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Reinserimento per i detenuti? C'e' chi ci crede e lo fa... gratis
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di Bruna Iacopino

Reinserimento per i detenuti? C'e' chi ci crede e lo fa... gratis

Laddove le istituzioni sono carenti, il più delle volte per mancanza di fondi, sempre più spesso subentra a sopperire il privato cittadino... Succede così che nell'affollato carcere di San Vittore a Milano un giovane imprenditore abbia deciso di mettere a disposizione le sue idee e la sua professionalità per un progetto di reinserimento per i detenuti. Il tutto a titolo gratuito e senza finalità altre, tiene a sottolineare: "... sono un imprenditore di successo - racconta Alessandro Proto, spiegando cosa l'abbia spinto a intraprendere una simile iniziativa- di pubblicità ne ho già abbastanza."
Il corso, indirizzato a detenuti di età compresa tra i 18 e i 25 anni ha lo scopo di fornire "strumenti utili" a chi una volta uscito dal carcere torni a confrontarsi col mondo del lavoro. "Un essere umano che ha sbagliato - sostiene Proto- e ha pagato ( a volte anche ingiustamente ) deve avere la possibilità di provare a rifarsi una vita normale."

Cos'è che l'ha spinta a “entrare in carcere” offrendo un servizio a livello completamente gratuito? A pensar male si potrebbe intravedere la trovata pubblicitaria...
L'idea di fare qualcosa per i detenuti l'avevo in mente da un po di tempo. Le motivazioni sono strettamente personali e preferisco non rivelarle ma la molla che ha fatto scattare la decisione è stata la notizia di qualche mese fa relativa all'ennesimo suicidio in carcere di un giovane di appena 22 anni. Per quanto riguarda la pubblicità... ne ho già abbastanza non mi serve questa iniziativa. Anzi, so perfettamente che potrebbe venire strumentalizzata ma sono abituato alle critiche

Com'è strutturato il progetto e quali sono le finalità?
Il progetto è strutturato in 10 lezioni di 3 ore ciascuna 1 volta a settimana per 10 detenuti. Si parte dall'autostima verso se stessi a cose piu' semplici: come ci si presenta ad un colloquio di lavoro, la stretta di mano, cosa dire e cosa non dire durante un colloquio, fino a passare a cose più tecniche come le tecniche di vendita, la gestione di un rifiuto, il superamento di un ostacolo. E' basato molto sull'aspetto commerciale e sulla consapevolezza che il miglior prodotto da vendere siamo noi stessi. La finalità è quella di poter dare degli strumenti a questi ragazzi una volta usciti dal carcere per poter affrontare nel modo giusto un colloquio di lavoro con la consapevolezza che possono fare qualsiasi cosa vogliano...

Com'è stato accolto dai detenuti, per lo più giovani e dall'istituzione carceraria? Avete incontrato delle resistenze, diffidenza da parte dei reclusi? Avete in programma altri progetti del genere?
Siamo stati accolti molto bene. Non mi aspettavo tanto interesse e tanta partecipazione da parte dei ragazzi. All'inizio c'era ovviamente un po' di titubanza ma una volta spiegate le ragioni che hanno spinto per questo progetto e le finalità da raggiungere è stato tutto molto semplice. Vogliamo fare la stessa cosa per il settore femminile. E' allo studio un piano per procedere, siamo già d'accordo con la direzione del carcere.

In questo caso c'è di mezzo la “volontarietà” dell'azione messa in campo. Allora mi chiedo, e le chiedo, è un modello facilmente riproducibile oppure è destinata a rimanere una buona pratica ma senza seguito? Se dovesse convincere qualcuno a seguire i suoi passi cosa gli direbbe?
E' una cosa che continuerà sicuramente. Finito questo corso lasceremo un attestato di partecipazione che i ragazzi potranno spendere una volta usciti e la nostra porta è sempre aperta per loro. Avendo a che fare con decine e decine di aziende saranno dei "raccomandati" da noi. Non voglio convincere nessuno a seguire i miei passi. Ognuno deve sentirsi di fare quello che vuole. Quello che posso dire a chi volesse fare quello che stiamo facendo noi è che si arricchirebbe sicuramente non solo a livello umano ma anche a livello professionale perchè si metterebbe alla prova. Non è semplice entrare in empatia e attirare l'attenzione dei detenuti a cui magari mancano ancora 2 o 3 anni per uscire. E' una sfida. Ma quello che se ne ricava, umanamente parlando, non ha paragoni.


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