di Paolo De Chiara*
Dopo le dimissioni dall’ufficio politico abbiamo avvicinato il senatore Giuseppe Astore, già deputato nella legislatura passata con il governo Prodi. L’attuale vice-presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale è ritenuto uno dei pochi dirigenti dell’IdV a criticare alcune scelte di Antonio Di Pietro. Per questo suo modo di far politica ha rischiato anche di non essere rieletto. Molti sono stati gli argomenti toccati con il senatore di San Giuliano di Puglia.
Lei, qualche tempo fa, ha dichiarato che in Abruzzo non si deve ripetere quello che è accaduto nella nostra Regione. Ma cos’è il modello Molise?
“Il modello Molise tanto ventilato ai quattro venti da Berlusconi, che ripete le stesse sceneggiate già fatte a San Giuliano di Puglia, è basato su una sola cosa. Il terremoto viene utilizzato per la strumentalizzazione del potere politico, da chi ha il potere ma, spesso, anche da chi fa opposizione. Vedere come qualcuno scambi i diritti dei cittadini alla ricostruzione, che è un diritto sacrosanto, per favori, credo che sia un modello da bandire, nel rispetto del diritto dei cittadini. La prossima settimana presenterò una modifica alla legge sulla protezione civile che è del 1992. Vorrei che il popolo molisano riflettesse. Non è possibile legare le concessioni della ricostruzione, altre provvidenze varie per il terremoto o alla potenza politica della rappresentanza parlamentare o al benestare di un Berlusconi, di un Prodi. Per ogni calamità naturale non si può più assistere a queste sceneggiate, a questi strappi. Dobbiamo sapere, ad esempio, che la prima casa viene ricostruita al cento per cento, che la seconda viene ricostruita al 30 per cento, che l’emergenza duri tre anni e non all’infinito”.
La Procura di Larino è intervenuta sul ‘modello Molise’, consegnando gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 27 persone. I reati vanno dall’abuso d’ufficio al falso ideologico, dalla concussione alla turbativa d’asta sino alla truffa. I filoni di indagine sono quattro. Lei cosa ne pensa?
“Io abito a 5 chilometri da Colletorto e conosco anche alcuni di quei soggetti. Non entro nel merito. Posso dare solidarietà umana a tutti. Ma io credo che sul terremoto vadano aperte delle finestre da parte della Procura. Credo che vadano passati al setaccio tutti i conteggi. Una cosa è la lotta politica e una cosa è la lotta giudiziaria. La magistratura deve pensare a garantire il più debole. Durante queste calamità c’è chi è furbo e approfitta delle situazioni e c’è chi è debole. Siccome sono soldi frutto di disgrazie e di morti devono essere spesi nell’assoluta trasparenza”
Affianco al ‘modello Molise’ c’è anche la questione dell’articolo 15.
“Sull’articolo 15 mi sono battuto come un leone. Capisco i 14 sindaci del cratere che hanno dato il loro assenso. All’Abruzzo ho consigliato, insieme alla ricostruzione e al rilancio dell’economia, di non far rinviare questo problema. L’articolo 15 è un’opera di ingegneria finanziaria diabolica. Sono stati messi insieme diversi fondi e utilizzati dal commissario per fare quello che si voleva, usurpando fondi enormi destinati ai cittadini del cratere. Si sa perché è stato fatto. Per poter intervenire su altre parti del territorio, sempre a ragnatela, con una rete di clientele incredibile”.
Lei ha accusato i suoi colleghi parlamentari molisani di essere stato lasciato solo sulla questione molisana.
“Lo dico con estrema lealtà, senza voler accusare nessuno. Sono stato solo in Aula, mentre altri preferivano ricevere ministri e altro durante la campagna elettorale. L’esperienza molisana volevo trasferirla nell’esperienza abruzzese, presentando 33 emendamenti ed elaborando 3 ordini del giorno. Ho elaborato anche 5 emendamenti collettivi delle regole sul Molise, tra cui uno sullo stanziamento di fondi che questo governo ha tentato di togliere. Grazie al ministro Di Pietro nel 2008 sono arrivati in Molise 275 milioni di euro. E’ stato impostato su mio consiglio la priorità del cratere. Non vorrei che la solidarietà giusta, umana e politica che noi dobbiamo dare a quella immane tragedia dell’Abruzzo faccia dimenticare che in Molise la ricostruzione è al 30%. Questa è la realtà. E’ giusto che un cittadino di Santa Croce di Magliano, di Larino, di Ururi non ricostruisca la propria casa quando qualcuno reclama la seconda? Ecco, quel discorso di ordine generale che deve essere inserito in una legge dello Stato. Lo Stato non deve essere mai patrigno, mai schizofrenico. E’ giusto, ad esempio, che la Sicilia abbia l’abbattimento dei tributi al 90% e noi, dopo tanti sforzi, al 60%? Io credo che non sia corretto”.
Ora i soldi, come Lei ha affermato, sono finiti. Come è possibile risolvere questa questione?
