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Palermo: sgombrato lo Zetalab, "casa" per 30 rifugiati sudanesi
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di redazione

Palermo: sgombrato lo Zetalab, "casa" per 30 rifugiati sudanesi Alla fine il bilancio e di alcuni fermi, alcuni contusi e una trentina di rifugiati poltici sudanesi che da ieri non hanno più un tetto sulla testa. Stiamo parlando, del laboratorio Zeta, lo spazio occupato in via A. Boito a Palermo che da 10 anni a questa parte opera come centro di aggegazione, spazio sociale autogestito e aperto ad accogliere immigrati e richiedenti asilo che transitano per la città siciliana e magari vi si fermano, anche a lungo, in attesa di quel maledetto permesso di soggiorno che consente loro di vivere e lavorare in maniera dignitosa. Ieri però lo sgombero dell'edificio attraverso l'azione delle forze dell'ordine. Uno sgombero che è divenuto violento in seguito alla resistenza opposta dai ragazzi che in quel luogo operano e passano il loro tempo, e da quegli stessi richiedenti asilo che ormai in quello spazio occupato avevano trovato la loro nuova casa, a fronte di una carenza strutturale cronica che non è solo della città di Palermo, ma riguarda l'intero Paese. L'ingiunzione di sgombero arriva nell'aprile dello scorso anno: quell'edificio, seppur abbandonato per diversi anni, è di proprietà dello IACP e in seguito a bando pubblico è stato concesso in gestione all'associazione Aspasia, per la realizzazione di un asilo privato. Di fronte al diniego da parte degli occupanti di abbandonare lo stabile, l'associazione, dopo aver rifiutato l'offerta di un altro stabile già pronto per l'uso, ha impugnato e vinto la causa in tribunale ottenendo così che lo sgombero divenisse effettivo. Questo nonostante il ruolo e l'utlità del laboratorio fossero state ampiamente riconosciute dal Comune stesso che l'aveva annoverato tra i servizi che la città è in grado di offrire agli immigrati. Lo Zeta infatti, oltre ad una biblioteca e a diversi laboratori, offre anche corsi gratuiti di italiano per stranieri.
A testimonianza, i diversi attestati di solidarietà e le note preoccupate che da ieri fino a queste ultime ore sono circolate a mezzo stampa: dalla Cgil, al Prc, dall'associazione che porta il nome di Peppino Impastato, all'europarlamentare Rita Borsellino, fino a Laura Boldrini,  portavoce in Italia dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Si chiede di non chiudere un'esperienza umana e sociale il cui valore fino a poco tempo addietro era riconosciuto dallo stesso comune, si chiedono soluzioni concrete per i 30 rifigiati politici ospitati in quel luogo e che hanno deciso di passare la notte all'addiaccio davanti alla sede sgombrata, all'interno di tende: perchè da lì non vogliono andar via...
Promettono battaglia gli attivisti del laboratorio Zeta di Palermo: stanotte due di loro insieme al consigliere comunale dell'Idv, Fabrizio Ferrandelli, sono saliti sul tetto con l'intento di trascorrervi tutta la notte, mentre un presidio permanente è stato allestito di fronte all'edificio.
Un'azione di forza inaccettabile per gli occupanti dello Zeta, che denunciano il mancato accordo nonostante il tavolo di confronto convocato nei giorni precedenti, e una mancata volontà di dare soluzione al problema, in particolare alla sistemazione che dovrà essere garantita ai rifucgiati politici finora ospiti e cogestori della struttura. Per le 16 di oggi pomeriggio gli occupanti hanno convocato un'assemblea cittadina per accogliere la solidarietà degli abitanti del posto e decidere il da farsi.

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