di Nicola Tranfaglia
La svolta è arrivata a Fondi. Già il 14 settembre, malgrado la violenta contestazione degli oratori arrivati per sollecitare lo scioglimento del consiglio comunale della città, fortemente inquinato da presenze mafiose, alla fine del dibattito la piazza del comune si era riempita e gli abitanti di Fondi avevano applaudito gli ospiti che avevano sollevato il problema centrale della città.
Ieri, di fronte a una nuova manifestazione che ha condotto a Fondi non soltanto gli esponenti dell’Italia dei Valori che per prima ha espresso la propria posizione con il senatore Stefano Pedica, ma anche il segretario del Partito democratico Franceschini, di Rifondazione Comunista Ferrero e di Sinistra e Libertà Fava, gli abitanti della società sono accorsi a migliaia nella piazza antistante la Chiesa (quella del Comune è stata negata dal sindaco) e hanno riaffermato di volere anche loro la fine della discussa amministrazione. Per la prima volta di fronte a quell’obiettivo tutte le forze dell’opposizione si sono presentate con una posizione unitaria.
La vicenda è antica. Il prefetto di Latina aveva sollevato già nel settembre 2008 la necessità di scioglimento del consiglio comunale segnalando come la presenza del più grande mercato ortofrutticolo di Europa, con affari che superano il miliardo di euro ogni anno, ha fatto accorrere in quel luogo le bande camorristiche dei Casalesi, quelle della ‘ndrangheta e la stessa Cosa Nostra a concludere i loro affari.
Ma più volte il consiglio dei ministri, presieduto da Berlusconi, ha rifiutato di decidere anche, a quanto pare, per la contrarietà dei ministri Scaiola, Brunetta e Matteoli legati, al parere negativo interessato del senatore Claudio Fazzone, vero dominus della zona.
Ora il ministro dell’Interno Maroni, dopo una seconda relazione richiesta e compilata dal prefetto di Latina, ha di nuovo espresso un parere positivo per lo scioglimento e lo ha sottoposto alla delibera del Consiglio dei Ministri che dovrà decidere il prossimo tre ottobre.
Ora i casi sono due: o il consiglio dei Ministri accoglierà l’opinione del ministro come è sempre avvenuto in tutta la storia postunitaria del nostro paese, o deciderà ancora per il no e il ministro sarà costretto a presentare le sue dimissioni.
Noi ci auguriamo che questo non avvenga e il governo non si schieri ancora una volta contro il proprio rappresentante nella provincia di Latina.
Le due relazioni del prefetto Frattasi e gli episodi violenti con incendi e attentati che sono avvenuti in quel comune appaiono una prova così evidente che non c’è da aspettare un momento a procedere al provvedimento.
Qualora questo non avvenisse, sarebbe difficile non pensare che il governo Berlusconi, anche in questa occasione, si schiera dalla parte della criminalità organizzata e mafiosa piuttosto che contro di essa.
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