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Articolo 21 - Editoriali
Riforma Alfano del processo penale. Per il CSM è incostituzionale. Intervista al consigliere Vincenzo Siniscalchi
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di Gianni Rossi

Il progetto di riforma del ministro Alfano sul codice di procedura penale è stato bocciato dal CSM, il consiglio superiore della magistratura, perché contrasterebbe con i principi costituzionali, come l'obbligatorietà dell'azione penale e la ragionevole durata dei processi, e potrebbe avere  effetti «gravi» sull'efficacia delle indagini. Il plenum del Csm ha approvato con qualche piccola modifica il parere della VII commissione, che ha bocciato dunque le norme chiave del provvedimento. A favore hanno votato tutti i togati, i laici del centrosinistra e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Contrari i laici di centrodestra, astenuto il laico dell' Udc Ugo Bergamo. Ne abbiamo parlato con il membro del CSM Vincenzo Siniscalchi. 

D. Quale è stato il suo ruolo in questo giudizio contrario al progetto Alfano?

R. “Ho collaborato con molta convinzione alla redazione del parere sul pacchetto di riforme processuali, proposte dal ministro Alfano, e in particolare ho svolto nel plenum del CSM alcuni interventi volti a segnalare la illegittimità delle proposte di modifica del codice di procedura penale sull’astensione e la ricusazione dei giudici.Il pretesto è quello di dare imparzialità ai giudici, ma la verità è che ancora una volta, introducendo come motivo di astensione l’aver espresso giudizi da parte di un giudice, che poi a distanza di tempo  diverrà il giudice di un processo a carico di colui il quale è stato oggetto di critica (vedi il caso Mills-Berlusconi, tanto per non sbagliare!), in effetti si vuole colpire ancora una volta la libera circolazione dei idee, di giudizi, che sono completamente avulsi dal concetto di insulto o da questioni personali, e rappresentano una estrinsecazione ovvia della libertà prevista dall’articolo 21 della Costituzione. Non si sa perché (o meglio lo si capisce molto bene) dovrebbe far registrare il sordomutismo dei magistrati per ragioni di bassa convenienza … Che cosa c’entri tutto questo con una riforma del codice di procedura penale per rendere i processi più seri e più rapidi è cosa che nemmeno il ministro Alfano, che è evidentemente incapsulato nel “lodo” che porta il suo nome, riesce a spiegare. 

D. Anziché risolvere i cronici problemi della lentezza dei processi, si sceglie di mettere il “silenziatore” ai giudici “scomodi”?

R. “I giudici non debbono parlare e non debbono giudicare il “manovratore”, i giornalisti non debbono informare, il dibattito deve essere spento e bloccato. Perché Alfano non si preoccupa di istituire la ricusazione dei giudici costituzionali Mazzella e Napolitano che, come noto, dovendo giudicare a ottobre proprio sul “lodo Alfano” e che interessa Berlusconi e compagni, hanno rivendicato sfacciatamente il diritto di fare una “agape fraterna”, con cena a un tavolo attorno al quale guarda caso sedevano proprio le persone interessate al giudizio che dovranno sostenere come giudici costituzionali (Berlusconi, Alfano,Letta)? Mazzella e Napolitano non debbono essere ricusati perché hanno una singolare patente di credibilità; giudici come la Gandus di Milamo, invece,  che fanno il loro dovere con estrema obiettività e imparzialità, dovrebbero secondo questa riforma scontare il fatto di aver esercitato liberamente il proprio diritto di critica politica e in materia di ordinamento giudiziario.”.

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