di Ottavio Olita
A noi che non amiamo il berlusconismo è stato sempre rinfacciato di esagerare toni e termini nella definizione di questa pericolosa deriva per la vita democratica del Paese. Non possiamo parlare di regime; guai a fare riferimento all’autoritarismo; qualche tolleranza c’è solo se ci limitiamo a dissertare di populismo. Escludendo, per varie ragioni, che si possa parlare di Democrazia della …. Letizia, ci sarà consentito di dire che è una Democrazia senza regole per il capo che la governa, oppure di Democrazia di Sua Proprietà? Come altro si può definire un sistema politico nel quale, dopo aver sostenuto ed approvato con urgenza le leggi che gli garantiscono l’impunità giudiziaria, tutti i suoi dichiaranti con microfono al seguito non battono ciglio di fronte alla gravissime affermazioni su cosa deve diventare il Parlamento; sulla Marcegaglia che viene paragonata, come massimo complimento, ad una velina; sulle reazioni furiose e scomposte di fronte a giornalisti che – nel corso di una conferenza stampa si badi bene – si permettono di fargli domande; sulle nomine Rai decise a Palazzo Grazioli, prima smentite con vigore, poi confermate dalle decisioni comunicate dal Direttore Generale e votate a maggioranza dal CdA? Che ai suoi paladini più fedeli tutto questo appaia normale può non stupire (anche se, qualche volta, un segnale di reazione anche noi ce lo aspetteremmo, non foss’altro in nome del funzionamento del cervello e di un risveglio di libertà); diventa insopportabile per chi crede che le regole della Democrazia Liberale vadano rispettate. Ecco perché credo che debba essere giudicata in modo estremamente positivo la decisione di Fnsi e Usigrai di dare un primo segnale di reazione in difesa dell’autonomia della massima azienda culturale del Paese e di chi vi lavora. L’iniziativa del 28 maggio, alla quale ha già dato la sua adesione la Cgil, viene proposta in una ricorrenza estremamente significativa: il 35esimo anniversario della Strage di Piazza della Loggia a Brescia. Senza l’Autonomia, la Libertà e l’Indipendenza dell’informazione garantite dall’Articolo 21 della Carta Costituzionale, cosa sapremmo, oggi, di quella e delle tante altre terribili tragedie causate in Italia dal terrorismo politico? Senza l’Autonomia, la Libertà, l’Indipendenza garantite dall’articolo 21, in che condizione si muoverebbero oggi quei giornalisti che, con la coscienza a posto e la mente sgombra da condizionamenti, riferiscono correttamente e compiutamente delle estemporanee sortite di un Presidente del Consiglio pronto all’immediata smentita e all’offesa verso quanti giudicano quel che egli dice? A cosa sarà ridotta la Rai se non sarà bloccata questa logica da Democrazia di Sua Proprietà che non ha neppure il rispetto formale verso quegli organismi decisionali che certo, per le loro stesse quote di composizione, non sono ostili al Presidente del Consiglio? E una volta asfaltata la Rai, cosa ne sarà degli ultimi, pochissimi presìdi informativi che non sono ancora direttamente da Lui controllati?
Cos’è stata e cosa potrebbe ancora essere questa straordinaria azienda ricca di intelligenze e competenze lo dimostra ogni giorno un canale dedicato, che non a caso si chiama Rai Storia. Siamo in pochi a poterlo vedere ed apprezzare. Siamo quelli che dal sistema analogico di trasmissione e ricezione siamo passati al Digitale Terrestre. Di recente è stata raccontata la vita di un quasi sconosciuto eroe dell’antinazismo, il campione tedesco di ciclismo su pista Albert Richter che, nonostante i rischi, volle restare amico, per tutta la vita, del suo allenatore ebreo. E per quello fu assassinato dalla Gestapo, nel 1940, a soli 28 anni. Una schiena diritta, una forza morale indomabile, un esempio di grande coraggio del quale la Storia maggiore si è scarsamente occupata. La Rai, quella non omologata al concorrente commerciale, quella che crede nella propria funzione di servizio pubblico, quella che potrebbe interagire efficacemente con la scuola e la società per una importante funzione di educazione alla democrazia, alla libertà, alla solidarietà, esiste ancora ed ha una sua grande forza. E’ nella riaffermazione di queste qualità dell’Azienda, per difenderle e rilanciarle, contro l’immagine che essa è solo un terreno di spartizione di poltrone, peraltro decisa non sulla base di meriti professionali ma sulla prossimità a chi gestisce il potere, che risiede la ragione profonda, la giustezza dell’iniziativa indetta per il 28 maggio da Fnsi e Usigrai, iniziativa rivolta soprattutto alla tutela del cittadino utente.