di Lancillotto
"Diciamolo subito, a scanso di equivoci, il processo al senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, non e' stato un processo politico". E' questo quello che avevano detto all'inizio della loro requisitoria, i pubblici ministeri di Palermo, Antonio Ingroia e Nico Gozzo, davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo. "E non e' stato neppure un processo a Berlusconi- hanno aggiunto- Anzi, Silvio Berlusconi, ha sostenuto l' accusa, sarebbe stata vittima dei boss mafiosi. I magistrati ricordano le minacce e le intimidazioni subite dalle imprese che fanno capo al suo gruppo: dai tentativi di sequestro di persona, agli attentati alla Standa a Catania negli anni Novanta. Mentre Dell' Utri, secondo l'accusa, sarebbe l'ambasciatore di Cosa Nostra nel piu' importante gruppo imprenditoriale del nostro Paese. Dell' Utri avrebbe contrattato con i boss, e con loro sarebbe stato in contatto fin dagli anni Sessanta.
Questo lungo processo durato sei anni , durante il quale si sono consumate 256 udienze, ascoltati 270 testi (di cui 40 collaboratori di giustizia), letti migliaia di atti, presentate fotografie, centinaia di intercettazioni ambientali, telefoniche , tutto frutto di dieci anni di indagini cominciate con le dichiarazioi nel febbraio del 1993 del boss Salvatore Cancemi, e' la storia di "due siciliani" a Milano: quella imprenditoriale di Dell' Utri che negli anni Settanta viene assunto da Silvio Berlusconi, e quella di Gaetano Cina', piccolo commerciante palermitano con importanti collegamenti in Cosa Nostra. Proprio nel retrobottega del suo negozio sportivo di Palermo sarebbero avvenuti presunti incontri tra Dell'Utri e uomini d'onore. Cina', sarebbe anche l'esattore che si reca a Milano per raccogliere la tassa o regalia, che si voglia, che la Fininvest concede fino agli anni 90 ai Boss e che e' documentata nei libri contabili di Cosa Nostra.
Dell'Utri divide con Cina' la passione calcistica", ma anche Vittorio Mangano, l'ex stalliere di Arcore, gia' implicato negli anni Settanta per questioni di mafia, il finanziere Filippo Alberto Rapisarda, i boss mafiosi Stefano Bontade e Mimmo Teresi, e Francesco Di Carlo, che poi sarebbe diventato collaboratore di giustizia.
Proprio Di Carlo, l'ex boss di Altofonte, racconta di un presunto incontro avvenuto nel '74, presso la sede della Edilnord di Foro Bonaparte di Milano tra i boss, il presidente Berlusconi e Dell'Utri.
Di Carlo fa una descrizione dettagliata degli uffici nei quali Berlusconi, preoccupato per la sua famiglia, chiese garanzie ai 'mammasantissima' di Cosa Nostra a Milano. E Bontade , sempre secondo il racconto di Di Carlo, disse a Berlusconi di stare tranquillo. E' proprio per questo gli sarebbe stato messo accanto Vittorio Mangano nella sua villa di Arcore, l'uomo d'onore poi condannato all'ergastolo per vari reati. Nelle dichiarazioni rese da Berlusconi nel giugno dell' 87 agli investigatori milanesi che indagavano su Mangano, il Presidente del Consiglio disse che aveva bisogno di un fattore, di un uomo fidato e che Dell' Utri glielo trovo' a Palermo.
Ma proprio nel presunto incontro del 74 negli uffici della Edilnord di Berlusconi, si sarebbero create , sempre secondo Di Carlo le premesse per un investimento dei soldi della mafia, offerti dal Boss Bontade, nelle holding da cui e' nata poi la Fininvest. Investimenti confermati anche dal finanziere FilippoAlberto Rapisarda, anche lui prodigo di amicizie pericolose, e per un certo periodo amico e datore di lavoro di Dell'Utri , quando questi fu allontanato da Berlusconi.
Un licenziamento, sul quale si e' fermata l'attenzione della Procura di Palermo. Perche' Berlusconi , si domandano i magistrati, aveva detto nel 77 che Dell' Utri non era in grado di dirigere una societa' del suo gruppo, e poi dopo l'iscrizione alla loggia P2, nel 1978, dove Berlusconi fa nuovi incontri e allaccia rapporti con Flavio Carboni, il finanziere legato ad ambienti mafiosi, fa rientrare nell' 83 Dell' Utri addirittura alla guida di Publitalia, la societa' piu' importante del gruppo"?
E ancora. Perche', si chiedono i magistrati, dopo l'attentato dell'86 alla sede della Edilnord, Berlusconi chiede conto a Dell'Utri, in una intercettazione telefonica, di un eventuale coinvolgimento di Cosa Nostra e di Mangano in particolare?
Poi, una storia di presunte estorsioni quali quella raccontata da Vincenzo Garraffa, imprenditore, presidente della Pallacanestro Trapani, al quale Dell'Utri, in qualita' di responsabile di Publitalia, procura lo sponsor ma in cambio chiede una percentuale del 50 per cento in neroâ?¦. alla quale Garraffa si oppone, ottenendo in cambio la visita di Virga, boss trapanese, che tenta di convincerlo con le minacce.
Una vita comunque in continua ascesa quella di Dell'Utri, tanto da ricoprire un ruolo fondametale anche nella nascita politica di Forza Italia, di cui si occupa a partire dal 1992, anni delle stragi di mafia , preoccupato delle sorti di Publitalia, per il vuoto politico lasciato dalla Dc e da un parlamento colpito dagli avvisi di garanzia di tangentopoli.
L'ultimo pentito ad accusare Dell'Utri è stato Antonino Giuffrè, braccio destro di Bernardo Provenzano: "Dell'utri - ha detto l'ex padrino della Cupola - fu protagonista della trattativa politica messa in campo da Cosa nostra dopo le stragi Falcone-Borsellino". Così i boss avrebbero deciso di sostenere elettoralmente Forza Italia.
Una ricostruzione, quella della storia dei " due siciliani a Palermo" alla quale Dell'Utri si oppone fortemente : "siamo al travisamento dei fatti, - ha detto il senatore di Forza Italia - i magistrati stanno raccontando il film di un altro processo, occultando anche brani di verita' solo perche' non combaciano perfettamente con la loro accusa".
Le prove invece , dicono i magistrati antimafia di Palermo, sono costituite dalle dichiarazioni di una 30ina di pentiti; dall'esame del traffico telefonico del parlamentare che testimonierebbe continui contatti con uomini d'onore; dal contenuto delle sue agende dove sono riportati appuntamenti con Pino Mandalari, massone e commercialista di Toto Riina, il quale viene intercettato mentre si impegna durante la campagna elettorale di Forza Italia.
Ma i magistrati parlano anche di un'occasione mancata: quando il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiamato a testimoniare , avvalendosi delle sue facolta', in qualita di indagato di reato connesso ( che e' stato archiviato) ha deciso, avvalendosi di un suo diritto, di non rispondere sui rapporti con Dell'Utri, su quell'incontro del '74 con i boss di Cosa Nostra, sull'assunzione e sul licenziamento di Vittorio Mangano, sui buchi neri dei bilanci delle Holding della Fininvest. E un 'no comment ' e ' arrivato anche oggi dal premier, dopo la sentenza. Se Berlusconi avesse parlato, dicono i magistrati, sarebbe stato forse il principale teste d'accusa di Dell'Utri in un processo che potrebbe riscrivere la storia degli ultimi dieci anni del nostro Paese.