di Ylenia Di Matteo
“Genova, scandalo al San Martino, aiuola – ghetto per i malati di mente” (la Repubblica, 04.06.09).
“Napoli, morte in diretta e nessuno interviene” (la Repubblica, 17.06.09).
“Addio Evio, uomo dalla mille vite e dalla vita mite, vissuta sotto i ponti” (Liberazione, 04.06.09).
Esiste un unico filo conduttore di queste tristi e squallide vicende, che, come lampi, guizzano agli occhi di un lettore oramai assuefatto dalle vicende “gossippare” degli ultimi tempi.
Si chiama indifferenza.
O apatia, o mancanza di pietà e sentimento, verso diseguaglianze umane oltre sociali, come fosse scontata l’esistenza di una razza a più livelli.
Scarso l’interesse di chi avrebbe mezzi e facoltà per porre la dovuta attenzione verso il controsenso del III millennio. Una società che da una parte si affanna a creare le condizioni di progresso sociale, economico, tecnologico, dall’altra è inadeguata a garantire a tutti gli uomini condizioni minime di decenza.
Di certo vende meglio il reportage sullo “sbarco” di Vip in Sardegna, piuttosto che la denuncia della creazione del “recinto” o “gabbia” o “zoo”, come parco esterno per i ricoverati della clinica psichiatrica del San Martino di Genova (Art. 32 Cost. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
Nella cosiddetta civiltà del progresso l’uomo torna ad essere prepotente, selvaggio, indifferente, violento, privo di compassione. Caratteristiche dell’uomo primitivo che, sentendosi inferiore al proprio simile, si esalta disprezzando il più debole, indicandolo come la causa della sua sconfitta.
Un uomo viene ucciso sotto i colpi della camorra, in stazione, alle 19.47 di un giorno di maggio? Era un musicista rumeno, non è scandaloso quindi che alcuni viaggiatori abbiano proseguito senza scomporsi, cercando addirittura di obliterare il biglietto. Una vita ingiustamente spezzata giaceva lì. Alla biglietteria di una stazione. La preoccupazione era di non perdere la coincidenza del treno successivo.
A volte è anche difficile entrare in stazione. “Emergenza barbone all’ingresso”, direbbe qualcuno.
Ogni storia è diversa, il futuro di ognuno di noi è un intreccio tra volontà, destino, fortuna. Certo è che i diritti fondamentali dell’uomo non si riconoscono e garantiscono allontanando ulteriormente chi è già stato emarginato dalla vita. (Art. 3 Cost.“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…Senza distinzione di condizioni personali e sociali”).
Nel “Diario degli errori”, Ennio Flaiano scrive: “Ma il sale di una civiltà sono i vagabondi. Quando essi godono il rispetto che si deve al più debole è segno che il rispetto per le altre libertà funziona”.
In Italia, per noia, gli danno fuoco.