di Maria Latella
dal Corriere della Sera
«Romano? Non lo sento più. Eppure ci muoviamo bene, basta guardare come abbiamo messo sotto Buttiglione»
ROMA - Hanno letto lâ??articolo, quello sulla prima pagina del Riformista , il jâ??accuse in cui lui, Michele Santoro, si dipinge quale volontario «sedotto e abbandonato» da Romano Prodi. Hanno letto, si son guardati in tasca, hanno sbirciato la loro busta paga. «Ma questo che vuole?» si sono poi cordialmente chiesti. Loro, i funzionari dellâ??ex Pci-Pds-Ds, e quel che resta del Ppi-Asinello-Democratici-Margherita, quelli che «guadagno un quattordicesimo di quel che prende un eurodeputato e non faccio un lavoro interessante come chi sta a Strasburgo e a Bruxelles». «A me di andare a Bruxelles fregava meno di niente. Lâ??ho fatto perché doveva nascere questa federazione dei partiti del centrosinistra» dice ora il sedotto e abbandonato, un poâ?? divertito dalle reazioni che lâ??articolo ha provocato, un poâ?? intenzionato a sottolineare che il suo è un atteggiamento «costruttivo». «Ho espresso uno stato dâ??animo forzando un poâ??, esagerando nei toni, ma lâ??ho fatto volutamente, e ho scelto un piccolo giornale perché fosse un messaggio in bottiglia, inviato a Prodi - dice ora Michele Santoro -. Eâ?? lui il mio punto di riferimento».
Per gli appassionati compulsatori di appelli, ecco una breve sintesi del «messaggio in bottiglia» inviato da Santoro. Esordisce, come Berlusconi, con una barzelletta: «Un turista va nella foresta e incontra un gorilla che lo violenta». Come quel turista, sorride amaro il conduttore tv ora eurodeputato, «ora son qui che piango, mi dispero e non riesco a dimenticare». Prodi, gorilla violentatore, e Santoro, turista violentato? Proprio. «Chi vuole capisce. Da quando siamo stati eletti, non una telefonata, non una convocazione. Câ??è stata, sì, una cena a Bruxelles, noi tutti insieme a Prodi, ma è stato più che altro un incontro conviviale».
Meno convivio e più politica, chiede invece Santoro. «Câ??era un comitato del Listone. Che fine ha fatto? Comprendeva gente come me, come Sandra Bonsanti di Libertà e Giustizia, come Gad Lerner e quella parte di girotondini dialoganti con Prodi. Se si vanno a rivedere le cronache della convention dellâ??Ulivo, ci troviamo quella gente là in prima fila e câ??eravamo noi, Gad ed io, a condurla dal palco». E poi? «Poi adesso, per le Regionali, si fanno le liste di partito. E la lista Unitaria, dico io?
Lilli Gruber e Santoro hanno portato due milioni di voti. Un milione e mezzo erano voti dei partiti, dâ??accordo, ma resta pur sempre quel mezzo milione di voti nuovi, la cosiddetta società civile».
Quei voti, lascia capire il conducator di «Samarcanda» e de «Il rosso e il nero», quei voti andrebbero tenuti in caldo, utilizzando coloro che li hanno presi. «Invece, sembra ti dicano: voi fate gli eurodeputati, alla politica ci pensiamo noi». Beh, mica brutto il mestiere di eurodeputato, no? A Bruxelles ti sprovincializzi, vedi le cose secondo una visione meno ristretta.
Santoro non nega i vantaggi dellâ??osservare la politica italiana a un migliaio di chilometri di distanza. Anzi: «Il problema non è stare a Bruxelles. In Europa ci muoviamo bene, basta guardare come abbiamo messo sotto Buttiglione. Però, persone come me non pensano di fare politica tutta la vita. La faccio perché mi è stato impedito di esercitare il mio mestiere, ma, quando la normalità sarà ripristinata, quello vorrei tornare a fare, il giornalista». Nel frattempo, comunque, il suo contributo ci terrebbe a darlo, ecco: «Una presenza decorativa, da bella statuina non mi interessa. Allora, interrompo prima del tempo. Dicono che fare lâ??europarlamentare sia unâ??esperienza interessante, bene, eventualmente cederò lâ??esperienza a qualcun altro. Leggo su Repubblica che anche lâ??editorialista Giovanni Valentini pone il problema dellâ??incompatibilità tra giornalismo e politica, dice che non possiamo tornare a fare il lavoro che facevamo prima... Divertente. Mi risulta che anche lui fosse un potenziale candidato della Margherita».
Queste comunque son marginalità , chiude Santoro, recuperando lâ??ottimismo della volontà sul pessimismo del meridionale. «Per come conosco Romano Prodi, mi pare uno molto organizzato nelle sue campagne elettorali. Probabilmente sta cominciando ora a guardarsi intorno e piano piano capirà che fare a meno della società civile non gli conviene». Magari, sotto elezioni, tornerete di nuovo molto visibili. «Eh no. Non sono tipo da farmi estrarre troppe volte dallâ??armadio».