di Daniele Castellani Perelli
da L'UnitÃ
Nel Castello Farnese lâ??incontro del movimento su «Idee per la democrazia». Grande Stevens: come sono lontani i tempi di Togliatti e Calamandrei
ROMA «Quelli erano tempi in cui, discutendo della Costituzione, Togliatti arrivava a convincere Calamandrei citando un verso di Dante: oggi mi pare più difficile che succeda». Franzo Grande Stevens, storico avvocato della famiglia Agnelli, riesce a strappare un sorriso, in una giornata che per «Libertà e Giustizia» non poteva essere più infausta. I soci romani sâ??incontrano al Castello Farnese, tra antiche mura, e il caso vuole che il loro seminario «Idee sulla democrazia» venga a coincidere con il primo via libera della Camera alla riforma della Costituzione. Così, quando lâ??avvocato rievoca Alessandro Galante Garrone e cita Norberto Bobbio, scruti le facce dei presenti e sei sicuro: hanno tutti nella testa i fazzoletti verdi della Lega Nord, festosi davanti a Montecitorio per lo scempio appena compiuto.
Sandra Bonsanti, la presidente, ha il sorriso della padrona di casa, ma le parole la tradiscono subito: «� una delle giornate più inquietanti della storia repubblicana, abbiamo assistito allo spettacolo di un Parlamento che si avvilisce da solo per inchinarsi al premier».
Grande Stevens loda la vecchia Costituzione, che definisce «ottima, lungimirante, pluralista in economia e in politica». «Non credo che non sia moderna o che impedisca lo sviluppo economico», aggiunge con un chiaro riferimento al premier, che nessuno mai cita, ma che è il convitato di pietra della giornata. Lo stesso Grande Stevens, ad esempio, argomenta a lungo sul «virus del conflitto dâ??interessi che minaccia il sistema del libero mercato»: «La democrazia politica e quella economica vanno di pari passo, e da noi il conflitto dâ??interessi per il â??mero proprietarioâ? non vale, come se fosse un â??mero fattorinoâ?. Se poi questâ??anomalia italiana non si propaga allâ??estero è solo perché noi non contiamo nulla». Quella costituzionale non era un'emergenza, dicono quelli di «Libertà e Giustizia», perché le sfide per la democrazia sono ben altre. Come quella del terrorismo, di cui parlano il presidente del comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti Enzo Bianco e il magistrato Armando Spataro. Questâ??ultimo, esperto di terrorismo, accusa i media di alimentare la paura dei cittadini e muove una doppia critica allâ??esecutivo italiano: da una parte tarda a approvare provvedimenti europei sempre più indispensabili, come il mandato di cattura e Eurojust, e dallâ??altra si rifiuta di fornire risorse essenziali, quelle che permetterebbero la creazione di una banca dati comune per tutte le procure e le doterebbero di interpreti e nuove tecnologie. Enzo Bianco si augura la nascita di un servizio segreto unico in Italia, e poi torna anche sul sequestro «anomalo» delle due Simone, dicendo che il commissario Scelli «non è una figura che ispira particolare fiducia».
Ma a inquietare il mondo, insieme al terrorismo, è anche la guerra. Carlo De Benedetti interviene per la prima volta e ricorda lâ??infanzia in Svizzera, «con mio padre disoccupato che pelava le patate»: «Nel â??45 la guerra portò la democrazia in Italia solo perché il nostro paese aveva alle spalle due secoli di pensiero liberale, câ??erano dei corpi sociali intermedi e unâ??opinione pubblica. Lâ??Iraq è diverso». Nel finale, poi, lâ??Ingegnere torna anchâ??egli sul tema che aveva aperto la giornata: «Con gli strumenti della democrazia, a noi spetterà ora sconfiggere con il referendum la riforma della Costituzione. Mi batterò fortemente per questo referendum, e lo vinceremo, non câ??è dubbio, perché non vogliamo rinunciare alla nostra storia».
Quelli di «Libertà e Giustizia» portano tutti la cravatta e sâ??incontrano in un posto incantevole. Usano toni moderati, ma la loro indignazione è autentica. Li considerano i girotondini ricchi per dileggiarli, e per nascondere la verità : che lâ??opposizione a questo governo mette dâ??accordo poveri e ricchi, conservatori autentici e progressisti, piazze e castelli.