di Gianni Rossi
R Sì, è andata oltre anche quella del 1980, ai tempi del CAF (l’asse di potere tra DC e PSI formato dai leader Craxi-Andreotti-Forlani) e poi nel 2001 con Gasparri ministro delle comunicazioni. Allora Berlusconi cominciò l’azione di “conquista dell’immaginario degli italiani”. Purtroppo c’è riuscito! E infatti la nostra sconfitta non è politica in senso stretto, ma è culturale e nell’ordine del “simbolico”. In questi giorni si è raggiunta un’ulteriore vetta: nella occupazione del potere e ora si attacca persino il TG3, cominciando l’assedio finale.
Sul versante strategico l’operazione di affossamento dell’accordo con SKY segnala invece la vittoria sul “mercato” di Mediaset, che vincola la RAI alla difesa ad oltranza della vecchia Tv contro ogni speranza pubblica di multimedialità.
In barba al Contratto di servizio, al rispetto degli utenti e allo stesso buon senso ( quanti decoder dovremo avere per veder la TV digitale e satellitare terrestre, oltre a quella a pagamento?), e per di più si invita la RAI a violare la legge da parte della stessa direzione dell’azienda: quando si suppone di spostare sulla TV digitale terrestre i canali che erano trasmessi da SKY, con ciò stesso superando il limite del 20% dei programmi previsto dalla stessa legge Gasparri.
D. E’ così iniziato il viale del tramonto della RAI?R. Esatto! Purtroppo è cominciato verosimilmente il tratto discendete della RAI: da primo editore italiano a terza azienda su tre, ma di una certa consistenza. E ovviamente lo smacco di questi giorni se non verrà corretto porterà alla inesorabile obsolescenza del servizio pubblico.
D. Non ti sembra che i partiti politici si interessino solo a spolparsi il malloppo della RAI e non guardino all’evoluzione del settore e della cultura multimediale?R. Farei delle distinzioni: PDL e Lega all’arrembaggio. Le opposizioni subiscono, ma ormai per risalire la china serve un progetto. Subito! E non tanto e solo di partito. Un progetto culturale e adatto alla stagione post-industriale, aperto alle innovazioni della rete. Ai nuovi bisogni culturali e informativi, che non sono più passivi, ma dinamici, interattivi. La comunicazione è da considerarsi ormai un bene comune come le altre libertà fondamentali, già previste nella nostra Costituzione.