di Livio Pepino*
Una singolare coincidenza ha voluto che l'approvazione da parte della Camera della legge di controriforma dell'ordinamento giudiziario sia intervenuta proprio nei giorni in cui Magistratura democratica ha festeggiato a Roma, con una intensa due giorni, il quarantesimo compleanno. Singolare coincidenza che merita un paio di riflessioni.
I contenuti della controriforma sono ormai noti a tutti: i magistrati saranno, seppur in diverso modo, soggetti, oltre che alla legge, anche ai capi degli uffici e al ministro della giustizia; la separazione delle car-riere tra giudici e pubblici ministeri (ché di questo sostanzialmente si tratta) e il ripristino di una organizza-zione rigorosamente gerarchica delle Procure metterà di fatto sotto tutela l'obbligatorietà dell'azione penale; gli uffici direttivi saranno assegnati non a chi ha autorevolezza e capacità organizzative ma a chi è stato co-optato nell'alta magistratura con appositi concorsi teorici (funzionanti, all'evidenza, come mere prove di omogeneità culturale) e ha abbandonato per un congruo numero di anni l'ufficio da dirigere; l'estraneità dal dibattito culturale e il conseguente conformismo saranno lo stigma dei magistrati che vogliono evitare noie disciplinari. Altrettanto noti sono gli obiettivi dell'operazione: completare e blindare il progetto di contrazione dei diritti sociali e civili, di smantellamento del welfare, di irrigidimento delle istituzioni in senso autoritario, ché, per ridimensionare i diritti e le libertà , occorre indebolire chi, per Costituzione, ne è tutore e garante.
Orbene, proprio per contrastare un sistema così congegnato (in vigore, nel nostro Paese, fino agli anni sessanta) è nata, quarant'anni fa, Magistratura democratica, con l'obiettivo di "democratizzare l'esercizio del-la funzione giudiziaria", di superare un modello di giudice "chiuso nella torre eburnea di un esclusivo tecni-cismo", di realizzare il progetto costituzionale di un giudice soggetto soltanto alla legge, promotore di diritti e di eguaglianza, capace di attuare il controllo di legalità anche sull'esercizio del potere. Il percorso per la re-alizzazione di questo obiettivo costituisce la storia di Magistratura democratica: un percorso contrastato (fuo-ri, ma anche dentro l'istituzione), talora aspro, ma alla fine vincente, almeno sui punti fondamentali. Di qui mutamenti profondi nella cultura dei giudici e nelle leggi di ordinamento giudiziario. Ma di qui anche la rea-zione di chi non vuole una società di uguali e non tollera il controllo di legalità . E di qui, conseguentemente, la controriforma. Ovviamente Md raccoglie la sfida. Quale occasione migliore del quarantesimo compleanno per farlo? L'avventura continua e per molti, insieme a noi, comincia. Magistratura democratica è motivata e attenta come quarant'anni fa.
*Presidente di Magistratura democratica