Articolo 21 - Editoriali
In piazza per la libertĂ di informazione e i diritti umani
di Antonella Napoli
Grande mobilitazione per il 19 del mondo cattolico e dell’associazionismo
Cresce la mobilitazione in vista dell’iniziativa del 19 settembre per la libertà d’informazione. Continuano ad arrivare adesioni dal mondo cattolico e dall'associazionismo. In particolare non hanno fatto mancare il proprio sostegno ad Articolo 21 e alla Federazione della stampa italiana. le Acli e le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani.
Tra le prime ad aderire alla manifestazione Italians for Darfur, AnnaViva, Freeburma, Events for rights, Tavola della Pace e Associazione dei rifugiati politici del Sudan.
Da tempo queste associazioni lamentano l'oscuramento di notizie relative a crisi umanitarie come quelle in atto in Darfur e in Somalia e alle violazioni dei più elementari diritti dell'uomo in paesi come Birmania e Libia.
Gli spazi dedicati a tali argomenti sono sempre più limitati. La scarsa qualità dell'informazione, spesso concentrata morbosamente sul delitto sanguinario o sulla notizia di gossip di turno, penalizza soprattutto la diffusione di notizie sulle violenze e i soprusi che regimi e finte democrazie continuano a perpetrare impunemente a danno dei popoli che opprimono.
Se l’Iran è stato a lungo al centro dell’attenzione mediatica, grazie alle proteste di coloro che si oppongono ad Amhadinejad sfidando le forze di polizia con le contestazioni in piazza che hanno causato centinaia di morti, servizi sui diritti umani calpestati in Myanmar, Sudan, Somalia, Arabia Saudita e in molti altri paesi, non sempre trovano spazio nei tg o negli spazi informativi della televisione italiana.
Fa riflettere un dato. Al di là dei pezzi sui singoli avvenimenti (la ribellione dei monaci in Birmania, la repressione in Tibet, le manifestazioni di protesta durante i Giochi olimpici a Pechino), negli ultimi anni si è registrato un complessivo calo dell'interesse mediatico per le questioni umanitarie in generale. Nei telegiornali Rai e Mediaset le notizie sulle crisi e i ‘conflitti dimenticati’ dal 2007 sono passate dal 10%, già di per se percentuale bassa, all’8% (6426 su un totale di 83.200).
Da tempo diciamo che nel nostro Paese l’unica strada per poter assicurare maggiore copertura sui diritti umani sia quella di un "format dedicato” che garantisca l’adempimento della Rai, in quanto servizio pubblico, ai propri doveri in base a quanto stipulato dal Contratto di servizio e sollecitato dalle risoluzioni approvate dalla Commissione parlamentare di Vigilanza. Ma finora i riscontri a tale proposta sono stati pressoché nulli.
La strada verso un’informazione più giusta e attenta nei confronti di un tema tanto importante e nobile è dunque ancora molto lunga.
Cresce la mobilitazione in vista dell’iniziativa del 19 settembre per la libertà d’informazione. Continuano ad arrivare adesioni dal mondo cattolico e dall'associazionismo. In particolare non hanno fatto mancare il proprio sostegno ad Articolo 21 e alla Federazione della stampa italiana. le Acli e le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani.
Tra le prime ad aderire alla manifestazione Italians for Darfur, AnnaViva, Freeburma, Events for rights, Tavola della Pace e Associazione dei rifugiati politici del Sudan.
Da tempo queste associazioni lamentano l'oscuramento di notizie relative a crisi umanitarie come quelle in atto in Darfur e in Somalia e alle violazioni dei più elementari diritti dell'uomo in paesi come Birmania e Libia.
Gli spazi dedicati a tali argomenti sono sempre più limitati. La scarsa qualità dell'informazione, spesso concentrata morbosamente sul delitto sanguinario o sulla notizia di gossip di turno, penalizza soprattutto la diffusione di notizie sulle violenze e i soprusi che regimi e finte democrazie continuano a perpetrare impunemente a danno dei popoli che opprimono.
Se l’Iran è stato a lungo al centro dell’attenzione mediatica, grazie alle proteste di coloro che si oppongono ad Amhadinejad sfidando le forze di polizia con le contestazioni in piazza che hanno causato centinaia di morti, servizi sui diritti umani calpestati in Myanmar, Sudan, Somalia, Arabia Saudita e in molti altri paesi, non sempre trovano spazio nei tg o negli spazi informativi della televisione italiana.
Fa riflettere un dato. Al di là dei pezzi sui singoli avvenimenti (la ribellione dei monaci in Birmania, la repressione in Tibet, le manifestazioni di protesta durante i Giochi olimpici a Pechino), negli ultimi anni si è registrato un complessivo calo dell'interesse mediatico per le questioni umanitarie in generale. Nei telegiornali Rai e Mediaset le notizie sulle crisi e i ‘conflitti dimenticati’ dal 2007 sono passate dal 10%, già di per se percentuale bassa, all’8% (6426 su un totale di 83.200).
Da tempo diciamo che nel nostro Paese l’unica strada per poter assicurare maggiore copertura sui diritti umani sia quella di un "format dedicato” che garantisca l’adempimento della Rai, in quanto servizio pubblico, ai propri doveri in base a quanto stipulato dal Contratto di servizio e sollecitato dalle risoluzioni approvate dalla Commissione parlamentare di Vigilanza. Ma finora i riscontri a tale proposta sono stati pressoché nulli.
La strada verso un’informazione più giusta e attenta nei confronti di un tema tanto importante e nobile è dunque ancora molto lunga.
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