di Simone Luciani
Chi semina vento raccoglie tempesta. Questo verrebbe da dire leggendo il durissimo editoriale di Antonio Sciortino contro Silvio Berlusconi su Famiglia Cristiana. Viene da dirlo perché è bizzarro che solo ora ambienti di Chiesa si sveglino, accorgendosi che il centrodestra, cui la Cei e il Vaticano hanno dato fiducia fino a oggi, è ben lontano da quel che la Chiesa vorrebbe che fosse un partito o uno schieramento politico. O che forse è stato un errore l’appoggio a una coalizione condizionata dai diktat xenofobi della Lega, pur di neutralizzare la pattuglia laica-radicale che siede dall’altra parte. Ma è bene ricordare un fatto: Famiglia Cristiana non rappresenta il pensiero della Cei, e men che meno quello del Vaticano. Che, invece, stanno aspettando la “dote di riparazione” delle dissolutezze del premier e degli accenti razzisti del Carroccio. E questa dote è una battaglia campale che la Cei si attende, e che il centrodestra farà, sui temi etici. Ecco spiegata la nemmeno troppo nascosta frustrazione di Sciortino, che nell’editoriale dice che “i cristiani […] attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno disincantata” e che non si può “barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa”.
Ecco dunque che la sopravvivenza della sfibrata, indebolita e poco credibile maggioranza si giocherà sul terreno dell’etica e dei diritti individuali (si ricordi che uno dei fattori di crisi del governo Prodi fu la scomunica vaticana per i Dico, scomunica che spesso ha potere di vita e di morte sugli esecutivi). E i temi sono tre.
Il primo e il secondo sono l’approvazione della pillola abortiva da parte dell’Aifa e le nuove linee guida della legge 40. Su entrambi i fronti il duo Sacconi-Roccella sta alacremente lavorando (della RU486 abbiamo scritto pochi giorni fa, su questo sito), da un lato per rallentare e magari affossare l’iter di approvazione della pillola, dall’altro per inserire di straforo qualche nuovo divieto caduto per mano della Corte Costituzionale.
Il terzo, e in assoluto il più importante, anche per la visibilità che riceverà, è il testamento biologico, che a settimane approderà alla Camera. In una situazione normale la PDL non avrebbe nessuna voglia di mettervi mano: alla Camera il partito di Berlusconi si presenta ben più diviso al suo interno rispetto al Senato. Eppure Sacconi, negli ultimi giorni, va sbandierando ai quattro venti che la Camera può iniziare e concludere il suo lavoro in tempi brevi. Addirittura, dopo l’editoriale di Famiglia Cristiana, è stato uno dei primi a intervenire, ricordando gli impegni del governo in favore della vita. Val la pena citare un episodio raccontato da Chiara Valentini nel libro La fecondazione proibita (Feltrinelli). L’accelerazione decisiva all’approvazione della legge 40 sulla fecondazione assistita viene data l’11 febbraio 2003, quando, nel ricevimento per ricordare il Concordato, Ruini e Sodano riferiscono a Fini e Letta l’amarezza del papa per la legge Bossi-Fini sull’immigrazione e per la posizione assunta sull’Iraq. Di lì la richiesta, prontamente eseguita, di approvare rapidamente la legge sulla fecondazione assistita, la più restrittiva possibile. Oggi siamo in una situazione molto simile. La legge sul testamento biologico è l’ultima occasione a disposizione di Berlusconi per non perdere la benedizione del Vaticano. Ma è l’occasione, per chi nella maggioranza non crede più nel premier (e parrebbero crescere di giorno in giorno, da chi vorrebbe prendere il suo posto a chi non lo sopporta più semplicemente perché conserva un minimo di senso del pudore), di assestare “la spallata”. Ed è un’occasione soprattutto per l’opposizione, i cui cattolici dovranno riflettere: vale la pena tenersi Berlusconi per imporre agli italiani una legge così brutta?
E, infine, una lezione da tenere presente per il futuro: per fare governi non si scenda a patti col diavolo. Ma nemmeno con i santi, o sedicenti tali.