“Nel 2009 il governo Berlusconi non ha stanziato una lira per la ricostruzione molisana. Bisogna fare un piano come è stato fatto in Abruzzo”.
Dal terremoto passiamo alle personali vicende politiche di questi ultimi giorni. In una sua nota si legge: “rimetto il mandato da presidente di questo istituto tampone (l’ufficio politico, ndr) consapevole del fatto che la scelta più giusta sia il commissariamento del partito a tutti i suoi livelli, dal regionale ai coordinamenti provinciali”. Il coordinatore regionale dell’IdV Giuseppe Caterina è intervenuto sulla questione allontanando l’idea di un eventuale commissariamento del partito. Esistono due linee di pensiero per il futuro di questo partito?
“Giuseppe Caterina, forse, conosce poco la situazione. Noi abbiamo fatto un congresso legittimo, forse uno dei pochi in Italia, dove sono stato eletto. Ho reputato, l’anno scorso, di consegnare le dimissioni dopo la mia elezione al Senato perché pensavo che iniziasse una seconda fase. Quella che ha poi iniziato Di Pietro. Un radicamento territoriale, che si ottiene con l’organizzazione del partito sul territorio. Sono stato pregato di continuare il mio impegno nel partito come presidente dell’ufficio politico. Con il risultato elettorale più che positivo, soprattutto in Molise, ho deciso di riproporre il problema di prima. Discuteremo a Roma in maniera molto serena. Il partito si può organizzare in vari modi. Con un commissario per due o tre anni e poi arrivare ai congressi di ordine democratico. Non si può fare il congresso domani mattina su una realtà, come l’Italia dei Valori, che è totalmente cambiata. Non vorrei che qualcuno si chiudesse a cerniera per dire ‘qua comando io e non entra nessuno’. Bisogna tener conto di queste belle realtà per radicare sul territorio e per pilotare un inizio di opposizione a Michele Iorio. Dispiace che il Pd sia in quello stato. Credo che intorno all’IdV è ipotizzabile una nuova proposta politica in questa Regione”.
La settimana scorsa ad Isernia il giornalista Alberico Giostra ha presentato il suo libro ‘Il Tribuno’. Proprio nel libro si legge: “Giuseppe Astore è l’uomo che ha ricostruito l’IDV nella terra del suo fondatore. In pochi anni, Astore l’ha portata dall’8% al 30%, superando il Pd. Con la gratitudine che lo contraddistingue, Tonino ha cercato di farlo fuori piazzandolo nel 2008 al Senato, convinto che non ce l’avrebbe mai fatta”. Lei cosa ne pensa?
“Non è l’8% per cento il dato esatto. Quando sono entrato in questo partito l’Italia dei Valori era al 2%. Devo essere grato a Di Pietro. Avevo abbandonato la politica. Qualcuno mi aveva buttato come una scarpa vecchia. Non mi ero più ricandidato perché deluso, soprattutto del centro-sinistra. Dopo il terremoto Di Pietro ed altri amici mi hanno ridato vita. Non ho chiesto di candidarmi alla Camera dei Deputati. Lui mi ha fatto questo dono. C’è una certa simpatia, anche se abbiamo caratteri quasi simili. Reputo di avere grande stima per essere sempre stato coerente nella mia vita politica. Sono stato sempre un cattolico popolare di centro-sinistra e nessuno mi farà morire diversamente da come mi sono formato. Dopo due anni mi sono visto spostare al Senato, in un collegio, come quello del Molise, che era perso. Mi sono anche amareggiato. Pensavo di non aver demeritato pur avendo sempre reclamato la mia autonomia. Non sono quei tipi che si inginocchiano davanti a Di Pietro. Io lo stimo ed esprimo la mia opinione. Sono stato eletto, è successo questo miracolo. Lui dice che prevedeva queste cose. Volevo continuare il lavoro svolto alla Camera dei Deputati. Ma lo ringrazio, perché continuo a farlo al Senato”.
Giostra continua su questo terreno affermando: “Contro di lui veniva concepito un perverso inciucio: una componente del Pd locale votava Anita Di Giuseppe dell’IdV, mentre una parte dell’Idv, guidata da Cristiano Di Pietro, dava indicazioni di voto per alcuni candidati del Pd, ma non per Astore”. C’è del vero?
“All’inizio della campagna elettorale si era sparsa la voce che il voto dato a me era inutile, ma non da parte di Antonio Di Pietro”.
Nemmeno da parte del figlio Cristiano?
“Con il figlio ci sono stati e ci sono contrasti politici. Io credo che i figli è meglio che facciano i figli e non la politica. Ad esempio sulla visione di come condurre la Provincia. Dove c’è un ‘papocchio’ che va risolto. Queste cose le pagheremo, i cittadini ce la faranno pagare. L’elezione ha risolto tutto. Ma non ha risolto quella che deve essere l’organizzazione del partito. Per me dobbiamo essere la forza maggiore in Molise. Dobbiamo essere una forza propositiva. Sino ad ora siamo stati un movimento più ‘anti’ che ‘pro’. Credo che dire queste cose non significa contrastare qualcuno. Dobbiamo portare avanti la nostra collocazione politica. Bisogna discutere se spostarci a sinistra, come vuole De Magistris, o stare al fianco del Pd, come credo sia più giusto. Chi deve essere punito sono i traditori e non chi cerca di dire la sua”.
