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Articolo 21 - Editoriali
La cassa e lo scudo
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di Fabio Evangelisti*

Sta per essere issata, sul pennone di Montecitorio, l’ennesima bandiera d’illegalità. Una vergogna, lo scudo fiscale, che si aggiunge ad altre, troppe vergogne. Una sorta di Lodo Tremonti (a beneficio dei grandi evasori fiscali, quelli che hanno portato all’estero i capitali) che, al pari del Lodo Alfano, violenta la Carta Costituzionale e quel suo caposaldo democratico che si trova nell’art.3, secondo il quale i cittadini italiani dovrebbero essere tutti uguali di fronte alla legge. Ma vediamo di che si tratta.
E’ iniziato, infatti, ieri e si sta sviluppando in queste ore, il duro confronto parlamentare che - con un ennesimo voto di fiducia – porterà, questa settimana, all’approvazione definitiva del terzo condono fiscale varato dal Governo Berlusconi in sette anni. Un decreto legge che l’Italia dei Valori (ma adesso, per la verità, anche l’Udc ed il Pd se ne sono accorti) giudica palesemente in contrasto con la nostra Carta e per evidenziarlo ha anche presentato una pregiudiziale di costituzionalità e chiede al Capo dello Stato di non firmarne la promulgazione.
Di fatto, per arginare il deficit e fare cassa ripianando qualche buco di bilancio, si stravolge la disciplina che, sullo scudo fiscale, era stata approvata appena a fine luglio, con un precedente decreto, dando il via a un gigantesco condono per il rientro dei capitali esportati illegalmente all’estero.
Altro, dunque, che “tutti uguali di fronte alla legge”. Dopo quel Lodo Alfano che ha reso immuni le quattro più alte cariche dello Stato da eventuali procedimenti giudiziari, siamo di fronte ad un’altra, pesantissima spallata alla Costituzione perché con un emendamento, in uno spasmodico e pasticciato (eufemismo) modo di fare, al Senato è stata inserita una vera e propria amnistia per una serie di reati, tra cui il falso in bilancio, così come per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero, l’emissione e utilizzazione di false fatture, i reati dichiarazione fraudolenta, di occultazione o distruzione di documenti finalizzata all’evasione delle imposte sui redditi o dell’IVA.
In più, è stato fatto saltare anche l'obbligo per intermediari e professionisti di segnalare non solo le operazioni sospette ai fini di antiriciclaggio, ma anche quelle legate al possibile finanziamento del terrorismo.
Insomma, una vera porcata, con un altro colpo inferto alla Costituzione (art. 79) perché un provvedimento di amnistia può (deve) essere deliberato dai due terzi dei componenti ciascuna Camera e non certo attraverso l’utilizzo della decretazione d’urgenza. Senza dimenticare che tutti siamo tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della nostra capacità contributiva, come afferma l’art. 53 della Costituzione.
Le stime di Bankitalia dicono che gli evasori italiani nascondono all’estero un capitale di circa 600 miliardi di euro. Quasi tutti in quei paradisi fiscali, molto frequentati anche da Berlusconi dai tempi del conto All Iberian che è servito per pagare Craxi e l’Avvocato Mills.
Per favorire il rientro parziale di una cifra così considerevole, secondo le nuove disposizioni, basterà il versamento di una semplice multa pari appena al 5% della somma dichiarata per consentire a questi evasori di essere equiparati a chi invece si è sempre comportato nel rispetto delle leggi.
Per capire quanto è grande questa porcata, questa gigantesca lavanderia statale per riciclare denaro sporco (anche di sangue) basti pensare che appaiono più onesti persino i trafficanti di droga colombiani che, quando ‘ripuliscono’ il proprio denaro a Miami, pagano il 50% del totale.
Immaginiamo il coro di ‘grazie’ che si leverà soprattutto da parte delle famiglie calabresi e siciliane, ma anche delle banche che già sgomitano per accaparrarsi una fetta di questi capitali da rimpatriare.
Si tratta dunque del condono con le condizioni più favorevoli finora realizzato nel nostro Paese, un riciclaggio di Stato a prezzo stracciato.
Questo scudo fiscale, per noi di Italia dei Valori, è una vera e propria istigazione a delinquere, contro la quale ci opporremo con tutti i mezzi parlamentari a nostra disposizione. Ma l’ultima parola spetta al Presidente Napolitano. Al quale, ancora una volta, sommessamente diciamo:”Giorgio non firmare!”

*Vicepresidente Gruppo IdV alla Camera dei Deputati

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