di Alessandra Longo
da La Repubblica
Opposizione bipartisan per il numero uno, che replica: "Mi limito a esercitare i miei poteri"
La replica del Cdr, il sindacato di redazione "Manca una guida salda, è chiaro a tutti"
Ascolti in affanno liste di "sgraditi" che c´è dietro la sfiducia al direttore Socillo
ALESSANDRA LONGO
ROMA - «Perché non voli più basso?». I redattori del giornale radio Rai se lo sentono dire spesso. Ma sì, vola basso ma, soprattutto, non disturbare il manovratore. E´ un po´ la filosofia del direttore, Bruno Socillo, in quota Alleanza Nazionale, (c´è una foto anni Settanta che lo ritrae dopo una partita di calcio con Gasparri e altri missini diventati illustri). Viene descritto come uno che non ama le grane con l´establishment, detesta i servizi sopra le righe della normalità, scansa come la peste le idee politicamente borderline. Volare basso, o non volare affatto. Da quando, due anni e mezzo fa, il giornalista indicato da An ha preso il posto di Paolo Ruffini, alcune voci storiche hanno scelto la via dell´esilio, una per tutte Andrea Vianello da Radio anch´io, (sostituito da Stefano Mensurati, provenienza Secolo d´Italia, parola d´ordine: «Mai infastidire l´ospite»).
Quelli che sono rimasti hanno assistito ad un drammatico tracollo degli ascolti (nel primo trimestre 2003, la sola Radiouno registrava la perdita di 735 mila ascoltatori nel giorno medio). Ora l´emorragia si è fermata, è iniziata la risalita (l´ultima rilevazione, relativa al secondo e terzo ciclo del 2004, parla, per RadioUno, di 290 mila ascolti in più rispetto al deludente primo ciclo 2004) ma la sensazione di lavorare su una zattera, anche per gente navigata che, da via del Babuino a Saxa Rubra, ne ha viste di tutti i colori, rimane. L´ultimo caso in ordine di tempo riguarda quella che al Gr viene considerata una "epurazione" soft, travestita da rinnovamento. Volete la qualità? Socillo coglie la palla al balzo, dopo una richiesta del Cdr, ed ecco che appare una lista di conduttori, improvvisamente diventati "inadeguati" dopo anni di microfono. Via quelli, dentro altri. E´ la ruota della Rai, sinistra, destra, centro. I «trombati» però non ci stanno, protestano. Piero Dorfles, responsabile della cultura e de «Il baco del millennio», trasmissione toccata dalla "riforma", rassegna le dimissioni, (che poi rientrano dopo aver ricevuto garanzie sulla sua libertà di manovra).
L´otto novembre scorso, il capo supremo del Gr, del Gr Parlamento e di Radiouno, l´uomo che ha in mano tutto l´impianto news della radio di Stato, è stato sfiduciato con cifre secche: 109 pollici versi, 49 no alla sfiducia, 8 schede nulle. Le accuse: «Una linea editoriale inadeguata, gravi e ripetute violazioni contrattuali». Socillo ribatte offeso: «Nessuna violazione, esercito i miei poteri di direttore previsti dal contratto di lavoro. Mi dispiace che una parte consistente della redazione si sia fatta fuorviare da accuse immotivate e pretestuose. Quanto agli ascolti, mi danno ragione, siamo in piena ripresa».
Muro contro muro, incomunicabilità. Alla Rai, dove la visibilità lusinga l´ego, non possono più parlare, il peggiore dei castighi: sono le direttive dell´azienda. Carlo Albertazzi, del Cdr, è l´unico che dichiara, in quanto rappresentante sindacale. Gli altri (compreso un esponente alto in grado) ti raccontano, rassegnati all´anonimato, com´è la loro vita nella pancia dell´ente di Stato, come si lavora, «con un malessere non gestito», a 51 edizioni di giornale radio, per un totale di 18 ore di trasmissione. «Siamo arrivati alla sfiducia - dice Albertazzi - perché è ormai chiaro a tutti che mancano una guida salda, un´ informazione coraggiosa e forte sui temi del momento, la macchina redazionale funziona male, ci preoccupa il futuro. Nell´aprile scorso abbiamo organizzato al teatro Vittoria di Roma una Giornata della Radio, non era un´iniziativa di parte, come pensa Socillo. Volevamo combattere l´indifferenza».
Assemblea chiusa ma gli sfoghi fanno il giro dei corridoi. Si lamentano dell´attuale gestione anche «quelli di destra» (Uno di loro manda una lettera al direttore: «Fatti vedere qualche volta in redazione, non ci sei mai»).
Escono fuori gli episodi di un disagio lungo anni: giornalisti «che non toccano palla da mesi», cioè non lavorano; altri, in perfetta tradizione Rai, protagonisti di carriere mirabolanti; direttore assente alle edizioni clou del mattino, l´onere del potere ai cosiddetti tre "vicedirettori di destra", Buonocore, Mucciante e D´Anna (ma i vicedirettori sono sette) ; uso esagerato del cosiddetto panino, dai la parola al governo, infili una frase dell´ opposizione, chiudi il servizio con la maggioranza. E poi: Radio anch´io, talk show di approfondimento del Gr che, nel giorno di uno sciopero generale, si occupa di Eurochocolat; la trasmissione sportiva del sabato, da sempre curata dalla redazione sportiva del Gr, affidata agli occhi azzurri di Tiberio Timperi, volto televisivo, in ottimi rapporti personali con Soccillo; il caso di una giornalista in ferie che, durante le elezioni americane, riesce ad intervistare Bill Clinton, offre il servizio ma le dicono che «non c´è spazio»; quel giorno che il GR2 del mattino non ha trovato posto per un servizio sul Nobel alla letteratura ma esibiva una rubrica su «come soffrono i cani quando hanno male agli arti»; quell´altro giorno che Storace è stato intervistato, in una trasmissione tra economia e turismo dedicata a Mosca, come esperto visitatore della capitale.
Lista lunga. Ti dicono: «Il caso non è squisitamente politico. Se lo fosse, quella parte della redazione considerata vicina al direttore avrebbe reagito diversamente. La sfiducia nasce da problemi di gestione, da uno stillicidio di ordini di servizio interni, modifiche anche impercettibili...». 109 voti contro di lui. Eppure, Socillo era partito bene, con 112 voti di gradimento. Era piaciuta soprattutto la frase chiave del suo discorso di insediamento: «Non cambierò nulla».