di Gabriele Zamparini*
Internet continua a metterci davanti agli occhi i volti e gli umori di quella regressione culturale spaventosa che sta consumando il paese; dopo i macabri giochi della Lega, l’apologia della tortura sul Facebook dei celoduristi, l’invito alla violenza omofoba da Radio Padania Libera, ora apprendiamo del social network dei fan di “Svastichella”:
Nasce su Facebook il fan club di «Svastichella», in carcere per aver aggredito e accoltellato due gay. Il gruppo, creato da Simone M., è di chiara ispirazione omofoba e di estrema destra.
Non basta chiudere questi siti internet, peraltro doveroso se si vuole almeno arginare l’effetto emulativo; c’è bisogno di contrastare questa regressione culturale con un’azione culturale di grande respiro, che ponga al centro la scuola, l’università, l’informazione. C’è bisogno che il governo ponga mano al portafogli e finanzi campagne d’informazione in televisione e sulla carta stampata; c’è bisogno che le istituzioni, a cominciare da governo e parlamento, ascoltino, aiutino finanziariamente e collaborino con le associazioni e gruppi che si occupano di contrastare razzismo e omofobia. C’è bisogno che il governo si ricordi che è lí per occuparsi dei problemi del paese; abbiamo bisogno di politici che stiano ad ascoltare, non di salotti televisivi immacolati dove ciambellani e parolieri recitano una commedia noiosa e ributtante.
Ma la politica italiana è impegnata in una guerra all’ultimo colpo basso per l’annientamento dell’avversario; in questa guerra fratricida, le istituzioni repubblicane – già in cattiva salute da molto tempo – rischiano di collassare sotto i colpi del papa re, del papi duce e di un’armata di apprendisti stregoni senza scrupoli intenzionati ad affossare il paese pur di salvare il proprio feudo.
La destra è consapevole di non avere alternative a Berlusconi e le poche, timide voci di critica (parlare di dissenso sarebbe troppo, anche nel caso di Fini) sono subito tacciate dai centurioni in un culto della personalità che dovrebbe preoccuparci seriamente.
Il PD nel frattempo è impegnato nei giochi di un Congresso che sembra sempre piú un regolamento di conti e dove personalismi e accordi sottobanco prendono il posto di quella discussione libera, aperta e democratica su temi concreti che la classe dirigente del partito teme e cerca di impedire.
La campagna d’autunno del nostro piccolo duce è già cominciata con le denunce contro il quotidiano Repubblica – reo di fare domande pubbliche sulla salute pubblica della Repubblica italiana – e con le cannonate del condottiero Feltri sul Giornale di famiglia. Sulle denunce a Repubblica speriamo (ma è solo una speranza) che abbia ragione il Presidente Ciampi quando parla di “un passo falso per chi l’ha fatto”. C’è un appello da firmare di tre illustri giuristi – Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky – in difesa di quella poca libertà di stampa che ci resta.
Quanto a Feltri, le ultime notizie sugli attacchi del Giornale al direttore di Avvenire parlano di un “giallo” – e non poteva essere altrimenti in questa Italia dei veleni. In tutta questa storia, l’unica certezza è l’ipocrisia che sembra essere la dea protettrice del paese. Le sorti del governo e del paese sono ora nelle mani di Santa Romana Chiesa; ecco allora il segretario del PD Franceschini esprimere “piena solidarieta’ a Dino Boffo e all’Avvenire”, promuovendo cosí l’ipocrisia a virtú pubblica. Dall’altra parte, Bossi e Calderoli si preparano a cospargersi il capo di cenere e andranno in penitenza al Vaticano per “ricordare che la nostra matrice è cristiano-cattolica”. Ma Berlusconi frena: “Adesso è meglio se state tutti zitti, lasciamo decantare la cosa. Poi me ne occuperò io personalmente”.
Sotto attacco dalle gerarchie vaticane, dai separatisti della Lega, dai giornalisti e avvocati di famiglia, dall’ignavia politica e dall’inadeguatezza culturale della classe dirigente del PD, nel mezzo della piú preoccupante crisi economica internazionale dell’ultimo secolo, la Repubblica italiana sta morendo. Ma almeno spirerà con tutti i conforti religiosi. Amen.