di Annibale
Quello che proponiamo qui di seguito è l’articolo che appare a pagina 35 del quotidiano Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana. A firmarlo non è un giornalista qualsiasi, ma Umberto Folena, autorevole caporedattore del giornale dei vescovi e consulente della Cei . Autorevole perché molto spesso in questi anni è stato lui a rispondere a polemiche importanti per tutti, e per la Cei in modo particolare, come quella sui fondi dell’otto per mille. No, la sua non è una voce qualsiasi, o espressione di un dissenso consolidato, radicato. Vale la pena di leggerlo.
“ Finalmente è toccato anche a me far parte del piccolo gruppo di giornalisti invitati alla serata che ogni mese il premier organizza nella sua residenza romana. Ne avevo tanto letto, e ora potevo vedere e sentire di persona. A cominciare dal sobrio buffet: pasta al pomodoro fresco e mozzarella, verdure grigliate, prosciutto crudo, filetti di trota al vapore, frutta di stagione, vino dei Castelli. Dunque è vero, soltanto prodotti italiani, che abbiano viaggiato (e inquinato) il meno possibile. Un chiaro messaggio sociale e politico.
Ma se ci trovavamo lì, era soprattutto per la qualità degli ospiti. Un noto duo violino e flauto ha eseguito per la prima volta alcuni brani recentemente ritrovati e attribuiti a Vivaldi. Poi il premier ci ha invitati a vedere, e commentare, una ventina di minuti della nuova serie Rai, da lui caldeggiata, sui «grandi italiani che sanno pensare agli altri». C’erano anche alcuni registi coinvolti nell’impresa produttiva, che potrebbe contribuire a far assumere alla tv di Stato il ruolo centrale, per la cultura del Paese, che già ebbe negli anni Cinquanta e Sessanta, ma con maggiore libertà e apertura di prospettive. «Dobbiamo mettere un argine alle troppe sciocchezze – ha detto il premier – e comunque che sia chiara la distinzione tra sciocchezze e cose serie».
Alla serata era presente un gruppo di giovani freschi di maturità con i loro professori. Il premier li ha ascoltati a lungo. Alla fine ci ha spiegato: «Un Paese che non investe nei suoi giovani non ha futuro, i giovani sono la nostra risorsa, non il nostro problema come anche voi – ha ammonito sorridendo – troppo spesso rischiate di far credere alla gente. Ho detto ai ragazzi che l’Italia, che sto cercando di costruire, vuole premiare l’intelligenza, l’applicazione, il lavoro, la dedizione. Non bastano un bel viso e un po’ di sfacciataggine per riuscire, e dimentichiamoci con la pigra scorciatoia del mito della tv. Il talento, se c’è, va educato e coltivato. Volete fare gli ingegneri? Volete fare gli attori? Frequentate le scuole più serie, sudate per otto ore al giorno, e riparliamone tra qualche anno».
E la politica, ho chiesto, non c’è bisogno anche di giovani in politica?
«Certo, ma amministratori non ci si inventa. Non bastano una conoscenza, la bella presenza, la spintarella. Le nostre città, la nostra nazione hanno bisogno di politici seri, moralmente ineccepibili, competenti. E persone così non si improvvisano».
Alla serata erano presenti docenti universitari, imprenditori, artisti che si sono conosciuti, si sono scambiati idee (e numeri di telefono), ripromettendosi di incontrarsi per mettere a punto idee e progetti.
Queste sono le serate del premier: riunire il meglio del Paese e lanciare questo messaggio: sono la qualità, la serietà, la sostanza a far crescere la nazione, rendendo bella e grande l’Italia, e gli italiani orgogliosi di viverci; non l’apparenza, la cialtroneria, il vuoto centrifugato.
Era una serata unica, indimenticabile… Ma a quel punto – peccato – mi sono svegliato.”
Nelle stesse ore anche un altro collaboratore di Avvenire, Gianni Gennari, ha scritto al riguardo, su Dnews. A suo avviso fa bene Famiglia Cristiana e il suo direttore a dire, strillare, scrivere quello che hanno detto, strillato, scritto. MA pretendere che sia la Chiesa e il Papa a risolvere i problemi dell’opposizione in Italia sa di uno strano clericalismo.