di Comitato anticamorra*
Chissà se finalmente si comincerà a parlare, a partire dalla manifestazione per la libertà di stampa organizzata nella lontana Roma dal sindacato dei giornalisti per sabato 3 ottobre 2009, della gravissima situazione esistente in alcune aree del Paese, a cominciare dalla Provincia di Caserta. Anzi, Casertistan, dove la camorra è in redazione.
Nel Casertistan l'intreccio tra camorra, politica e imprenditoria condiziona pesantemente la libertà di stampa, fino ad eliminarla del tutto in alcune aree dove i grandi affari realizzati o anche solamente progettati si sono coniugati con la violazione costante delle leggi e con l'imposizione del bavaglio ai giornalisti scomodi. Le minacce della camorra, le querele e le pressioni degli editori e degli esponenti politici – convergenti o concordate contro un unico obiettivo, la libertà di stampa - hanno avuto un laboratorio criminale soprattutto nella zona tra Pignataro Maggiore, Sparanise, Calvi Risorta e Pastorano, insomma l'area industriale a Nord di Capua che è sotto il tallone dei clan. A Pignataro Maggiore i corrispondenti di qualche testata locale possono scrivere solo articoli addomesticati ai voleri della imperante cupola politico-mafiosa; i corrispondenti scomodi, invece, vengono cacciati per intervento della camorra – con la complicità di editori e direttori che acconsentono –, come è peraltro emerso in un'inchiesta del valoroso magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Giovanni Conzo. In questa zona, però, non si organizzano manifestazioni per la libertà di stampa; né la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), il sindacato unitario dei giornalisti, ha mai mandato uno dei suoi numerosi dirigenti a vedere che cosa sta avvenendo. Troppo lontano dai Palazzi romani, il Casertistan.
*Pignataro Maggiore