di Gianni Rossi
Il disegno di legge ha potuto giovarsi dei suggerimenti provenienti da più parti e si è avvalso anche delle osservazioni e degli spunti, offerti sul wiki frontiere digitali, sul blog unaleggeperlarete.wordpress.com o nel gruppo facebook, Una legge per la rete, ma anche dai contributi espressi dai navigatori di Articolo 21 e Aprileonline.
Gli argomenti erano certo importanti (la neutralità della rete, il free software, la banda larga per tutti) ma la partecipazione e la qualità dei commenti hanno superato qualsiasi attesa.
Ulteriori, rilevanti contributi sulla libertà della rete e del software sono venuti dai seminari svolti a Roma e a Milano, animati dai bloggers, internauti ed esponenti politici che si occupano di tali temi. Più volte anche il Commissario europeo alla Società dell’Informazione, Viviane Reding, ha sottolineato che questo settore è la chiave per la competitività e la crescita economica in Europa, ed è responsabile per circa il 50% dell’attuale crescita di produttività nella UE. Il futuro economico e sociale dipende in larga parte dal futuro delle reti. Per contrastare l’attuale profonda crisi economica, il Vertice europeo ha previsto finanziamenti imponenti indirizzati al settore dell’innovazione: nel nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013, infatti, l’Unione Europea ha destinato circa 7 miliardi di euro a progetti collegati alle nuove tecnologie. Ne abbiamo parlato con il primo firmatario della Proposta, il senatore Vincenzo Vita.
D. Quali sono, Vita, i punti qualificanti della vostra proposta?R. “I tre punti essenziali sono: garantire la neutralità della rete, ovvero l’accesso per tutti a canoni limitati o persino gratuitamente, essendo questo un capitolo cruciale dei nuovi diritti di cittadinanza. In secondo luogo, un grande piano di viluppo digitale attraverso un investimento triennale impegnativo e un programma rigoroso di alfabetizzazione informatica. Terzo elemento di qualità del testo è il software libero, vale a dire, la rottura con la logica proprietaria dei codici della “nuova conoscenza”.
D. Intanto, questa è la prima proposta di legge sulla rete, discussa e integrata proprio dal “popolo” della rete.
R. “Il testo che abbiamo presentato con il senatore Vimercati è il frutto di una lunga consultazione in rete. Tant’è che la stesura finale è per circa due terzi diversa da quella iniziale. Insomma, abbiamo voluto attivare una sorta di “Terza Camera” virtuale, per dare voce a quei tanti straordinari soggetti che non animano le piazze , bensì la “net society”, quella vasta società della rete che ormai partecipa a tutti gli eventi politici, senza magari entrare nelle sedi istituzionali della “vecchia politica”.
D. C’è un attacco alla libertà di scaricare da Internet. In Francia per fortuna è intervenuta la Corte costituzionale contro il progetto di censura del governo.R. “ In effetti, tra i punti proprio inseriti nel testo, dopo il tentativo di legge francese e quello anche europeo, c’è la norma contro i filtraggi. La libertà non si può e non si deve toccare.
D. Tutti i partiti, specie a sinistra, parlano di utilizzare la rete come strumento partecipativo, ma poi non sviluppano siti, aree, le culture necessarie. Perché?R. “Perché ancora non è entrata nella cultura politica l’ottica del linguaggio digitale, che non è un settore di lavoro, ma il nuovo sistema nervoso del villaggio globale. Si parala tanto di Obama e del suo successo dovuto alla rete, ma prendo atto amaramente che i documenti congressuali del PD non si occupano compiutamente di questa grande straordinaria novità. E’ anche con la forza della rete che si può e si deve combattere l’egemonia culturale della destra”.