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Articolo 21 - Editoriali
Mieli, la «terza via» del Corriere
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di Laura Matteucci

da L'Unità

MILANO La designazione ufficiale è arrivata ieri sera. Otto anni dopo averla lasciata, Paolo Mieli torna alla direzione del Corriere della Sera, che aveva già guidato dal ??92 al ??96. Stefano Folli, dopo un anno e mezzo appena, esce di scena. «Non me lo sarei mai aspettato. Ma in fondo al cuore speravo che in qualche momento ci fosse ancora bisogno di me», commenta a caldo Mieli. Che aggiunge: «Non metterò piede al giornale fino a quando non sarà stato completato tutto il percorso previsto. Fino a quando non avrò incontrato il Cdr e si sarà svolta l??assemblea, il giornale sarà retto da Folli». Per l??insediamento di Mieli, in sostanza, manca il voto della redazione. Oggi stesso il direttore designato incontrerà il Cdr per la sottoscrizione degli impegni in caso di nomina e alle 16 parteciperà all'assemblea dei giornalisti per illustrare il suo programma. La votazione segreta per il parere preventivo obbligatorio dei giornalisti si svolgerà domani, martedì 21 e mercoledì 22 dicembre.
Una scelta istituzionale. Un secondo mandato che pare avere il pregio di non urtare troppo le suscettibilità politiche, e che di certo non è inviso, per dirla con un eufemismo, alla Confindustria di Montezemolo. Per dirla tutta, Mieli non è di sicuro un prodiano, ma nemmeno alfiere di Berlusconi. Con lui torna l??uomo (e il Corriere) della mediazione. Perlomeno, l??unica mediazione possibile al momento tra i soci Rcs, la realtà politica e la campagna elettorale. Troppo suscettibili di veti incrociati, per opposti motivi, le candidature di Enrico Mentana e di Guido Gentili, ex direttore de Il Sole 24 Ore. La notizia circolava già da un paio di giorni. Ma da ieri è ufficiale, coronata dall??intesa raggiunta all??unanimità ai vertici di via Solferino. A due passi dalla Scala, nello studio milanese del presidente di Rcs Quotidiani, Piergaetano Marchetti, in serata si è riunito prima il Patto di sindacato, e a seguire è stato convocato anche il Cdr del Corriere per l??annuncio definitivo. Presenti al summit, il presidente di Mediobanca Gabriele Galateri di Genola, il presidente di Capitalia Cesare Geronzi, il presidente onorario della Fondiaria Sai Salvatore Ligresti (socio di riferimento di Berlusconi), il presidente della Mittel (la finanziaria di Banca Intesa) Giovanni Bazoli, l??amministratore delegato di Intesa Corrado Passera e Francesco Merloni. Presente anche Vittorio Colao, amministratore delegato della Rcs Mediagroup e della Rcs Quotidiani, il cui Cda si è riunito subito dopo il Patto di sindacato per ratificare la designazione.
Il primo commento di Paolo Serventi Longhi, segretario generale di Federstampa, è stato un richiamo a Mieli a farsi «garante dell??autonomia della redazione e del giornale».
Formalmente, la questione non è ancora chiusa. Perché il cda di Rcs ha il potere di proporre, ma non di nominare il direttore, se non dopo l??espressione del parere della redazione. Parere non vincolante, però obbligatorio e preventivo. I tempi stringono. Già convocata per il nuovo piano industriale per Rcs Mediagroup, oggi si riunisce l??assemblea di redazione. Con un ordine del giorno piuttosto corposo. Tra le scrivanie di via Solferino, i mal di pancia per il ritorno di Mieli si sprecano. Tra l??altro, al termine del suo primo mandato, nel ??96, la redazione finì per sfiduciarlo. Ma è molto difficile pensare ad una credibile alternativa che possa trovare il favore dei soci Rcs. Da ricordare anche che Mieli è tuttora direttore editoriale di Rcs.
Sarà Mieli secondo, quindi. E sarà lui «a fare la squadra», come ha ricordato il presidente dei grandi soci di Rcs, Giampiero Pesenti, al termine della riunione del Patto. Anche se un nome già pare certo: quello di Pierluigi Battista, editorialista della Stampa, da sempre braccio destro di Mieli, nel ruolo di vicedirettore. Con lui, scelte politiche a parte, il Corriere punta al recupero delle copie perdute sotto la direzione Folli, e si avvia alla rivoluzione «full color» che partirà l??estate prossima . Un??operazione da 400 miliardi, probabilmente troppo delicata per essere affidata a un direttore come Folli considerato da più parti troppo debole.

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