di Paolo De Chiara
La vicenda del collega siciliano Pino Maniaci, ora, deve solo far riflettere. Deve essere da esempio per evitare certi assurdi ragionamenti. Frutto, probabilmente, di un disinteresse diffuso in tutto il resto del Paese. Pino Maniaci è il direttore di ‘Telejato’, un’emittente televisiva di Partinico (Palermo) che si occupa di mafia. Una televisione che denuncia, racconta, spiega e che fa ‘nomi e cognomi’. Di chi? Dei mafiosi locali. Pone l’indice contro ‘le famiglie di Borgetto, Montelepre, Partinico, Cinisi e Terrasini’. Le stesse famiglie che da qualche tempo stanno rendendo la vita difficile a Pino con attentanti, intimidazioni e minacce di morte. Il giornalista-giornalista Maniaci è il protagonista di un ‘piano’ omicida di Cosa Nostra. Il suo senso di legalità, la sua passione per il giornalismo, la sua libertà danno fastidio a questi maledetti criminali. “Esiste un piano della mafia per eliminarmi”. Con queste fredde parole il cronista antimafia ha lanciato l’allarme. Nell’intervista rilasciata al sito ‘LiveSicilia’ il giornalista, accusato di esercizio abusivo della professione, denuncia con serenità, facendo nomi e cognomi, una situazione diventata insostenibile. Il problema non era tanto lo “spiacevole equivoco”, così come definito dal portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. L’assoluzione decretata da un giudice ha fatto registrare anche l’intervento del segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Enzo Jacopino: “c’è un giudice a Partinico, capace di respingere inverosimili interpretazioni della legge”. Questo caso dovrebbe essere da esempio per il futuro. Chi lotta quotidianamente contro le organizzazioni criminali deve essere sostenuto e non criminalizzato con infondate accuse. Il problema che deve essere affrontato e risolto il prima possibile resta l’incolumità fisica di Pino e della sua famiglia. Dobbiamo tutti stringerci intorno al giornalista antimafia Pino Maniaci (su ‘facebook’ molti gruppi sono nati per sostenere il suo impegno antimafia). Per Giuseppe Lumia, anche lui minacciato di morte da Cosa Nostra: “Pino Maniaci non va lasciato solo. E’ una grande risorsa della stampa libera. E’ il simbolo di un’informazione libera e coraggiosa, perché racconta gli interessi della mafia nel territorio, indicando nomi e cognomi dei boss. Pino Maniaci deve avere accanto a sé la parte migliore dello Stato e della società”. Mentre per Sonia Alfano, eurodeputato dell’Italia dei Valori e figlia di un altro simbolo della lotta alla mafia ucciso a colpi di pistola: “Pino Maniaci è un uomo libero e un giornalista con la schiena dritta che non obbedisce a padrini o padroni”. La sorella del giudice Paolo Borsellino, Rita (europarlamentare per il Pd) ha aggiunto: “l’informazione libera è una delle cose che dà più fastidio alla criminalità organizzata. Per questo, non stupisce che il giornalista Pino Maniaci sia nel mirino della mafia”. Cosa dobbiamo ancora aspettare per proteggere Pino? Ora tocca a noi e a tutte le Istituzioni spostare il mirino e posizionarlo dall’altra parte. Grazie a Pino Maniaci si conosce il piano criminale e vigliacco delle famiglie mafiose ‘di Borgetto, Montelepre, Partinico, Cinisi e Terrasini’. E’ giunto il momento di agire. Di far capire a questi quattro delinquenti che è finito il tempo delle facili minacce. Ma che Stato è quello che permette questi numerosi episodi da ‘far west’? Sin quando le persone oneste devono temere per la loro vita? E per quella dei loro familiari? Uno Stato serio avrebbe, da diversi anni, già eliminato questo cancro che opprime il Paese intero. Ora tocca a noi tutti. Teniamo gli occhi aperti. Non è possibile più far finta di non capire, di non sapere. La vita dei tanti Pino Maniaci italiani è nelle nostre mani. Stringiamoci intorno ai simboli della libertà e del fresco profumo di legalità. Pino Maniaci fa della professione giornalistica una missione quotidiana. Lui lotta con onore e con orgoglio contro il malaffare. E per fare questo non occorre certo un ‘patentino’. Occorre dignità.
http://paolodechiaraisernia.splinder.com/