di Enzo Costa*
Un giorno (fra tre settimane? due legislature?), quando tutto sarà finito, la riguarderemo, quella puntata di Pomeriggio Cinque. Per capire il Sistema studiandone stampo e indotto catodici. Rivedremo quei 140 minuti di celebrazione decerebrata di un Telepotere onnipotente e vacillante che – rimodellati i palinsesti - prima della solenne adorazione serale sulla prima rete pubblica, si offriva ad un’informale venerazione pomeridiana sulla prima rete privata. Ed eccola, la sacerdotessa D’Urso, già dedita all’ostensione di freaks (la donna più baffuta d’America, l’uomo più piccolo del mondo), officiare, tra applausi automatici dei fedeli e omelie visionarie di Paolo Liguori, il culto del Premier più escortato del pianeta omaggiante i miracolati di casette da lui non realizzate. Immagini sindoniche dell’Unto fardato in Abruzzo si alternano a lunari dibattiti sugli ufo, canti stonati di vecchiette e cuori infranti di tronisti nel Tempio-studio. Fra le une e gli altri non si nota differenza.
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*da l'Unità