe intorno al 30%, come dichiarato a più riprese alla stampa locale dalla dott.ssa Ercoli, responsabile e fondatrice del centro... tanto per smentire chi ( come qualche esponente di centro-sinistra) invece vorrebbe quel luogo un “centro per clandestini”.
Ebbene, quel centro, che non piace a destra ma non piace neanche tanto a sinistra ( solo per la sua collocazione inappropriata, sostengono) ora è praticamente bloccato a causa di un banale cavilllo burocratico e lancia il suo grido d'allarme.

Per meglio chiarire la vicenda facciamo però qualche passo indietro.
Il centro di medicina solidale nasce nel 2004 presso la locale parrocchia  di Santa Maria del Redentore, con il patrocinio del Policlinico di Tor Vergata.
Nel 2009 il sindaco Alemanno assegna alla Onlus i locali comunali dell'ex Centro anziani 'Ai Pini', sito in via Aspertini: un appartamento di 100 mq circa dove vengono effettuate prestazioni ambulatoriali a livello gratuito e distribuiti pacchi viveri a famiglie indigenti... pannolini, latte in polvere, vestiti all'occorrenza.
Da subito la collocazione non viene vista di buon occhio. Lo prende di mira Forza nuova che, provocatoriamente, lo scorso ottobre, in aperta contestazione col sindaco fa comparire sotto la struttura il seguente striscione “PRESIDIO SANITARIO PER 40MILA CLANDESTINI? SINDACO LO METTA SOTTO CASA SUA”. Ma se da una parte c'è l'estrema destra che soffia sul fuoco dell'intolleranza, dall'altra c'è il centro-sinistra dell'VIII municipio romano, che a gennaio di quest'anno promuove un sit-in per chiedere che quel presidio venga inglobato all'interno del Policlinicio per “questioni di igiene” dicono, perchè in quel luogo vengono curate donne in stato di gravidanza accanto a malati di Hiv...

Sarà. La Ercoli e i suoi volontari non sono esattamente d'accordo.
Simili affermazioni, sottolinea la responsabile interpellata da Paese sera, provengono da persone che in quel centro non solo non ci hanno mai messo piede, ma con tutta probabilità neanche sanno cosa sia e come funzioni una casa della salute...
Tuttavia laddove non può la contestazione, a volte arriva la burocrazia. Al momento le attività del centro di medicina solidale e delle migrazioni sono infatti bloccate a causa di “cavilli burocratici”.
Il 25 gennaio la Direzione Generale del Policlinico di Tor Vergata decide infatti di sospendere le attività del servizio, causa la mancanza dell'atto di consegna definitiva dell'immobile situato in Via Aspertini 520, ritirando le sue unità di personale, chiudendo il Centro prelievi e l'erogazione dei codici di assistenza per immigrati, in attesa della regolarizzazione.
L'attività dei volontari va avanti comunque ma ad oggi, denuncia una di loro, non è sufficiente vista anche l'ondata di freddo che ha investito la capitale con enormi ripercussioni in termini di salute, soprattutto per le fasce più indigenti. Da qui l'accorato appello per chiedere non solo che il centro riprenda le sue consuete attività, ma soprattutto che rimanga il punto di riferimento che è stato per 7 anni senza che nessuno si ponesse troppi problemi in merito alla sua collocazione.

“Con i volontari stiamo resistendo da oltre 1 mese, ma non siamo più in grado di garantire i prelievi ematici (costosissimi anche per le centinaia di donne immigrate in gravidanza che afferiscono al nostro Servizio) nè i farmaci.” Scrivono nell'appello.
“Di fatto il PTV ( Policlinico Tor Vergata), il Comune di Roma ( che non ha ancora fornito risposte alle ripetute richieste inviate), la Regione Lazio, la ASL RMB, informate della situazione e dei danni che ne stanno derivando al diritto alla salute di migliaia di persone, non stanno facendo nulla. Quali strategie restano al fine di rimuovere questo muro di omertà che si fa forza delle leggi (struttura a norma, definizione della Convenzione) per negare ciò che la nostra Costituzione sancisce "il diritto alla salute per tutti quelli che si trovano nel nostro paese"? Diritto per cui il nostro Servizio si spende tra mille difficoltà ma che rischia di non farcela senza un immediato intervento.”

Un appello che è rivolto alla politica è vero, per una vicenda che però dice molto della nostra piccola Italia.


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