di Federico Orlando*
Cara Europa, nel maggio 2008, ministro delle pari opportunità l’on. Pollastrini, è nato il magazine web “Women in the City”, da me fondato e diretto come responsabile della testata. Si tratta di un prodotto editoriale internazionale di genere, unico nel suo genere nel panorama editoriale italiano, focalizzato su diritti umani e non discriminazione,lavoro, eguaglianza, cittadinanza, salute femminile, difficoltà del rapporto donna-istituzioni in genere e sanitarie in particolare. L’esperienza di un anno ci ha consentito di andare oltre modelli femminili a senso unico imposti dalla tv, oltre il silenzio che avvolge i punti di vista plurali delle donne. Stavamo costruendo un’informazione di attualità, parallela a quella neutra che di solito è volta al maschile. Siamo convinte che uomini e donne agiscono insieme e che si tratta di far emergere la parte femminile dell’opera comune. Ora succede che, arrivati alla fine del primo periodo di sperimentazione, e passato il ministero delle pari opportunità della Pollastrini alla Carfagna, il progetto sia stato (almeno finora) inspiegabilmente penalizzato. La richiesta di rinnovare il contributo (febbraio 2009) è rimasta fino ad oggi inevasa. Da cinque mesi siamo in un balletto di rinvii e di silenzi. Va di moda, sui giornali, parlare di bavagli. Noi non intendiamo atteggiarci a imbavagliate, ma, come vedete, per spegnere voci non conformiste non è indispensabile scatenare i guardiani della rivoluzione come Amhadinejad né stringere il rubinetto delle intercettazioni e delle informazioni. Basta fingere di dimenticare esperienze in corso, per quanto salutate da successo. Nella Condorelli, Roma
Cara Nella, del tuo magazine internazionale on line “Women in the City”, del quale sono stato lettore a cui ho invitato anche mie amiche e colleghe a chiederti di collaborare (e ti ringrazio d’averglielo consentito), si sono interessati i senatori del Pd Vincenzo Vita, Della Monica e Vittoria Franco, rivolgendo alla ministra Carfagna un’interrogazione a risposta orale, fin qui rimasta delusa. I parlamentari fanno presente, oltre ad alcune delle cose da te ricordate in questa lettera, che “Women in the city” non è un prodotto di comunicazione del dipartimento Pari Opportunità , ma un progetto sperimentale della società civile, sostenuto da un incarico e da un finanziamento ministeriale: cosa che, fra l’altro, vi ha indotte a non utilizzare canali pubblicitari. Tra settembre e dicembre scorsi, nel pieno della fase sperimentale, il magazine è stato raggiunto da oltre 300 mila contatti provenenti da 11 paesi. I parlamentari chiedono perché il ministro non si decide a finanziare la seconda parte del programma. Restiamo in attesa vigile della risposta, concedendo al ministro ancora un po’ di tempo per districarsi tra la sua avventurosa proposta di legge, che prevede sanzioni ai clienti delle prostitute (e spero alle clienti dei prostituti) , e il suo presidente del consiglio, che come “fruitore ultimo” di qualcuna di quelle potrebbe incappare nel castigo gelminiano: tante volte la sventurata riuscisse a portare la sua proposta in porto. Dopo di che, se le discriminazioni continueranno, metteremo altra polvere nei cannoni di settembre contro l’imbavagliamento (altro che riforma condivisa delle intercettazioni, presidente Napoletano). Ieri sera, alla Festa d’estate di Articolo 21 presso il Circolo Montecitorio, ne abbiamo discusso con Ahmad Rafat (Adnkronos internazionale, Renata Polverini (segretaria Ugi), l’euroavvocato D’Amati, giornalisti di Repubblica, di Rai International e colleghi che rischiano in zone mafiose. Voi,intanto,mantenete viva la vostra battaglia culturale negli spazi ricavabili da siti esistenti. E non dimenticate il procuratore Borrelli: resistere, resistere, resistere.
*da Europa