di Gaetano Alessi
Che Bologna fosse una città multietnica è cosa risaputa, ma che ci fosse un giorno particolare in cui questo crogiolo di colori e suoni acquista vigore e prende per mano l’intera collettività non è avvenimento noto a tutti. Otto ore che cambiano il volto della città medaglia d’oro per la Resistenza, accendendo gli occhi di chi, sboccando dallo stretto cunicolo che da via D’Azeglio si apre in Piazza Maggiore, si trova immerso in quello che a prima vista sembra un carnevale fuori stagione.
Maschere, disegni, ritmo incessante d’ogni cosa che possa produrre un suono.
E’ il giorno! E’ la Par Tòt Parata.
Progetto artistico-culturale ispiratosi alla Zinneke Parade di Bruxelles, è ormai divenuto uno degli momenti culturali più importanti della città, un giorno di festa entrato nella memoria collettiva. Evento capace di portare migliaia di ragazzi in strada e ridisegnare simbolicamente la città, valorizzando gli spazi pubblici e le potenzialità dei collettivi attraverso la cultura, la creatività e la fantasia dei cittadini. Organizzata dall’associazione “Oltre”, che tiene a precisare che l’iniziativa vive “di partecipazione, volontariato e cittadinanza attiva”, la Par Tòt si sviluppa nei mesi attraverso un’idea d’integrazione che viene da lontano e che si spinge oltre coinvolgendo un universo d’associazioni e “Laboratori”. Sembra, attraversando un serpentone infinito di gente, che tutto sia lasciato all’improvvisazione, ad una sorta di caos calmo che sopravvive per un’alchimia di magica inerzia, ma non è così.
I gruppi s’integrano tra loro in maniera simbiotica e la partecipazione dei cittadini è viva, reale e spesso molto più divertita e rumorosa degli stessi attori dell’evento. Lingue e dialetti si mischiano lasciando percepire una partecipazione senza bandiere: Lyon, Bordeaux, Venezia, Napoli, Como, La Spezia, Vicenza, le città di alcuni dei gruppi presenti.
In un epoca in cui anche le forze di Governo tendono ad alzare steccati, la Par Tòt li abbatte con la forza di un sorriso e l’incoscienza delle idee. Con il risultato che la “Parata” ha il merito di restituire alla collettività alcune zone della città definite in stato di degrado come la “Montagnola” (a due passi dalla stazione centrale). Dimostrando che non servono nugoli di forze dell’ordine o stupide ordinanze per combattere la criminalità, ma basta la voglia di riprendersi gli spazi pubblici grazie alla cultura e la voglia di stare assieme. “Da sempre dove arriva la luce il buio è costretto ad andare via” dicono alcuni ragazzi tuffandosi coraggiosamente in una fontana dominata dalla statua di un leone. Mentre una “fata”, con sullo sfondo una scenografia di mangiafuoco, gioca con delle tartarughe giganti all’interno di un laghetto. La Capoeria brasiliana si gemella con i balli tribali africani. Il degrado sparisce lasciando spazio ad una socialità frutto della reciproco rispetto tra culture. Una lezione quella della Par TòT che dovrebbe essere accolta e diffusa in tutto il paese.“Il tempo ci darà ragione, gli uomini sono migliori di come sembrano”, dicono gli organizzatori bolognesi.
Perché non credergli.
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