Articolo 21 - Editoriali
Lavoro, quella parola scomparsa dai media
di Fulvio Fammoni
Sabato si è svolta la più grande manifestazione per l’informazione che si ricordi: per la sua libertà e a sostegno della straordinaria attualità dell’art.21 della Costituzione.
Una riuscita così ampia e plurale riversa grandi e ulteriori responsabilità su tutti coloro che hanno contribuito alla sua riuscita e i tanti altri che mi auguro vorranno partecipare.
Continuare, proseguire con una iniziativa di mobilitazione e di proposta per una vera riforma del sistema di comunicazione italiano è l’impegno che abbiamo preso e dobbiamo realizzare.
In Italia c’è bisogno di una informazione che racconti la verità dei fatti, attenta ai bisogni delle persone; che non distorca le opinioni e dia voce ai più deboli e indifesi; che rafforzi i valori delle non violenza, del rispetto degli altri, della legalità e solidarietà.
I nodi principali su cui intervenire riguardano la necessità di una norma rigorosa sul conflitto di interesse e una nuova legge di sistema per l’intera filiera della comunicazione che a partire da normative antitrust generali e per i diversi settori superi le evidenti anomalie della sbagliata legge esistente e dia norme certe ai diversi settori. Una proposta costruita nel modo più ampio e plurale, ognuno mettendo da parte qualche particolarismo.
In questo ambito avanzo una prima proposta parziale ma di grande valore nei confronti di quelle migliaia di lavoratori che hanno partecipato alla manifestazione di piazza del Popolo, per onorare quell’impegno da tutti richiamato di dare più voce al lavoro e al suo valore sociale.
Nei titoli che segnalano le pagine economiche (economia, impresa, finanza, ecc..) è scomparso in troppi casi il titolo “LAVORO”.
Far riapparire la parola “LAVORO” è una richiesta piccola, ma dal grande valore simbolico, che rivolgo a tutti gli organi di informazione.
Una riuscita così ampia e plurale riversa grandi e ulteriori responsabilità su tutti coloro che hanno contribuito alla sua riuscita e i tanti altri che mi auguro vorranno partecipare.
Continuare, proseguire con una iniziativa di mobilitazione e di proposta per una vera riforma del sistema di comunicazione italiano è l’impegno che abbiamo preso e dobbiamo realizzare.
In Italia c’è bisogno di una informazione che racconti la verità dei fatti, attenta ai bisogni delle persone; che non distorca le opinioni e dia voce ai più deboli e indifesi; che rafforzi i valori delle non violenza, del rispetto degli altri, della legalità e solidarietà.
I nodi principali su cui intervenire riguardano la necessità di una norma rigorosa sul conflitto di interesse e una nuova legge di sistema per l’intera filiera della comunicazione che a partire da normative antitrust generali e per i diversi settori superi le evidenti anomalie della sbagliata legge esistente e dia norme certe ai diversi settori. Una proposta costruita nel modo più ampio e plurale, ognuno mettendo da parte qualche particolarismo.
In questo ambito avanzo una prima proposta parziale ma di grande valore nei confronti di quelle migliaia di lavoratori che hanno partecipato alla manifestazione di piazza del Popolo, per onorare quell’impegno da tutti richiamato di dare più voce al lavoro e al suo valore sociale.
Nei titoli che segnalano le pagine economiche (economia, impresa, finanza, ecc..) è scomparso in troppi casi il titolo “LAVORO”.
Far riapparire la parola “LAVORO” è una richiesta piccola, ma dal grande valore simbolico, che rivolgo a tutti gli organi di informazione.
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