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Articolo 21 - Editoriali
Il danno e la beffa
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di Michele Conforti

Nonostante le pompose dichiarazioni del Ministro Bondi di fronte al Capo dello Stato in occasione della presentazione dei David di Donatello, nonostante le roboanti dichiarazioni del sottosegretario Giro a Napoli sul settore del teatro e quello del cinema “duramente colpiti” dal taglio del Fus e dalla conseguente ripartizione (mai nei limiti di legge), nonostante le assicurazioni varie ed autorevoli di esponenti della maggioranza , questo governo, ed in particolare il Ministro Tremonti, ha voluto dare un segnale inquietante a tutto il cinema italiano.
Dopo i successi internazionali di Gomorra e il Divo, dopo la rinascita al botteghino nel 2008 di tanti film italiani di generi diversi che hanno ritrovato il loro pubblico, frutto di una politica attiva del precedente governo e delle battaglie del movimento dei Cento Autori, il Governo ha deciso che il cinema italiano e tutte le attività della cultura ( teatro, danza, musica ) devono morire di stenti.
I segnali negativi erano già arrivati alla fine del 2008 con il taglio in finanziaria del Fondo Unico per lo Spettacolo a livelli mai visti in parecchi anni e con la cancellazione della norma sul Tax credit e sul Tax shelter ( voluta con forza dalle categorie produttive e dagli autori) che avrebbe ridato fiato al sistema dei finanziamenti privati al settore.
394 milioni di euro per tutto il settore delle attività di spettacolo dal vivo e del cinema sono una miseria e servono esclusivamente a pagare le strutture e la burocrazia.
Gli autori e i produttori indipendenti allora si schierarono per la reintegrazione delle norme di aiuto fiscale e per il reintegro dei finanziamenti statali.
In tutta Europa gli Stati, infatti,  stavano intervenendo massicciamente con risorse pubbliche  per aiutare le imprese e le banche travolte dalla crisi mondiale e l’industria culturale  che ne è parte integrante.
La Commissione Europea prolungava la possibilità di un regime di aiuti per il cinema al 2011, forte dell’accoglimento  formale del  protocollo sulla “diversità culturale” che ampliava il concetto di “eccezione culturale”.
Dopo tante iniziative di lotta all’inizio dell’anno fu reintegrata la norma di aiuto fiscale che oggi è già operativa per i produttori indipendenti ed i produttori esecutivi e in autunno lo sarà anche la parte che riguarda gli investitori esterni e così il motore sarà  definitivamente attivo se avrà, però, la benzina  di un pur limitato finanziamento pubblico.
Questo motore opererà , come ha imposto la Commissione Europea, per i film ad “alta eleggibilità culturale”, con forti “difficoltà di mercato”, “film difficili” con “modeste risorse finanziarie”, opere prime e seconde e documentari.
Cosa hanno combinato Tremonti e il governo Berlusconi? Hanno tolto definitivamente la benzina!
Il Fondo cinema è ridotto, oggi a 10 milioni di euro. Serviranno esclusivamente per finanziare, e in parte,  le istituzioni (Festival di Venezia, Centro Sperimentale di Cinematografia, etc). La  produzione indipendente si fermerà  e sarà un colpo per tutta l’industria del cinema. Duecentomila posti di lavoro a rischio!
Qualcuno calcola che i film prodotti in quest’anno solare, compresi i “cinepanettoni” non saranno più di dieci.
L’Associazione Centoautori ha deciso insieme a tutte le categorie professionali e della cultura  e  ai sindacati dei lavoratori di chiedere che entro Luglio i 60 milioni di euro per tutte le arti dello spettacolo vengano ripristinati poichè  il cinema, la musica, la danza, il teatro , tutte le arti ed i talenti di un paese sono la sua forza strategica per il futuro.
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