di Gianni Cipriani
da L'Unità
ROMA Differimento della pena. Perché le condizioni di salute di Paolo Dorigo non sono più compatibili con il carcere. Potrebbe essere questo, tecnicamente, il modo per fare uscire di prigione l'ex militante delle Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente (oggi si definisce militante marxista-leninista-maoista) in carcere da 11 anni perché ritenuto responsabile dell'attentato alla base Nato di Aviano.
L??intrico giuridico. Oggi, infatti, proprio per discutere l'istanza presentata dai legali dell'ex brigatista, si riunirà Tribunale di sorveglianza di Perugia. Un appuntamento che, per Dorigo, può diventare decisivo: in carcere da 11 anni - come detto - l'ex militante del partito armato dovrebbe ancora scontare due anni di detenzione. E potrebbe essere già fuori da tempo se avesse chiesto i benefici previsti dalla legge Gozzini. Ma Dorigo, che dopo aver in un primo tempo rivendicato politicamente l'azione di Aviano ha poi negato la sua partecipazione all'azione, si è sempre rifiutato di presentare la domanda. Oltre a ciò, come più volte denunciato dal Consiglio d'Europa, Dorigo è stato condannato sulla base di dichiarazioni di un pentito che poi non è stato presente in dibattimento. Ciò ha minato il diritto di difesa. All'epoca, c'è da dire, la procedura ancora consentiva una simile evenienza, fino alla riforma dell'articolo 513 che ha stabilito che le accuse sono nulle se non ripetute in processo durante il contraddittorio.
Estreme misure. Tra richiesta del nuovo processo, sia da parte dei legali di Dorigo che del Consiglio d'Europa, sciopero della fame e accuse dell'ex brigatista di essere torturato e di essere utilizzato come cavia di non meglio precisate ricerche neurologiche sperimentali (sostiene che gli sia stato inserito un micro-chip) si è arrivati al braccio di ferro delle settimane scorse quando Dorigo, proprio per la sua determinazione nel rifiutare il cibo, è stato ad un passo dal compromettere in maniera irreversibile le sue condizioni fisiche.
Gli esami medici. Un garbuglio, insomma. Che potrebbe essere risolto oggi. «Finalmente - ha detto l'avvocato Trupiano alla notizia della riunione del tribunale di sorveglianza - abbiamo una data. I giudici dovranno decidere infatti se concedere a Dorigo il differimento della pena. Nel frattempo però gli potrebbero essere concessi gli arresti domiciliari in ospedale come da noi più volte chiesto». Tra l'altro Dorigo da molto tempo aveva chiesto di essere sottoposto ad alcuni esami medici, ma in una struttura civile per verificare appunto la presenza dell'ipotetico microchip nel suo condotto uditivo. Tant'è che aveva sollecitato in particolare una verifica con un sintonizzatore universale, ma anche analisi del sangue e del Dna. «Esami già disposti dal tribunale di sorveglianza - avevano spiegato i suoi legali - ma che non vengono eseguiti».
I richiami dell??Europa. Giornata importante, dunque. Anche perché, ancora pochi giorni orsono, il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa è nuovamente intervenuto sul caso-Dorigo, inviando una lettera al ministro degli esteri italiano Gianfranco Fini, «per richiamarne l'attenzione sull'urgenza di metter fine rapidamente, nel caso Dorigo, alle conseguenze della violazione del diritto ad un equo processo penale, conseguenze di cui il ricorrente continua ad essere vittima oltre cinque anni dopo l'accertamento della violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo».
Un giusto processo. Dorigo, era stato aggiunto, «sta ancora scontando la detenzione alla quale era stato condannato nel 1993 sulla sola base di dichiarazioni unilateralmente rese da co-imputati pentiti, in assenza di esame contraddittorio a favore del ricorrente». Per questo l'Organizzazione di Strasburgo, aveva già adottato due «risoluzioni interinali nelle quali sollecitava l'Italia a riparare le conseguenze della violazione in questo caso». Perché in base alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, «le sentenze della Corte europea implicano per gli stati messi in causa l'obbligo di adottare (...) ogni misura necessaria al fine di rimediare adeguatamente la situazione dei ricorrenti e di prevenire nuove violazioni simili in futuro».
Il tribunale di sorveglianza, forse, potrebbe mettere fine a questo caso decidendo il differimento della pena.