Il giornalista Giostra, famoso in Molise per altre inchieste, Le ha fatto un appunto su una vicenda precisa: “Un gesto da dimenticare è la sua firma sulla lettera con la quale l’IdV annunciava a 104 sindaci molisani (su 136) che il Ministro Di Pietro aveva fatto stanziare dal Cipe tra i 50 e i 100mila euro di contributi per ciascun comune. Una pioggia preelettorale di denaro alla Remo Gaspari tornata indietro in forma di voti”.
“Forse ha ragione Giostra perché era prima delle elezioni. Sono vecchi metodi della Democrazia Cristiana, cioè del mio partito. Mi sono fatto trascinare dalla voglia di essere rieletto, dall’entusiasmo di comunicare ai sindaci, di avere qualche voto in più”.
Nel libro ‘Il Tribuno’ Berlusconi e Di Pietro vengono posti sullo stesso piano.
“Io credo che ci sia una differenza sostanziale tra i due, al di là di certi lati caratteriali e di gestione che possono sembrare simili. Parlo di autoritarismo. Berlusconi utilizza lo Stato per i suoi fatti. Di Pietro tenta di riformare lo Stato”.
Un altro argomento caldo in questa Regione è la sanità. Lei ha chiesto un commissario contro il deficit e contro il caos. Che intende?
“C’è un arrembaggio finale nella sanità. Noi abbiamo accumulato un deficit spaventoso. Siamo tra le cinque Regioni del piano di rientro. Siamo già stati avvertiti e abbiamo avuto quattro mesi di proroga per fare determinati adempimenti. Iorio, con molta onestà intellettuale, deve dire che non ce la fa a riordinare la sanità molisana. Sia per la sua mentalità e sia perché non ha un progetto serio da portare avanti. Non è serio eliminare le zone e rinominare quattro coordinatori sulle stesse zone. Un riordino serio deve andare a vantaggio dei cittadini. Deve potenziare il ruolo del Cardarelli, deve dare un ruolo giusto alla Cattolica e alla Neuromed. Deve diminuire i posti letto. Bisogna colloquiare seriamente con la gente”.
Michele Iorio viene criticato per le sue scelte. Ma viene, però, sempre eletto.
“Spero che la prossima volta possa esserci la svolta. Questo Imperatore domina tutto con una rete di rapporti. Noi puntiamo ad una società più libera, ad una società in cui ci sia diritto di cittadinanza”.
Lei parlava di un centro-sinistra unito. Ma come si fa ad unire il centro-sinistra se, poi, su Campobasso l’IdV impone il suo candidato sindaco, evitando qualsiasi confronto con gli alleati?
“Su Campobasso la colpa è di tutti. Quando Di Pietro si è accorto che non si voleva riconoscere la leadership il presidente è partito senza malignità e ha scelto il suo candidato. Sulle macerie va ricostruito prima un progetto, poi un programma e poi un leader che dovrebbe pilotare tutta la coalizione per salvare questa Regione”.
L’altro grave errore è stato commesso in provincia di Isernia.
“In provincia di Isernia qualche ragazzotto del Pd va dicendo che la colpa è la nostra. Io ho aspettato ore e ore, nottate e nottate perché là potevamo iniziare la ricostruzione”.
Perché non si è voluto l’accordo?
“Qualcuno teme che qualche leader che nasce attraverso le elezioni possa disturbare leadership già consolidate”.
E’ riapparso, con le provinciali di Isernia, l’inciucio di Venafro, fatto dal Pd e dall’IdV.
“Il sottoscritto non ha mai tollerato, mai approvato quello che è avvenuto a Venafro”.
L’Italia dei Valori, però, ancora appoggia l’amministrazione di centro-destra di Venafro.
“L’inciucio di Venafro ha avuto la mia avversione piena ieri e oggi”.
Secondo Marco Amendola, segretario provinciale del Pd: “i numeri dimostrano che seppur avessimo siglato l’accordo con l’Italia dei Valori non sarebbe cambiato nulla”. Lei è dello stesso avviso?
“Si sbaglia profondamente il giovane Amendola. Era l’idea di una ricostruzione del centro-sinistra intorno a Sorbo che poi era anche un tipo non allineato totalmente nel vecchio Pd. Era la certezza che davamo al popolo molisano. Di stare insieme e di lottare contro Iorio nella sua casa. Io ricordo bene quando Iorio fece il ribaltone nel 1998 io rimasi solo nel centro-sinistra come popolare e a Isernia si vinse”.
*PUBBLICATO SUL MENSILE MOLISANO 'Il Ponte', luglio 2009