“Manca solo il cappuccio e siamo a Guantanamo”, ci aveva detto qualche giorno fa Gino, uno degli operai della Innse mentre una rappresentanza della nostra associazione era a Milano per testimoniare attenzione e solidarietà per la sacrosanta rivendicazione dei quarantanove operai. “In Cina, in Iran, in Venezuela - spiegava Giovanna - oscurano Internet per mettere a tacere le voci libere. Qui semplicemente è bastato tagliare l’energia elettrica ai cinque operai che stanno sul carro ponte per impedire loro di ricaricare le batterie dei cellulari e comunicare con il resto del mondo, a cominciare dai figli, dalle moglie, dagli amici che stanno ai cancelli della fabbrica”. “La censura è la stessa; così si vuole oscurare la libertà primaria di comunicare e informare”.
Ma una delle affermazioni più significative dello stesso Gino, a testimoniare uno spirito solidale e non egoistico, riguardava l’appello ai media affinché tengano alta l’attenzione su tutte le vicende che riguardano non solo gli operai di Lambrate ma tutti quelli che, in ogni parte d’Italia, vivono le stesse quotidiane condizioni di difficoltà.
Come quella di Marcellina, a 40 chilometri da Roma in cui i lavoratori si sono arrampicati sulla torre miscelatrice dello stabilimento per protestare contro la chiusura della fabbrica. Hanno affisso uno striscione con la scritta “l’Innse ce l’ha fatta, ora tocca a noi”. E tocca a televisioni pubbliche e private, come afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti, illuminare a giorno tutte le realtà nelle quali si è riaperta una grande questione sociale. Basterebbe che un centesimo del tempo dedicato in questi giorni ai servizi sulle ronde e sulle bandiere e gli inni regionali fosse destinato alla protesta degli operai perché questa questione sociale uscisse dai confini angusti di una protesta locale per diventare una grande, dirimente, questione nazionale. Ed è per questa ragione che abbiamo deciso di aprire sul sito di Articolo21 un osservatorio permanente per raccogliere testimonianze, proteste, riflessioni dei lavoratori dal nord al sud del Paese e per stimolare i media, proprio all’indomani di un’importante vittoria civile come quella di Milano  a dare voce alle tante Innse che rischiano di chiudere e lasciare senza lavoro centinaia di operai.