di Fabio Evangelisti*
Le urne si sono chiuse e i risultati definitivi e ufficiali consentono di avanzare qualche riflessione. La prima riguarda Italia dei Valori, che ha quadruplicato i consensi rispetto alle precedenti europee. Un risultato straordinario che premia un’opposizione intransigente ma anche pragmatica e seria. Ora si apriranno spazi politici nel centrosinistra che potrebbero, auspicabilmente, condurre alla creazione di una alternativa a questo governo. Per quanto riguarda il Partito Democratico, che paventava già un cattivo risultato, si può senz’altro dire che è incorso in un brutto scivolone ma non in una disfatta. Una perdita di consensi – i dati ufficiali indicano circa il 7% - era ampiamente prevista e prevedibile ma in questo momento non è pensabile né gioire per la ‘tenuta’ né disperarsi per aver perso così tanti consensi.
Ma la riflessione politicamente più rilevante, un grande segnale su cui riflettere, è che Berlusconi ha perso le elezioni proprio nel momento in cui, brandendo la consueta arma del sondaggio, veleggiava sulla certezza di un risultato tra il 40 e il 45%, convinto che lo sfondamento narcotizzante poteva addirittura andare oltre. Il Premier aveva infatti chiesto a gran voce un plebiscito ma, giocando la partita elettorale sulla sua persona, Berlusconi ha certamente pagato dazio per quel mix pericoloso di scandali politici, forzature istituzionali, demagogia e populismo che non so quanto gli potranno giovare rispetto alle sue malcelate velleità presidenziali. Il Paese questo plebiscito non glielo lo ha concesso. Infatti, con un sussulto di rinsavimento, che spesso gli italiani dimostrano nei momenti importanti della vita politica italiana, è stato negato il consenso a chi già ne stava facendo abuso. L’ultimo di questi salutari sussulti, è bene ricordarlo, si era avuto quando, nel 2001, il popolo italiano fu chiamato a ratificare il sostanziale stravolgimento della Costituzione, approvato in Parlamento con il voto della sola maggioranza di centrodestra, già allora sbilanciata sulla Lega Nord. Ebbene, il 64,20% di quanti decisero in quell’ottobre di recarsi alle urne votò NO.
Un’ultima considerazione da fare è che da oggi si può certamente affermare che la Lega Nord, già determinante di suo in questo primo anno di governo, acquisisce ancora più spazi di interdizione e di indirizzo all’interno dell’alleanza politica che sostiene il Berlusca. E c’è di che preoccuparsi, a nostro avviso, di questa avanzata elettorale leghista d’Oltrepò considerato il sempre più marcato posizionamento razzista e xenofobo della sua azione politica e legislativa, come anche dell’avanzata dei cosiddetti euroscettici in tutta Europa, un eufemismo per non dire apertamente che si tratta di un’estrema destra che raccoglie sempre più consensi cavalcando proprio questo stesso modello culturale.
Purtroppo, come dimostrano le vicende della sinistra nostrana (Rc e Sinistra e LIbetà), che ha pagato un prezzo molto alto per aver preferito, ancora una volta, le divisioni e i distinguo al suo interno, divisi non si va da nessuna parte, mentre invece i risultati elettorali di ieri ci dicono che un’altra Italia è ancora possibile.
(*vicepresidente Gruppo IdV alla Camera)