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Articolo 21 - Editoriali
Vita: "Passaggio al digitale, un'occasione sprecata"
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di redazione

"La legge comunitaria, cosi' come
voluta dalla maggioranza, chiude con un colpo di spugna la
possibilita' che la tecnica digitale possa effettivamente
portare a un superamento del duopolio Rai-Mediaset, aprire
nuove opportunita' creative, far crescere nuove imprese". Lo
dice il sen. Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione
Cultura. "Infatti - prosegue - non si e' voluto mettere mano
all'articolo 45 che e' una burocratica presa d'atto della
delibera dell'Autorita' per le Comunicazioni, nel cui seno vi
era stato pure un acceso dibattito. Viene cosi' impedita una
vera gara per assegnare i multiplex digitali, mentre a far la
parte del leone sono le vecchie concentrazioni nate con il far
west analogico. Tutto questo non ci salva dalla infrazione
comunitaria in materia di frequenze, ne' e' di ausilio ai
cittadini che si trovano costretti a cambiare televisore o a
comprarsi un decoder senza capire bene quali saranno le novita'
effettive offerte". "A cio' - conclude Vita - si aggiunge che
nei prossimi giorni 15 milioni di cittadini italiani non
vedranno piu' Raiuno perche' uno dei suoi canali (e non, per
esempio, quelli della "eccedente" Rete4) verra' assegnato ad
Europa 7. Il passaggio al digitale viene cosi' sprecato e
piegato ancora una volta agli interessi dei soliti pochi,
pochissimi".

 

Intervento in aula
10 giugno 2009

 VITA (PD). Con molta preoccupazione pongo, anche a nome di altri colleghi, un tema recente ma molto più antico nelle sue premesse, che in breve si può sintetizzare come segue: il passaggio dalla tecnica di diffusione radiotelevisiva analogica, che ci ha accompagnato per almeno un cinquantennio, a quella digitale potrebbe essere una straordinaria occasione per un Paese come il nostro che ha ancora tante arretratezze, nelle concentrazioni, nella vecchiezza del sistema ma, anche, nell'utilizzo delle tecnologie più innovative. Il 47 per cento delle famiglie italiane, ad esempio, non ha un collegamento ad Internet.
Il passaggio alla tecnica digitale, signor Presidente e signor Ministro, non è un mero passaggio tecnico, ma è l'occasione per riaprire le coordinate generali del sistema; è la premessa per ricostruire un'industria culturale, che in Italia è entrata via via in difficoltà, anche dopo i tagli apportati alla spesa culturale, per sostenere linguaggi che possano unirsi a quelli della rete e dare opportunità alle giovani generazioni creative - che per comodità chiamiamo i nativi digitali - nate nel tempo della cognizione digitale che, come avrebbe detto McLuhan, viene dopo l'era elettrica. È, inoltre, una grande opportunità per la stessa industria nazionale: il signor Ministro sa che l'industria nazionale di settore - per chiamarla così, anche se si tratta di un settore molto largo - è in una crisi profonda da tanti anni.
Se andiamo indietro nel tempo, quando si immaginò, all'inizio degli anni Novanta, di accelerare in Italia - non per caso - il passaggio al digitale fu anche per stimolare un'opportunità industriale che sembrava sepolta.
Siamo al dunque. L'articolo 45, purtroppo, ci sembra una ben misera risposta a queste grandi opportunità, in quanto si dà sostanzialmente legittimazione ad un atto che è stato discusso anche con diverse contrarietà, espresse in modo molto argomentato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: un atto che certamente segna un capitolo ma non conclude per niente il tema di cui stiamo discutendo. In sostanza, l'articolo 45, come ha detto bene il collega Di Giovan Paolo, all'interno di un provvedimento di legge comunitaria, che pare a sua volta un grande spreco o una ridondanza per altri versi, non dà a questo transito il valore che merita e non dà nemmeno risposta, signor Ministro - ecco perché chiedevo particolare attenzione su questo punto - ad un carteggio del suo collega vice ministro Romani con la Commissione europea.
Lei sa, e i colleghi sanno che ci sono numerose infrazioni in materia di frequenze televisive che però - questo è il punto - potrebbero anche trovare un risanamento laddove venisse esplicitata la procedura che, invece, nel testo dell'articolo 45, è solo evocata genericamente. Per procedura si intende un atto molto impegnativo - vi è un nostro emendamento all'articolo 45 al riguardo - che faccia sì che il passaggio alla teca digitale avvenga effettivamente riaprendo il mercato, quindi non dando luogo ad una mera continuità tra i vecchi utilizzatori, proprietari e gestori delle frequenze analogiche (per tutti RAI e Mediaset) ma, invece, creando un'occasione per aprire una gara effettiva, e non con quello che nel gergo un po' di settore viene chiamato beauty contest, che gara - come sapete - non è; in tal modo, si dà l'opportunità a nuovi soggetti di entrare, soggetti diversi da quelli che abbiamo conosciuto e che possano esercitare delle opportunità che il digitale, come nessuna altra tecnica, potrebbe loro garantire.
È, quindi, fondamentale che il limite ai cosiddetti multiplex sia più rigoroso e che la possibilità per i nuovi entranti sia effettiva, che si calcolino anche i telefoni cellulari che entrano a pieno titolo dentro questo contesto, come sanno i più giovani che ormai stanno dentro l'universo cognitivo della rete più di noi adulti, e che vi sia un limite per la definizione anche Antitrust del sistema.
Ecco, un nostro emendamento, che tra breve verrà discusso e che io sto anticipando in questo intervento, è teso a chiedere: signor Ministro, perché non fare una scelta? Poiché non siamo qui solo per litigare fra di noi in un'antica materia conflittuale, perché non stralciare questa parte? Capisco che è materia complessa, ma perché affogare, in maniera un po' approssimativa, in un articolo della comunitaria un tema di questa portata, che riguarda il nuovo assetto del Paese per i prossimi 30-40 anni? Sarà questo il peso di un articolo siffatto? Non durerà pochi mesi con il rischio, peraltro, di mantenere aperta un'infrazione comunitaria - non devo dirlo io a lei - e di impedire quel successo possibile di nuove opportunità comunicative e culturali. O lo stralcio, quindi, o un cambiamento profondo.
Tra l'altro, Presidente, vorrei anche fare un appello al Governo: spiegate agli italiani che sta avvenendo quello che nel gergo viene chiamato switch-off, cioè il passaggio al digitale. Lei sa quante persone, per esempio qui nel Lazio, ancora non sanno che il 16 giugno prossimo non vedranno più né RAI 2 né Rete 4, e che tra breve non vedranno più la vecchia televisione? Lo sanno in tanti che - Ministro, Presidente, colleghi - tra brevissimo, sempre in base a una delibera dell'Autorità, dovendo dare una porzione dell'attuale prima rete della RAI in analogico le frequenze ad Europa7 per una vicenda antica, 15 milioni di italiani non vedranno mai più RAI 1? Tutto questo, nell'epoca della rete, pare a noi francamente sgradevole.
L'appello che io rivolgo a lei è che questo tema non sia trattato come una mera materia di battage Governo-maggioranza-opposizione, ma che sia riconsiderato, facendo tesoro anche di quanto successo in questi anni. Voglio sperare davvero che lei ci dia una risposta al riguardo e che quest'articolo possa essere discusso in altra sede.

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